La Germania, manipolatrice di valuta

Riprendendo il recente libro di Ian Fletcher, in uno dei suoi ultimi post sul suo blog sul New York Times “The Coscience of a liberal” Paul Krugman sostiene come i grandi surplus accumulati dalla Germania la rendono una manipolatrice valutaria.
L'euro, infatti, può essere visto come un un intervento estero de facto per mantenere il marco debole. Prima del 2008, la moneta unica europea ha incoraggiato l'afflusso di capitale privato dalla Germania alla periferia. Da allora, sia i pacchetti di salvataggio ed i prestiti tra le banche nazionali nell'area euro, sostiene il premio Nobel per l'economia, possono essere visti come parte di questi spostamenti di flussi capitali. La porzione interbancaria è mostrata in questo grafico:

Il punto da sottolineare se pensiamo ad una rottura prossima dell'eurozona, conclude Krugman è che il nuovo marco crescerà notevolmente in valuta, rendendo la produzione tedesca molto meno competitiva. Il popolo tedesco immagina che beneficerà notevolmente nel liberarsi dai pigri abitanti del sud, cui finanzia i generosi sistemi di Welfare, ma in realtà quello che sta accadendo in Europa è molto similare all'acquisto di dollari da parte della Cina, che non è finalizzato a sussidiare gli Stati Uniti ma a spingere l'industria.

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