di Stefano Porcari - Contropiano
Sull‘economia tedesca pesa come un macigno la peggiore carenza di ordini dalla crisi finanziaria del 2009. Secondo l’istituto IFO, a ottobre, il 41,5% delle aziende ha lamentato mancanza di ordinativi, un segnale in salito dopo il 39,4% registrato nel luglio scorso.
“La mancanza di ordini continua a inibire lo sviluppo economico in Germania”, ha dichiarato Klaus Wohlrabe, responsabile delle indagini Ifo. “Quasi nessun settore viene risparmiato”.
Nell’industria, quasi un’azienda su due (47,7%) ha segnalato una mancanza di nuovi affari. Secondo l’indagine, sono proprio i settori chiave come l’ingegneria meccanica o l’industria metallurgica ed elettrica a preoccuparsi delle nuove attività. “L’aumento degli ordini arretrati a settembre può essere un segno di speranza”, ha detto Wohlrabe. “Ma c’è ancora molta strada da fare prima che i libri siano di nuovo pieni”.
Tra i fornitori di servizi, la percentuale di aziende che lamentano la mancanza di ordini è leggermente aumentata, passando dal 31,2 al 32,1%. Mentre è il settore dei trasporti a risultare particolarmente colpito.
Non solo. A causa della debole domanda di manodopera, anche i due terzi delle agenzie di collocamento al lavoro segnalano una mancanza di ordini. “I lavoratori temporanei sono meno richiesti nella situazione attuale”, ha detto Wohlrabe.
Ma la crisi di domanda si va abbattendo anche su settori meno strategici. Ad esempio poco più di un terzo degli esercizi di ristorazione ritiene di avere pochi clienti ai tavoli, mentre nel settore degli eventi, la percentuale di aziende che segnalano un numero insufficiente di ordini è salita al 48,5%, dopo il 38,5% di luglio.
Su tutto questo pesano poi fattori strategici come i costi dell’energia e le materie prime. Aver perso le forniture di gas a buon mercato dalla Russia a causa delle sanzioni adottate (e del sabotaggio del North Stream 2), ha fatto schizzare in alto i prezzi dell’energia che fino ad oggi avevano garantito all’economia tedesca un vantaggio competitivo.
Inoltre, il quotidiano economico tedesco Handesblatt segnala uno studio della società di consulenza Roland Berger per la Federazione delle industrie tedesche (BDI), il quale rivela come l’industria tedesca stia diventando sempre più dipendente dalle importazioni di materie prime, in particolare dalla Cina.
Questo fattore vede aggiungersi maggiori criticità a causa del risultato delle elezioni statunitensi. Perché con Trump come presidente, è prevedibile che i conflitti politici ed economici tra Stati Uniti e Cina si intensificheranno di nuovo, e in modo imprevedibile, e la Germania potrebbe incorrere in strozzature nelle materie prime.
Insomma la forte subalternità della Germania verso gli Stati Uniti – prima nella guerra contro la Russia ed ora con la Cina – ha portato la locomotiva economica europea al deragliamento. Con scelte spesso consapevolmente suicide, sia sul piano economico che politico.
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