Smascherato il documento economico simbolo dell'austerità

Nell'età dell'informazione globale, gli errori della ricerca accademica producono gravi conseguenze.
All'inizio del 2010, i due economisti di Harvard, Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, divenuti celebri per un saggio sulle crisi finanziarie, hanno pubblicato un rapporto dal titolo “Growth in a Time of Debt,” che indicava una soglia da non superare per l'indebitamento delle autorità governative: il 90% del Pil. Oltre, la crescita avrebbe subito un crollo sempre maggiore.
I due autori, sostiene Krugman in The excel Depression, hanno approfittato della crisi della Grecia ed il suo trasferimento dallo stimolo all'austerità per rendere il loro documento il punto di riferimento principale dell'analisi economica recente. In un editoriale del 2012, il Washington Post si schierava contro le nuove misure di stimolo dell'amministrazione Obama perché “si è troppo vicini alla soglia del 90% che gli economisti considerano come una minaccia per la crescita sostenibile”.
“Economisti, non alcuni economisti”, nota Krugman. Nella realtà Reinhart-Rogoff hanno subito una critica dura a livello accademico sin dalla pubblicazione del documento. Diverse ricerche hanno smentito poi le loro tesi e dimostrato come non esista affatto una correlazione negativa tra debito e crescita, o alcuna soglia del 90%. Il caso del Giappone dimostra casomai il contrario, vale a dire che il debito tende ad aumentare in modo vertiginoso quando la crescita si arena.
Di fronte alle pressioni dei ricercatori del Mit di visualizzare i dati utilizzati, la ricerca dei due autori ha svelato il mistero: oltre ad aver selezionato solo campioni selezionati e procedure statistiche molto controverse, tutto l'impianto teorico dei due autori era viziato da un errore nell'utilizzazione del codice Excel, che Reinhart-Rogoff hanno poi dovuto ammettere. Senza quell'errore, la ricerca avrebbe confermato i lavori degli altri ricercatori che si sono impegnati sul tema, vale a dire che vi è una correlazione parziale tra alto debito e bassa crescita ma non vi è nessuna indicazione di chi causa chi. E soprattutto non esiste nessuna soglia del 90%.
Il problema ora non è che gli autori abbiano ammesso il loro errore, ma che lo facciano tutti coloro che Krugman definisce come i “fanatici dell'austerità”, che hanno preso il 90% come dogma per dichiarare che la spesa pubblica dovesse essere arginata e lo stato sociale smantellato anche alla presenza del vero dramma che l'occidente sta vivendo oggi: la disoccupazione di massa.
Per tre anni, l'occidente ha virato verso l'austerità non come una scelta democratica, ma come necessità imposta dalle autorità, citando la ricerca economica a loro sostegno, quando in realtà era uno studio di autori ormai dimostratosi come errore. Ma basterà aver smascherato il banale errore di excel per far cambiare la politica economica dell'occidente? Predicendo che i fanatici dell'austerità attenderanno solamente il nuovo studio di economisti a loro vicini, il premio Nobel dell'economia resta pessimista.

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