di Paola Di Lullo
Il ventesimo venerdì di marce, a Gaza, nasce in una situazione di grande tensione.
Martedì, erano stati assassinati Ahmed Murjan e Abdel Hafez al-Silawi, membri delle Brigate Qassam, uccisi a nord di Gaza durante una riunione. Lo stesso Israele aveva dovuto riconoscere di aver ucciso “per errore” i due militanti, rei di star partecipando ad una riunione. Niente armi.
Per la ricostruzione dell'episodio, vi rimando al link : https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-azione_terrorista_di_israele_contro_la_tregua_con_hamas/82_25005/
Le Brigate Qassam giurano vendetta, ma a bombardare nella notte tra mercoledì e giovedì, è ancora Israele.
Bombardamenti indiscriminati, da nord a sud, da Jabalya a Khan Younis. Nella notte tra mercoledì e giovedì, Israele ha dichiarato di aver colpito centoquaranta i siti della Resitenza. Stavolta la risposta è arrivata con il lancio di centocinquanta i missili. Secondo i militari israeliani, la densità è stata senza precedenti, le sirene hanno risuonato ogni 4 minuti.
Quattro i morti, tutti palestinesi. Ali Ghandour, 33 anni, Enas Khemash, 23 anni, incinta di nove mesi, e la sua figlioletta di un anno e mezzo, Bayan.
Dodici i feriti palestinesi, quindici gli israeliani, per lo più ad Eshkol. Tra di loro, anche quattro soldati.
La tregua, mediata dall'Egitto, salta. Vuoi per le continue provocazioni israeliane, vuoi per le eccessive pretese, sempre israeliane, in parte da Hamas accettate. Ma non basta.
Ieri l'esercito israeliano aveva dichiarato di essere prossimo al lancio di un'operazione militare su vasta scala nella Striscia di Gaza, di essere pronti ad evacuare i coloni che risiedono nelle vicinanze, di aver indicato ai residenti degli insediamenti di chiudere le scuole e la spiaggia di Zikim, di proibire l'accesso dei coloni all'area adiacente al muro con la Striscia di Gaza. Chiusa della linea ferroviaria israeliana di Sderot.
Intanto, dopo quattro ore di sosta, erano ripresi i bombardamenti. Colpite Rafah e Salah al-Din Street, a Deir al-Balah e, nel pomeriggio, nonostante una tregua entrata in vigore alle 16,00, era stato distrutto il centro culturale Said al-Masshal, in al Shati Refugees Camp.
Secondo quanto riferito dal portavoce del ministero della Salute, Ashraf al Qudra, il bombardamento aveva causato il ferimento di 18 palestinesi, tutti ricoverati allo Shifa Hospital.
La Resistenza aveva risposto con due razzi verso gli insediamenti di Nirim e Al-Ayn Al-Shar'a, vicino al confine con la Striscia.
Ma ricordo anche che i palestinesi avrebbero tutto il diritto, sancito tanto quanto la Risoluzione ONU 194, di cui stanno chiedendo l'applicazione, di essere armati. Diritto, anch'esso, già riconosciuto loro da ben due risoluzioni ONU, la 3070 del 30 novembre 1973 e la 3246 del 29 novembre 1974. Entrambe affermano che:
"Ogni popolo ha diritto a resistere in qualsiasi modo di fronte alla barbarie colonizzatrice e criminale, inclusa la resistenza armata. È un diritto inalienabile contemplato dalla legislazione internazionale".
"Ribadiscono inoltre la legittimità della lotta dei popoli per liberarsi dal dominio coloniale straniero e dall’influenza esterna con tutti i mezzi a loro disposizione, inclusa la lotta armata".
Quest'ultimo punto della Risoluzione 3070 priva di qualsiasi legittimità tutte le accuse di “terrorismo” con cui si tende a bollare le azioni difensive del palestinese di fronte alle continue aggressioni e violazioni dell’esercito israeliano.
Quindi, Resistenti, Partigiani, sì. Terroristi, no. Tranne che per i media mainstream che continuano a narrarci la favoletta israeliana della protezione nonché dell'autodifesa.
Intorno alle 18,30, l'IOF spara proiettili vivi a Rafah e ad al Bureij, mentre i carri armati israeliani aprono il fuoco a Khan Younis. I feriti salgono a trenta. Due, uno colpito al torace ed un altro alla testa, sarebbero in gravi condizioni.
Ismail Hanyeh compare, ancora una volta, tra la sua gente. Non disturbatevi a ritenermi supporter di Hamas, perché non lo sono. Credo solo che un vero leader debba stare con il suo popolo e rischiare la vita tanto quanto il suo popolo. Ed Hanyeh lo ha fatto quasi ogni venerdì. Da più parti è stato scritto che Hamas strumentalizza le marce ed i gazawi, che li usa come scudi umani o come cavie per ottenere consensi. Beh, Hanyeh vive in un campo profughi, al Shati, ed ogni venerdì rischia la vita tanto quanto gli altri. E no, non sono terroristi, i leader di Hamas, né i combattenti delle Brigate Qassam. Questa è Israele, non Hamas.
Poi, si potrebbe discutere su se ed in che misura il lancio di razzi della Resistenza sia produttivo o controproducente, ma questo non è compito mio.
Torniamo alla marcia. Alle 19,00 il ministero della Salute in Gaza comunica che c'è un martire, Abdullah Al-Qatati, medico volontario, ucciso a Rafah con un colpo al petto e centodieci feriti, di cui quaranta trattati nelle postazioni mediche sul campo e settanta ricoverati negli ospedali. Tra i feriti, cinque paramedici e due giornalisti.
Anche oggi Israele ha sparato contro ambulanze della Mezzaluna Rossa Palestinese, medici e paramedici ed addetti stampa. Anche oggi, Israele ha violato tutte le norme internazionali e non pagherà alcunché per questi orrendi crimini che si sommano all'occupazione, l'assedio, la colonizzazione, l'apartheid, il furto di terre e di acqua. Ed il furto di vite umane.
In particolare mi corre l'obbligo di ricordare due convenzioni internazionali. La IV Convenzione di Ginevra del 1949,che stabilisce in base al diritto umanitario internazionale, i comportamenti delle parti "belligeranti".
Art. 18 :
Gli ospedali civili organizzati per prestare cure ai feriti, ai malati, agli infermi e alle puerpere non potranno, in nessuna circostanza, essere fatti segno ad attacchi; essi saranno, in qualsiasi tempo, rispettati e protetti dalle Parti belligeranti.
E un paragrafo dell'articolo 8 dello Statuto della Corte Penale Internazionale, istituita dallo Statuto di Roma, firmato nel 1998, entrato in vigore nel 2002 e modificato nel 2010, allo scopo di istituire un tribunale sovranazionale in grado di tutelare e garantire la pace nel mondo.
Art. 8 - par. 2 - b 3
Agli effetti dello Statuto, si intende per «crimini di guerra»:
dirigere deliberatamente attacchi contro personale, installazioni materiale, unità o veicoli utilizzati nell'ambito di una missione di soccorso umanitario o di mantenimento della pace in conformità della Carta delle Nazioni Unite, nella misura in cui gli stessi abbiano diritto.
Israele, naturalmente, non ha aderito a nessuna delle due Convenzioni, ma ciò conta assai poco, nella misura in cui ad esse ci si affida affinché sia rispettato il diritto universale di ogni popolo, in ogni tempo e contingenza.
Dal personale medico, alla stampa, le violazioni si susseguono.
Alle 20,00, ora di Gaza, arriva la notizia del secondo martire, Ali Sa'id al-Alul,55 anni, ucciso anch'egli a Rafah .
Non è mancato, durante lo svolgimento della marcia, il bombamento da parte di un carro armato di quella che si riteneva essere una postazione militare delle Brigate Qassam, as al Bureij. Il missile ha mancato il bersaglio ed è atterrato in una casa adiacente, per fortuna senza causare altri morti.
A fine giornata, il bilancio sarà di due martiri e 307 feriti, di cui 176 trattati negli ospedali da campo e 131 ricoverati. Tra di loro, 85 sono stati colpiti da proiettili vivi, 5 sono in gravi condizioni, 26 sono bambini, 2 giornalisti e 5 paramedici.
A fine giornata risulterà sempre più chiaro che Gaza è sola, ma indomita. Che Gaza non si piega, nonostante il prezzo da pagare diventi sempre più alto. Che Gaza è ribelle, è la vera spina nel fianco di Israele e di qualsiasi accordo, affare o trattativa si parli.
Chi, come me, ha avuto l'onore di conoscere alcuni gazawi, non può che ammirare infinitamente, per quanto minimamente sia rilevante, il loro senso del rispetto, la loro dignità, il loro non piegarsi mai, la loro ospitalità la loro caparbietà, l'inventiva, l'ottimismo a dispetto di tutto e tutti.
Io non ho dimenticato nessuno di loro. Continuerò ad appoggiare le loro istanze, le loro lotte, nell'unico modo che, al momento mi è consentito. Scrivere. D'altra parte è ciò che mi hanno chiesto con il loro nostalgico sorriso quando ci siamo salutati l'ultima volta.
FONTI : Ma'an News in Arabic
Shehab News Agency
Quds Network
di Alessandro Orsini* Risposta, molto rispettosa, a Liliana Segre. Il dibattito sul genocidio a Gaza, reale o presunto che sia, non può prescindere dalle scienze sociali. Nel suo...
di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico In più di una circostanza ho scritto che oltre agli USA a vivere una situazione estremamente complessa in materia di conti con l'estero (debito/credito...
di Clara Statello per l'AntiDiplomatico L’Unione Europea è stata sconfitta nella guerra in Ucraina. Lo ha detto domenica sera il premier ungherese Victor Orban parlando al canale...
di Clara Statello per l'AntiDiplomatico Esattamente una settimana fa, il premier ungherese Viktor Orban, di ritorno da un incontro con Donald Trump a Mar-a-Lago, annunciava che queste sarebbero...
Copyright L'Antidiplomatico 2015 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa