La dichiarazione è stata fatta durante un incontro a Kosovska Mitrovica e Gracanica per, come si afferma, un obbligo verso i nostri gloriosi antenati e la responsabilità verso i nostri figli oggi.
Il 28 giugno è una giornata storica e considerata sacra per l’identità nazionale serba: Vidovdan ( Giorno di San Vito), il giorno della memoria del principe Lazar e dei martiri serbi caduti, o meglio sterminati tutti, durante la battaglia del Kosovo contro l'Impero ottomano il 28 giugno 1389.
Pere la prima volta dopo centinaia di anni non è stato possibile commemorarlo al monumento di Gazimestan, per problemi di sicurezza e la situazione attuale di altissima tensione nella provincia serba.
Solo a Kosovska Mitrovica e Gracanica, la popolazione serba si è radunata, proveniente anche dalle altre enclavi e dal Metohija a sud di Pristina. Decine di migliaia di persone hanno coraggiosamente manifestato e ribadito la loro fermezza a voler restare nella terra abitata da secoli dai propri antenati e di cui la battaglia di Kosovo Polje è la testimonianza storica, una sconfitta sul campo trasformata per oltre 600 anni in un giorno di orgoglio e dignità di un popolo intero.
Il 27 giugno 2023, i serbi dei comuni e delle enclavi nel nord del Kosovo e delle aree del Metohija a maggioranza serba a sud del fiume Ibar, hanno approvato la Dichiarazione di Vidovdan del popolo serbo.
Questa è la dichiarazione integrale:
“ Noi, serbi e donne serbe del nord del Kosovo e Metohija, a Vidovdan 2023, per obbligo verso i nostri gloriosi antenati, i loro sacrifici e le loro imprese, e per responsabilità verso i nostri figli e le generazioni future, verso tutta la Serbia e l'intera comunità, diciamo:
Da più di due decenni, e soprattutto negli ultimi mesi, noi serbi del Kosovo e della Metohija, da Štrpce a Leposavic, ci troviamo di fronte a una violenza senza precedenti, che, sia per le motivazioni che per il modo in cui viene condotta, non può essere definita nient’altro che fascista. Dall'inizio dell'anno, sei nostri connazionali, tra cui due bambini, sono stati feriti con armi da fuoco in un'esplosione di odio etnico. Milun, Dušan, Nemanja, Dalibor, Uroš, Nenad muoiono nelle prigioni di Pristina, senza colpa, solo perché non sono d'accordo che il nome serbo in Kosovo e Metohija scompaia silenziosamente e senza resistenza. La terra ancestrale serba viene confiscata in modo che i nostri carcerieri possano costruirvi le loro basi. I nostri santuari vengono profanati per distruggere ogni traccia della nostra esistenza in queste zone. I nostri comuni e le nostre città sono occupati con la forza e i fucili, da quelli che, anche in base ad accordi raggiunti con mediazioni e garanzie internazionali, qui non hanno nulla da esigere. Chiediamo alla comunità internazionale di compiere passi decisivi per calmare le tensioni, perché non possiamo più tollerare questa crudeltà!
Il nostro popolo sofferente ha posto la sua fiducia in un domani migliore, attraverso la costituzione della Comunità dei comuni serbi, garantita anche dalla comunità internazionale. Da dieci anni aspettiamo il nostro diritto a una vita degna di un essere umano nel XXI secolo, per la nostra permanenza e sopravvivenza in queste zone. È giunto il momento che la verità venga portata alla luce e che in questo Vidovdan sia chiaramente affermato che avremo la ZSO o altrimenti, sappiamo cosa fare.
Consapevoli che ciò che accade qui, nella culla statale e spirituale della nostra nazione, avrà inevitabilmente conseguenze per tutti i cittadini della Serbia e per l'intera Serbia, ci impegniamo a continuare la nostra giusta lotta per la sopravvivenza in Kosovo e Metohija con saggezza e responsabilità, sempre lasciando un ragionevole spazio al dialogo e al compromesso. In questa lotta legittima, contiamo sull'aiuto e il sostegno del nostro unico paese, la Serbia, e del nostro presidente, A. Vu?i?, che è sempre stato un nostro difensore.
Il popolo serbo, dopo due guerre mondiali, nelle quali, combattendo dalla parte del bene e contro il male del mondo, ha compiuto sacrifici indicibili ed è arrivato anche sull'orlo della sopravvivenza, dopo essere stato recentemente perseguitato nei propri focolari e bombardato al di là di ogni diritto e legge, è fermamente impegnato per la pace. Purtroppo stiamo assistendo al fatto che la pace è messa in pericolo da chi ha sangue serbo versato ogni giorno davanti ai nostri occhi.
Ecco perché stiamo dicendo da questo luogo all'intera comunità, che vogliamo vivere in pace con i nostri vicini albanesi e costruire un futuro comune su basi umane e democratiche, perché il futuro di nessuno è mai stato costruito sulla sfortuna di qualcun altro.
Vivendo qui e senza voler fare del male a nessuno, chiediamo il diritto alla vita e al futuro, e non permetteremo a nessuno di negarci tale diritto. I serbi non lasceranno mai, a nessun costo, quella che è la nostra terra per diritto umano e spirituale.
Alla vigilia di Vidovdan, quando tutto si vede, e quando ogni parola data diventa un giuramento, noi serbi e donne serbe del nord del Kosovo e Metohija diciamo che, se la crudeltà contro il nostro popolo continuerà, saremo costretti a rispondere a tutti coloro che ci provocano del male, a coloro che sognano la guerra invece della pace, sappiano che noi saremo uniti nella nostra giusta lotta per restare e sopravvivere in queste aree e difendere le nostre case e famiglie.”
Dalla battaglia di Kosovo Polje, seicentotrentaquttro anni di resistenza del popolo serbo
"…Nel mezzo della piana, la più ampia ampiezza.
Nel mezzo del mare, il fondo più profondo.
Nel mezzo del cielo, l’altezza più alta.
Nel Kosovo, il campo di battaglia più alto…" ( Poema epico serbo)
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