di Paola Di Lullo
Dal 13 febbraio Hamas ha un nuovo leader, Yahya Sinwar ,55 anni. Un “integralista”, per la stampa israeliana. Condannato da Tel Aviv a 4 ergastoli nel 1988 con diversi capi d’accusa, tra cui l’uccisione di due soldati dello stato ebraico, fu liberato nel 2011 grazie allo scambio tra il soldato israeliano Gilad Shalit ed oltre 1.000 prigionieri palestinesi.
Sinwar sostituisce Ismail Haniyeh , ex primo ministro della Striscia dal 2007, che dovrebbe a sua volta essere eletto nei prossimi mesi alla leadership dell’ufficio politico di Hamas, al posto del dimissionario e storico leader Khaled Mashaal.
Da Gaza, però, si parla di lui anche come successore di Mohammed Deif, leader incontrastato delle Brigate Qassam.
Il motivo? Un calo significativo della salute dei Mohammed Deif, che, secondo alcune fonti della Striscia, sarebbe addirittura in punto di morte.
A Gaza, Deif è quasi una figura mitologica, una leggenda. Per i bambini e per chiunque altro. Ha poco più di 50 anni, è il leader e la mente delle Brigate Qassam, braccio militare di Hamas. Nome di nascita Mohammed al-Masri, di Khan Younis, studente di Scienze all’Università islamica di Gaza, è il progettatore dei razzi Qassam, l’ideatore della strategia del lancio di razzi contro lo Stato ebraico e della costruzione dei tunnel per infiltrare uomini e armi. Nel 1990 venne arrestato per la prima volta dagli israeliani, che lo rilasciano dopo poco.
Da allora ha attivamente partecipato alla creazione delle Brigate al-Qassam, dimostrando un’abilità particolare con le armi, in particolare con razzi e bombe. Nel 1996, dopo la morte dell’ “ingegnere’ di Hamas, Yahya Ayash, ucciso dagli israeliani con un cellulare imbottito di esplosivo, Deif assunse un ruolo sempre più centrale nelle Brigate e nell’ideazione degli attacchi contro il nemico sionista. Parallelamente sparì dalla circolazione e nel 2002 diventò il leader del braccio armato di Hamas. Secondo l’intelligence dello Stato ebraico, è stato la mente di tutti i più sanguinosi attentati suicidi contro autobus e ristoranti israeliani del decennio scorso.
Imad Falouji, un ex leader di Hamas e fondatore delle Brigate, uno dei pochi che può vantarsi di averlo incontrato, racconta che “mantiene un basso profilo e vive nascosto tra la gente, si muove con diverse identità e diversi passaporti e finora è riuscito a nascondersi perché gira con una cerchia molto ristretta di persone. Per questo è ancora vivo”. Anche grazie al suo stile di vita frugale, in contrasto con quello di Khaled Meshaal, il leader politico di Hamas in esilio in hotel a cinque stelle, prima a Damasco, poi in Qatar, adesso in Turchia, è considerato un eroe da i Palestinesi.
Ma a Gaza nessuno può riconoscerlo, nessuno sa che sembianze abbia quest’uomo che, nell’estate del 2014, in uno dei pochi messaggi audio registrati, tuonava "NO" contro gli accordi di pace con Israele ed affermava che Israele “non ha il diritto di avere nemmeno un centimetro del territorio palestinese”. È sfuggito ad oltre cinque attentati israeliani, tra cui quello nel settembre 2002, durante la seconda Intifada palestinese, quello nel luglio 2006, quando l'IDF ha attaccato una casa dove alloggiava e l’ultimo, nell’estate 2014, nella notte tra il 19 ed il 20 agosto. Nel bombardamento della casa della famiglia Al Dalou, perirono la moglie Wihad, la figlia di lei, ed il loro figlioletto, nato da poco. Hamas smentì che Deif fosse perito nel bombardamento della casa in cui si pensava si trovasse. A seguito degli attentati, sarebbe cieco da un occhio, ustionato e sulla sedia a rotelle. Ma resta il nemico numero uno di Israele, l’uomo da uccidere a tutti i costi.
Durante Protective Edge, nell'estate 2014, Deif fu ancora una volta chiamato alla guida delle Brigate Qassam, nonostante le sue gravi disabilità, i feroci mal di testa e l'uso quotidiano di antidolorifici per poter andare avanti. Nel 2015 anche Israele ha dovuto ammettere che Mohammed Deif era sfuggito all’ultimo attentato. Radio Israele riportò che, non solo Dief era vivo, ma che probabilmente era tornato in servizio attivo a Gaza e stava cercando fondi ed armi per Hamas.
Deif è però anche l'uomo della "rottura" tra la dirigenza politica di Hamas e le Brigate Kassam. Rottura divenuta evidente proprio nell'estate 2014, allorquando Khaled Meshaal impedì a lui ed ai suoi comandanti l’avvio di un attacco imponente contro Israele. Il piano prevedeva di inviare decine di combattenti attraverso i tunnel tra la Striscia ed Israele, in comunità israeliane vicine al confine. “Chi decide dentro Hamas è Mohammed Deif” – ha detto al Washington Post il generale israeliano in pensione Giora Eiland, ex consigliere per la sicurezza nazionale, nel 2015.
Ma oggi, secondo fonti anonime nella Striscia di Gaza, Deif è sempre più debole, la sua salute inesorabilmente deteriorata al punto che sarebbe stato colpito da vuoti di memoria e non sarebbe più lucido. In queste condizioni, difficile, se non impossibile, per lui, svolgere i compiti di un capo militare.
Anche le autorità della difesa israeliana sarebbero a conoscenza del deterioramento della salute di Deif , giacché una fonte anonima ha confermato che, negli ultimi mesi, non ci sarebbe più traccia di Deif negli schermi radar di Israele. Altre due figure familiari avrebbero preso il comando, il suo vice, Marwan Issa, e Yahya Sinwar. Proprio lui, il nuovo leader del braccio politico di Hamas a Gaza.
Che Sinwar sia l'uomo della svolta? Della riconciliazione tra l'ala politica e le Brigate Qassam? Di sicuro, Yahya Sinwar ha colmato il vuoto nella leadership dell'ala militare a causa di incapacità parziale di Deif, e sta cercando un"collegamento tra l'ala militare e quella politica" .
Deif continuerà a detenere il titolo di comandante delle Brigate Qassam, in virtù della sua gloria passata. Nessuno avrà questo titolo finché lui sarà vivo. Ma de facto, Sinwar guiderà anche il braccio militare, essendo stato uno dei suoi fondatori.
Mentre con Deif, Jabari, Issa e altri, i leader politici erano stati "piegati", in qualche modo, alla minaccia delle armi, fino alla frattura, adesso Hamas ha un leader unico al potere, un uomo "tosto", contrario a qualunque compromesso con l’Autorità Palestinese e con Israele, ma che potrebbe riportare unità all'interno del movimento, essendo responsabile non solo per le attività politiche e diplomatiche, ma anche per quelle militari di Hamas, grazie al graduale allontanamento di Deif.
Fonti : Nena News Agency
Al Monitor
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