di Francesco Erspamer*
La Sea Watch è puro liberismo e il suo capitano, ormai una celebrity, una agente dell'offensiva globalista contro la diversità e le autonomie. Un evento di per sé insignificante, che riguarda poche decine di persone mentre migliaia muoiono ogni settimana di violenza e degrado ambientale e sociale in Africa nell'indifferenza generale (ed è bene così, ogni volta che l'Occidente è intervenuto per portare aiuti umanitari era per aprire la strada alle multinazionali e al colonialismo consumistico); però del caso di questa nave siamo costretti a occuparci perché pompato dai media al servizio dei poteri forti della finanza e poi portato intenzionalmente a questo esito per contribuire all'ulteriore indebolimento dello Stato italiano, ancora una volta umiliato in modo da favorire nuove privatizzazioni e liberalizzazioni.
Purtroppo non ho alcuna fiducia in Salvini, che contro le migrazioni sa solo lanciare proclami per poi usare il consenso così guadagnato per impedire, per esempio, la revoca dell'assurda concessione delle autostrade italiane ai Benetton. Ma nel momento in cui qualcuno davvero proponesse in maniera credibile un blocco militare contro gli ingressi clandestini e una seria repressione delle attività illegali di qualsiasi tipo da parte di stranieri (inclusi cittadini di altri paesi UE) e dei loro fiancheggiatori liberal, sarei tentato di votarlo; e forse nel segreto della cabina elettorale non lo farei per puro pregiudizio ma capirei chi invece andasse fino in fondo. Brutto segno, che sarebbe meglio non trascurare. Succederà, se non la si smette di far finta di niente solo perché a Capalbio o in Costa Smeralda è facile sentirsi cosmopoliti.
*post Facebook del 29/06/2019
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