di Danilo Della Valle
La scorsa settimana il Mar Nero è stato protagonista di un “incidente” da piena guerra fredda, anche se i due Stati protagonisti della vicenda sono due ex Stati della fu Unione Sovietica: Russia ed Ucraina. Tre imbarcazioni militari di Kiev si sono dirette nelle acque territoriali russe, verso il ponte di Kerch che collega la Russia alla penisola della Crimea, con la conseguenza che i militari russi sono intervenuti, come da prassi, per ripredere le imbarcazioni “avventuriere”. Una cosa va precisata: come ha dichiarato anche il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin durante una intervista, lo sconfinamento ucraino è avvenuto nelle acque territoriali russe, quelle che erano tali anche prima del 2014, quando tutto ha avuto inizio. Nonostante il gran baccano mediatico e le minacce tipiche da “guerra fredda”, con il dispiegamento da parte della Russia dei sistemi di difesa in Crimea, è solo l'Ucraina il vero attore coinvolto e interessato alla vicenda. O meglio, solo il Presidente Ucraino. La situazione che si è attualmente creata nello stretto di Kerch ha messo a nudo tutti i problemi dell’attuale governo Ucraino.
Prima di rispondere alla domanda su quali fossero i motivi di queste tensioni, si deve scavare a fondo negli eventi all’interno dell’Ucraina che hanno anteceduto il conflitto. Chi ha l’interesse a scatenare questo tipo di conflitto? Con l’avvicinarsi delle elezioni in Ucraina sono peggiorate le relazioni trai pretendenti alla carica di Presidente; i problemi hanno cominciato a manifestarsi in modo particolarmente forte a causa del pessimo rating di Poroshenko che è sceso ai minimi storici. Secondo gli ultimi sondaggi si va a collocare al 5° se non al 6° posto tra i candidati. Sul rating del Presidente in carica non ha influito in alcun modo nemmeno la questione religiosa, che indica una completa svalutazione e poca fiducia nei suoi confronti non solo da parte degli elettori dell’Ucraina sudoccidentale ma anche dagli elettori più fedeli delle regioni occidentali del paese. Comprendendo la gravità della poca fiducia elettorale proprio alla vigilia delle elezioni, la squadra del Presidente si è messa all’opera per trovare una via d’uscita. Gli oppositori di Poroshenko hanno accennato che il Presidente sta cercando di dichiarare lo Stato di Guerra e di imporre la Legge Marziale. Con l’avvicinarsi delle Elezioni la situazione nella regione del Donbass non è cambiata di una virgola, e solo la presenza di alcuni osservatori internazionali che si trovano sul fronte non permette la ripresa del conflitto in questa direzione. Tuttavia spesso le popolazioni russofone del Paese vengono bombardate dall'esercito regolare di Kiev.
Ciò nonostante il conflitto nel Donbass non garantisce l’impossibilità dell’introduzione della legge marziale. A causa del rifiuto del Presidente di dichiarare lo Stato di Guerra durante gli scontri in Donbass, sarà difficile motivare ai parlamentari e all'opinione pubblica ucraina la sua attuale introduzione. Tirando le somme. al Presidente serviva solo una scintilla tra Ucraina e Russia per avere i presupposti necessari a introdurre la legge marziale. Dopo aver analizzato le cause, possiamo passare adesso far capire quali sono i motivi dell’introduzione della Legge Marziale. La parte Ucraina parlando del conflitto fa leva sull’ Accordo tra la Federazione Russa e Ucraina sullo sfruttamento del mar di Azov e dello stretto di Kerch, in relazione al quale le imbarcazioni ucraine lo hanno violato, passando senza alcun permesso sotto il ponte di Kerch, entrando in tal mondo nelle acque territoriali della Federazione Russa. La voce secondo cui del l' Ucraina si ostinerebbe a non riconoscere i confini marittimi della Crimea, ritenendola propria, è falsa se consideriamo che dal momento in cui è stata introdotta la restrizione del passaggio attraverso l'arco del ponte di Kerch, le navi ucraine, compreso l'esercito, hanno coordinato il passaggio secondo le regole esistenti stabilite dalla parte russa. Basandosi sulle pubblicazioni delle conversazioni delle imbarcazioni ucraine con la guardia costiera russa si evince che le navi ucraine, con un ordine dall'alto, hanno violato di proposito le acque territoriali russe, per creare il conflitto, passando sotto l’arco del ponte di Crimea. La guardia di costiera russa ha tempestivamente avvisato le navi ucraine di sospendere il passaggio ed attendere nell’area d’attesa. Nonostante ciò le navi ucraine non si sono fermate, disubbidendo all’ordine e costringendo la parte russa ad intervenire. La provocazione si collega perfettamente alle successive azioni dell’Amministrazione del Presidente Ucraino. Il Presidente convoca, in piena notte, una riunione d’emergenza del Consiglio nazionale della Sicurezza e della Difesa dell'Ucraina, durante la quale prendono la decisione sulla presentazione alla risoluzione di Verkhovna Rada di imporre la Legge Marziale su tutto il territorio del paese per 60 giorni, facendo slittare così l’inizio della campagna elettorale fino a gennaio 2019 , ed in caso di proroga questa azione farebbe coincidere le elezioni Presidenziali con quelle Parlamentari. I Parlamentari insieme ai gruppi finanziario-industriali, in accordo con il Presidente, hanno coordinato le loro decisioni su questo tema, calcolando i rischi della possibile imposizione della Legge Marziale.
I Principali concorrenti del Presidente alle elezioni hanno compreso che l’imposizione della legge marziale mette una grossa croce sul lavoro da loro svolto in precedenza, e dà a Poroshenko la possibilità di abbattere il rating degli avversari innalzando gli indici del proprio gradimento. Considerando che Poroshenko, grazie al suo partito Nash Kray, ha già incominciato una campagna elettorale massiccia ed è stato accusato più volte dagli oppositori di far uso massiccio del voto di scambio, dopo l’imposizione della Legge Marziale avrà la possibilità di espandere la propria politica elettorale delle “borse di spesa” su tutto il territorio nazionale. I gruppi finanziario-industriali comprendono che l'introduzione della Legge Marziale potrebbe consentire a Poroshenko di avviare la redistribuzione dei beni, in particolare nei settori energetico e metallurgico. Consapevoli del piano ingegnoso del Presidente, il gruppo finanziario ed industriale e altri attori politici si sono accordati tra loro per non fargli permettere tutto ciò. Durante l’incontro, il Presidente per non perdere la propria faccia, ha dovuto tempestivamente indietreggiare lasciando ai parlamentari le numerose concessioni: diminuire la durata dell’imposizione della legge marziale da 60 a 30 giorni e la sua applicazione solo alle 10 regioni che confinano con la Federazione Russa e la Transnistria. Vorrei sottolineare che proprio in queste regioni durante le elezioni del 2014 Poroshenko ha ottenuto il minor sostegno elettorale. La comunità Mondiale ha reagito molto freddamente alla notizia di questo conflitto nel Mar D’Azov.
I motivi di tale freddezza sono diversi: innanzitutto non ha perdonato l’inscenamento della morte del blogger russo Babchenko, mettendo in cattiva luce i leader mondiali che si sono esposti in dichiarazioni pesanti contro la Russia; in secondo luogo la comunità mondiale è stanca dal Governo Ucraino che ha solamente congelato il processo di regolazione pacifica del conflitto in Donbass e non fa alcun passo verso la declassazione. Sono stati esemplari le dichiarazioni di Michele Pompeo che ha richiamato ad una soluzione pacifica dell’incidente che può essere fatta nel processo negoziale, il presidente del consiglio Slovacco Andrey Danko ha dichiarato che l'Ucraina già ha fregato la comunità Mondiale con la finta morte di Babchenko e non può essere considerata come fonte attendibile. Le conseguenze dell’imposizione della legge Marziale e cosa dobbiamo aspettarci nel futuro. I primi accenni alla Legge Marziale in Ucraina già ci sono, si sono svolte una serie di azioni dei nazionalisti che hanno bloccato un centro Commerciale a Kiev e commesso una serie di aggressioni su tutto il territorio Ucraino, tra cui l’attacco ad Anatoly Gritzenko uno dei prossimi candidati alle elezioni Presidenziali. Basandoci sui dati disponibili possiamo tranquillamente supporre che Poroshenko oggi ha due vie d’uscita: attivare i nazionalisti e scatenare i disordini in tutto il Paese per avere tutti i presupposti necessari per imporre la Legge Marziale a tutti gli effetti, o riaccendere il conflitto nelle regioni russofone del Donbass avendo così un'altra chances di recuperare il gap nei sondaggi con i concorrenti alla carica di Presidente. Nel caso in cui Poroshenko non riuscisse a riaccendere il conflitto entro la fine dei 30 giorni stabiliti, rischia di perdere tutte le chance di vittoria all'appuntamento elettorale per riconfermarsi Presidente.
I segnali per il magnate del cioccolato però non sono certo positivi, dopo il fallimento alle ultime votazioni alla Rada sembra stia perdendo sempre più consenso politico anche all'interno del suo entourage. E sappiamo tutti che quando le difficoltà aumentano e si è messi alle strette, si è disposti a tutto pur di non “tramontare” defitinivamente.
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