Le dimissioni della Haley e il giallo Khassoggi



Piccole Note


Le improvvise dimissioni di Nikki Haley, ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu, hanno suscitato scalpore.


La Haley all’Onu



L’amministrazione Usa ha dichiarato che erano in programma da un mese. Ma, se fosse vero, Trump non avrebbe chiesto due settimane per sostituirla. Avrebbe già il/la sostituto.


L’effetto delle dimissioni è accresciuto dalla rilevanza che la donna ha assunto nella diplomazia statunitense.


Ciò perché suoi legami con i neocon le hanno consentito di trasformare quello scranno, in sé modesto, in sede diplomatica rilevante, come già fece a suo tempo John Bolton, altro esponente dell’ambito neoconservatore.


Già, Bolton. Persa la possibilità di essere nominato al Dipartimento di Stato, dove Trump era riuscito a piazzare Tillerson, il falco aveva trafficato per ottenere la sede Onu, conferita poi alla Haley come compromesso favorevole al suo ambito.


Trump aveva dunque subito la nomina della Haley, tanto che a volte ha dovuto frenarne l’aggressività (Today).



Le misteriose dimissioni improvvise



Nikki si sarebbe ritirata per distaccare le sue sorti da quelle dell’amministrazione e non affondare con essa nelle prossime, avverse, elezioni di Midterm.


Ciò le consentirebbe di candidarsi alle prossime presidenziali in alternativa a Trump (ipotesi smentita dalla stessa) o addirittura nel 2024, prendendone il testimone. In alternativa, si sarebbe dimessa per godersi un po’ di pace.


Per quanto ci riguarda, ci limitiamo a segnalare che da tempo montava un campagna contro John Mattis, che ne pronosticava le dimissioni per divergenze con Trump. In realtà per allontanare una figura di freno all’assertività neocon.


Un’insistenza che ha costretto Trump a ribadire la sua fiducia nel ministro della Difesa. Mattis è restato al suo posto. Ad andar via è stata la campionessa neocon.


A rimpiangerla anche il governo israeliano. Così Haaretz “Con le dimissioni di Haley, gli ambiti pro-Israele perdono il loro funzionario preferito”, dal momento che aveva appoggiato Tel Aviv “più dello stesso Trump”.


Per ambiti pro-Israele, specifica Haaretz, si intendono le “organizzazioni che sostengono l’attuale governo israeliano”, da non confondere con gli ambiti ebraici Usa che ne sono critici (vedi Moment).



Il giallo Khassoggi



Le dimissioni della Haley coincidono con la scomparsa del giornalista dissidenteJamal Khassoggi, attribuita a Mohamed bin Salman.


Il giallo sta creando criticità tra Washington e Ryad. In danno del principe ereditario saudita, legato al genero di Trump, Jared Kushner, che ha in bin Salman il perno delle sue manovre mediorientali.


Così il New York Times: “La scomparsa di Khashoggi mette a rischio la scommessa di Kushner sul Principe ereditario saudita”.


L’oscura vicenda Khassoggi, spiega l’articolo, se non chiarita, sarà “una sconfitta personale del genero di Trump”. Quel Jared che, al momento delle sue dimissioni, la Haley ha elogiato definendolo genio.


Possibile dunque che la coincidenza tra il giallo Khassoggi e le dimissioni della Haley non sia solo temporale.


Non è affatto improbabile che bin Salman abbia confidato la decisione di rapire il giornalista ai suoi amici americani, per averne sostegno e copertura.


Così il tragico pasticcio conseguente mette a rischio anche loro. Le dimissioni della Haley potrebbero essere così dettate dalla necessità di evitare imbarazzi all’amministrazione.


Ma soprattutto per proteggere Jared, attribuendo a se stessa responsabilità comuni inconfessabili e inconfessate.


Cosa che consente a Jared di continuare a tessere la sua tela mediorentale secondo i dettami neocon. Anche perché Trump non può allontanare il parente.


I neoconservatori non demordono, come indica la voce che dava Ivanka, cioè il marito (ed eventuale suggeritore) Jared, al posto della dimissionaria. Voce smentita.


Ma il colpo i neocon l’hanno preso, eccome. Almeno per ora, Trump è un po’ più libero dai loro lacci.

Ps. Da questo punto di vista, le dimissioni della Haley ricordano quelle di Hillary Clinton dal Dipartimento di Stato Usa.


Ancora non chiari i motivi, anche se molti, come per la Haley, parlarono di un distacco da Obama in vista di un futuro “presidenziale”.


Molti analisti, invece, le legarono al pasticcio dell’attacco al consolato americano a Bengasi, nel quale fu ucciso Christopher Stevens (Gli Occhi della Guerra). Le dimissioni avrebbero dunque “protetto” la Clinton dallo scandalo.

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