Chi semina vento raccoglie tempesta. Così le scene di ieri al Campidoglio degli Stati Uniti ricordano da vicino quanto avvenne a piazza Maidan, quando la folla riempì la piazza principale della capitale ucraina per contestare l’esito delle elezioni, perché viziate da brogli, esattamente quel che è avvenuto ieri al Campidoglio americano.
Anche a Maidan diedero l’assalto al Parlamento, ma allora politici e media che oggi sono scandalizzati da quanto avvenuto chiedevano al potere di costituito di “ascoltare la piazza” e aprire un dialogo con essa.
Allora nessuno si accorse delle bandiere neonaziste che garrivano al vento a piazza Maidan, men che meno media e politici che additano i manifestanti pro-Trump come fascisti.
Non solo Maidan, la richiesta di ascoltare la piazza si è ripetuta anche in Egitto, in Libia, in Bielorussia e nelle altre rivoluzioni benedette da Washington.
Peraltro in tali occasioni si chiese con forza ai tutori dell’ordine di evitare la mano pesante. Tanto che l’uccisione di alcuni manifestanti destò debito scandalo.
L’uccisione di quattro manifestanti pro-Trump – terribile il video della donna uccisa a sangue freddo all’interno del Campidoglio – non ha suscitato l’orrore del caso, anzi. Un mero incidente di percorso. Quattro uccisi in una sola sera sono davvero tanti. Evidentemente c’era licenza di uccidere a futuro monito.
Detto questo, restano i dubbi: davvero si può credere si possa entrare nel Campidoglio degli Stati Uniti con tanta facilità? Nonostante la manifestazione fosse stata annunciata da giorni, non c’era nessun agente di polizia all’orizzonte… In un video si vede un agente che, con un manganello in mano, si oppone a una folla che entra tranquillamente nelle stanze più sorvegliate del mondo…
C’è qualcosa di strano in tutto ciò. Come se qualcuno avesse lasciato campo libero. Di certo l’assalto al Campidoglio non aiuta Trump, che pur rallegrandosi per le manifestazioni, come ovvio, ha chiesto a più riprese moderazione. Come resta bizzarro che il suo tweet in cui chiedeva alla gente di “tornare a casa” sia stato rimosso dai gestori del social media.
Resta un altro tweet di Trump, nel quale si legge: “Si prega di sostenere la nostra polizia del Campidoglio e le forze dell’ordine. Sono davvero dalla parte del nostro Paese. Restate calmi!”.
Inviti che i media hanno obliato, così che resta l’immagine di un presidente golpista, che come tale rischia le conseguenze del caso.
Quanto avvenuto ieri non ha inficiato affatto la ratifica della nomina di Biden da parte del Congresso, solo ritardata. Mentre le iniziative legali del team di Trump per ribaltare le cose sono state, al solito, vanificate.
I repubblicani della Pennsylvania e dell’Arizona, infatti, non riconoscendo come legittimo l’esito delle elezioni stabilito dalle autorità competenti, hanno inviato al Congresso una lista alternativa di delegati.
Un’iniziativa senza alcuna speranza di successo, tanto che è stata respinta al mittente senza indugio.
La residua speranza del team di Trump è ora riposta in un codicillo della Costituzione, nel quale si spiega che se entro la data ufficiale dell’insediamento del presidente non c’è ancora certezza sullo stesso, tutto il procedimento pregresso sarà dichiarato nullo, rimettendo la cruciale scelta al Congresso.
A votare non sarebbero tutti i membri dell’assemblea, ma solo uno per Stato, scelto tramite elezione interna all’assise. Nel caso si arrivasse a questo, i repubblicani avrebbero la maggioranza, e il team di Trump ha rassicurato il suo referente che sarebbe rieletto.
In realtà anche questa sembra un’altra pia illusione, dato che tanti repubblicani hanno ormai abbandonato la nave che affonda e potrebbero votare Biden. Ma tant’è, di topiche il team del presidente ne ha prese tante, riuscendo a fargli perdere un’elezione vinta (il candidato più votato dalla storia degli Stati Uniti, se davvero avesse ragione sui brogli).
Peraltro, dopo quanto avvenuto ieri, Trump rischia di esser dichiarato decaduto da presidente in forza di un emendamento della Costituzione. Eventualità sulla quale pare si stiano consultando i membri del Congresso, repubblicani compresi.
Insomma, per gli Stati Uniti sono giorni movimentati. I sostenitori di Trump dicono che la battaglia è appena iniziata e potrebbero aver ragione.
A sostenere Biden è un mondo virtuale, quello che domina la Tecnofinanza e i media mainstream, a sostenere Trump è un mondo reale, compresi tanti blogger che hanno sostituito gli antichi speaker radiofonici che nei vecchi film di Hollywood erano celebrati come alfieri della libertà americana.
Un mondo antico che teme il nuovo Potere. E ciò conferisce alla battaglia una nota esistenziale, con tutto quel che consegue.
Sviluppi da seguire. Intanto sembra che i democratici abbiano vinto le elezioni svoltesi ieri in Georgia nei quali erano in ballo gli ultimi due seggi del Senato. Se il dato sarà confermato, otterrebbero la maggioranza anche in questo ramo del Congresso. Sull’importanza decisiva di questo voto rimandiamo alla nota pregressa.
Nota bene. Dopo la pubblicazione. Dopo gli scontri Trump ha dichiarato che ci sarà una “transizione ordinata” del potere. Non poteva non farlo, dopo, l’assalto al Campidoglio, che di fatto ha avuto l’esito di sancire la fine della sua resistenza alla nuova presidenza.
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