Gli Stati Uniti hanno aperto il vaso di Pandora. L’assassinio del generale Qassem Soleimani, comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane, ucciso stamane in un raid aereo all’aeroporto di Baghdad, costerà caro al Medio oriente e al mondo intero.
L’azione supera tutte le linee rosse che appartengono al non detto ma sono rispettate da anni nella regione, tracciate per evitare di precipitare il Medio oriente in un precipizio catastrofico per tutti.
Soleimani, considerato un terrorista dall’amministrazione Usa, in Iran era più di un capo militare, era una leggenda. E le autorità di Teheran non possono accettare il suo omicidio con remissione. Arriveranno delle risposte, annunciano, né possono fare altrimenti.
Tante le cose da scrivere in un momento tanto drammatico. In attesa degli sviluppi ci limitiamo a riportare la dichiarazione di un esponente del partito democratico americano, Richard Blumenthal: “L’amministratore Trump deve una spiegazione completa – e dettagliata – sugli attacchi aerei, al Congresso e al popolo americano”.
“Le attuali autorizzazioni all’uso della forza militare non coprono in alcun modo l’inizio di una nuova guerra. L’azione potrebbe portare allo scontro militare più esteso degli ultimi decenni” (Axios).
Già, se guerra sarà, quella in Iraq sembrerà uno scherzo. Tempesta perfetta in arrivo, solo un miracolo la può evitare.
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