A cura di Enrico Vigna
7 settembre 2023
Il popolo eritreo festeggia quest’anno i suoi 32 anni di indipendenza e libertà dai gioghi coloniali e imperialisti e l’8 settembre, il 62° anniversario della sua lotta di liberazione nazionale. L’Eritrea è uno stato indipendente e sovrano che non accetta diktat o imposizioni di qualsiasi tipo, da nessun potere esterno e mantiene con fermezza questa sua linea, rifiutando qualsiasi relazione con AFRICOM (Africa Command ) statunitense.
Questa scelta, naturalmente, lo pone nel mirino degli Stati uniti e dei paesi occidentali, infatti da anni viene sottoposto a sanzioni, pressioni, minacce, ricatti, perché receda da questa posizione di libertà e accetti di sottomettersi all’ordine mondiale egemonico occidentale.
L'Eritrea è una piccola nazione del Corno d'Africa con una popolazione di 6 milioni di persone, nel 1991 ha ottenuto la sua indipendenza con costi umani e di sofferenza altissimi, ha un ordinamento sociale e politico socialista, ragione per cui gli USA, lo considerano uno “stato canaglia” e lo osteggiano così duramente.
Mentre molti paesi africani con governi asserviti, si fanno paladini degli interessi stranieri, come nel caso della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), agiscono come stabilito da Washington per sanzionare e persino dichiarare guerra al Niger, o a qualsiasi popolo che prende in mano il proprio paese, l’Eritrea celebra la sua completa indipendenza dal controllo straniero.
L’Eritrea in questi 32 anni è riuscita dove altri sono stati sconfitti. Washington e i suoi servitori sono sempre attenti nel controllo sulle nazioni africane. Quando i leader che agiscono in nome del loro popolo si sollevano, vengono spesso abbattuti da uno sforzo concertato da parte di Stati Uniti e i suoi partner colonizzatori, come la Francia. Questo è stato il destino di Patrice Lumumba, Kwame Nkrumah, Thomas Sankara e Muammar Gheddafi, solo per citarne alcuni.
L’esclusione dell’Eritrea dal vertice di Biden del 2022 con le nazioni africane, ennesima provocazione, è stata un’ulteriore prova del fatto che chi lavora nell’interesse nazionale e del suo popolo e, in definitiva, di tutto il popolo africano, secondo i criteri dell’ordine mondiale unipolare a guida statunitense, deve essere smembrato.
Sia nel forum Russia/Africa, recentemente svoltosi in Russia, che nel Summit africano sul clima del 5 settembre, attraverso il suo presidente Isaias Afewerki, è stata ribadita una politica e una strategia di indipendenza e sovranità ferme e risolute, affermando che l’Eritrea si riconosce pienamente nel progetto dei BRICS e nella costruzione di un nuovo ordine mondiale paritario tra grandi paesi e piccoli paesi, che garantisca scelte autonome per lo sviluppo e nell’interesse nazionale di ciascuno.
I media internazionali sottomessi agli USA, diffondono continuamente menzogne definendolo un “campo di prigionia” e un regime dittatoriale, nella realtà basta solo vedere le immagini delle continue manifestazioni popolari nelle piazze, per capire il livello di falsità diffuse e la coesione con la dirigenza del governo. Nella realtà è un paese in sviluppo che affronta grosse difficoltà create dalle sanzioni statunitensi, ma che primariamente si prefigge di prendersi cura della sua gente.
Attraverso le sanzioni cercano di sottomettere e piegare la dirigenza del paese, che s causa di queste e dei blocchi del sistema finanziario internazionale, come quello delle transazioni SWIFT, impediscono i flussi di denaro con l’estero, creando situazioni di difficoltà in particolar modo nella sanità (che è pubblica), per medicinali e le attrezzature mediche, ma anche nella scuola e nelle università, oltreché per le infrastrutture industriali ed energetiche. L’Eritrea viene definita dai media occidentali come la Corea del Nord dell’Africa, una subdola metodologia di demonizzazione, per cercare di invalidarla come nazione abitata da esseri umani con diritti, e far considerare il suo governo come reietto da ignorare, o magari addirittura distruggere, con la scusante di un cambio di regime…per tornare tra i paesi “civili”.
Comunicato del Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia -
5 settembre 2023
“ Mentre commemoriamo e celebriamo il 62° anniversario dell'inizio della nostra lotta di liberazione, è opportuno riflettere sul suo indelebile significato storico e sul significato di sempre. L'8 settembre è una festa nazionale nel calendario eritreo, come giorno del ricordo e della promessa. L'Eritrea è nata dalla lotta per strappare la propria esistenza alla situazione crudele della sua oppressione attraverso una lotta lunga e quasi impossibile, e dopo la sua indipendenza ha sventato una serie di invasioni, ha combattuto l'opposizione esterna dei potenti e si è assicurata un'esistenza indipendente attraverso la sua lotta, contando su se stessa.
È un paese battagliero che combatte con fiducia e fede, caratterizzato da perseveranza e resistenza.
In Eritrea, viene in particolare rispettata la forza sottile della concezione, della coscienza, della fede nello scopo, dell'unità, della perseveranza e della determinazione. Questa forza sottile è il fondamento del Paese ed è creatrice di sviluppo e prosperità. Sapendo questo, i nostri nemici stanno cercando di indebolire questa forza sottile attraverso cospirazioni, pressioni, accuse e guerra psicologica. Ma è ovvio che la lotta non può dare frutti e avere successo senza il giusto fondamento e il giusto cammino.
Possano i nostri martiri essere sepolti in serenità, perché la lotta continua! Vittoria alle masse!
Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia, 1 settembre 2023, Asmara”
A cura di Enrico Vigna, IniziativaMondoMultipolare/CIVG
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