PICCOLE NOTE
“Dobbiamo evitare che l’Italia richieda trattamenti speciali che, se concessi a tutti, porterebbero alla fine dell’euro. Dobbiamo essere rigidi”. Così Jean Claude Junker. “Non vorrei che dopo aver superato la crisi greca ricadessimo nella stessa crisi con l’Italia”, ha aggiunto il presidente della Commissione europea.
“Nessuno si beve le minacce di Junker”, ha risposto Salvini con (solita) frase a effetto e con allusione, forse involontaria, al senso del povero Junker per gli alcoolici.
Ma al di là delle battute, resta la cronaca di una guerra annunciata. Fissando il deficit del Def, la vecchia Finanziaria, al 2.4 per cento, Roma è incorsa nelle ire dei padroni dell’Unione europea, che chiedono l’1.6.
Al di là delle percentuali, il punto sta in altro, ovvero se essere “rigidi”, come da anatema junkeriano, o “flessibili”, come da ragionevolezza.
Non si tratta di tifare o meno per un partito o un governo. Basti pensare che anche Renzi, a suo tempo, invocò “flessibilità”. Anzi mendicò, che è termine più esatto.
Già, perché l’altro problema di questa Unione, detta europea ma in realtà teutonica, è che a un Paese che vi aderisce non è concessa interlocuzione, semmai la possibilità di mendicare qualche concessione.
Non che nell’Unione europea non si parli di contrattazione, ma per avere un’idea di come funziona si può ricordare il caso Grecia, quando al povero Tsipras che invocava, mendicava, un cenno di flessibilità si rispose con una sfilza di “nein”.
Tale il rapporto tra Bruxelles e governi non germanocentrici, concepito come mera subordinazione.
Il Principio del Rigore ha cavalier serventi di varia natura. Tra questi si può citare tal Cottarelli, che al Corriere della Sera di ieri snocciolava le ragioni di Bruxelles contro i torti del governo italiano.
Bizzarro che sia stato chiamato a intervenire su un tema tanto delicato nonostante il pregresso, quando cioè dovette rimettere il mandato a governare perché non aveva trovato nessuno disposto ad assecondarlo.
Eppure per i giornali ha evidentemente autorevolezza da spendere. Misteri dell’informazione e della subordinazione, che si reiterano sui media italiani.
Come previsto, sale fulmineo lo Spread, senza che sia mutato nulla negli assetti economici-politici italiani.
Qualcosa di simile alla temperatura percepita, ma percepita solo da alcuni e non altri.
Simbolo misterico quanto oscuro nelle sue dinamiche, lo Spread è l’arma di distruzione di massa della Finanza Globale, in grado di atterrire e, del caso, incenerire nazioni e destini.
Altro simpatico corollario della controversia è l’usata narrativa che vede la contrapposizione sovranisti – globalisti, narrativa brandita come arma di distrazione di massa.
Infatti, il vero confronto, come da affermazione di Junker, è tra una ragionevole flessibilità, necessaria ad affrontare la realtà, che ha il vizio di mutarsi, e una ieratica quanto ottusa rigidità.
Così anche una controversia su come affrontare la realtà si muta in guerra di religione.
E la richiesta di maggiore flessibilità è pretesa assurda, un “vulnus” al Dogma della Rigidità. Un’eresia inaccettabile e irricevibile, che può addirittura contagiare altri Stati e determinare l’apostasia generale dall’euro, che è moneta di conio totemico.
La lotta è appena iniziata. E non è in gioco, come alcuni vogliono far credere, solo il destino del transitorio governo italiano, ma del Paese e dell’Europa tutta, oggi consegnata al “rigor mortis” dal Credo necrofilo della Finanza Globale.
Nota a margine. A proposito di rigidità, se le elezioni di midterm di novembre saranno vinte da Trump, si dovrà registrare che nelle tre potenze globali (Cina, Russia e Stati Uniti) la Politica ha ripreso il suo posto, svincolandosi dal rapporto del tutto ancillare con la Finanza. Un cambiamento che potrebbe essere epocale, del quale la Ue rischia di non partecipare. Per Rigidità, appunto.
Ps. Le foto pubblicate nell’articolo sono del profilo twitter ufficiale di Jean Claude Junker. Evidentemente l’uomo ha spiccato senso dell’umorismo.
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