di Antonio Di Siena
L’unica certezza è che a seguito di quei processi cambiò radicalmente la storia d’Italia.
Un’intera classe politica fu spazzata via rimpiazzata da un’altra, molto meno legata a principi quali la sovranità nazionale e il controllo pubblico in economia.
Forse è solo una coincidenza ma la sostituzione quasi totale di quella classe dirigente spianò la strada ad una stagione di riforme senza precedenti.
Nel giro di pochi mesi scomparvero quasi tutti i vecchi partiti e la Repubblica si trasformò da multi partitica e proporzionale a bipolare e tendente al maggioritario.
Contestualmente iniziarono le privatizzazioni dei grandi enti pubblici come IRI, ENI, INA, ENEL, Ferrovie dello Stato, SIP, e Monopoli. E la dismissione di società come Agip, Snam e Banca commerciale italiana.
Il processi di unificazione europea e creazione della moneta unica subirono un’ulteriore accelerata.
E si posero le basi per la moderna politica fondata sul vincolo esterno.
Qualcuno crede che Tangentopoli sia stata un di golpe bianco.
Io questo non lo so, ma a dirla con un vecchio protagonista di quegli anni “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
Mi sarebbe piaciuto chiedere qualcuna di queste cose a Francesco Saverio Borrelli, ma la sua morte lo impedisce.
Resta quell’altro.
Il perito elettronico emigrato in Germania a fare l’operaio che, tornato in Italia, prima diventa agente di polizia e poi vince il concorso in magistratura.
Ma questa è un’altra storia.
O forse no.
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