di Antonio Di Siena
Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto.
Questi sono i giorni di Pesach, la Pasqua ebraica, antichissima festa da cui il rito cristiano trae origine. Celebra l’esodo degli israeliti e la liberazione di un popolo, la gente di Mosè, uscito dal paese d’Egitto per costruire il suo futuro nella terra d’Israele.
Il mio augurio per la Pasqua che viene è un pensiero rivolto a tutti gli italiani, credenti e non.
Affinché comprendano il senso profondamente politico di questa Pasqua diversa da tutte le altre, perché spogliata delle sue millenarie celebrazioni.
E faccia crescere in loro la consapevolezza che il nostro Paese potrà avere un futuro solo se deciderà di rompere le sue catene e mettersi in cammino.
Con la consapevolezza che la meta è lontana e per raggiungerla bisognerà affrontare una lunghissima traversata nel deserto.
Un faticoso cammino fatto di stenti, privazioni e divisioni, durante il quale molti potranno perdere la fede e provare nostalgia per “i pesci che mangiavano gratuitamente in Egitto” (Nm 11,5).
Ma la differenza fra chi si guarda indietro e quanti proseguono verso la meta sta tutta qui.
Ed è la stessa che passa fra quelli che preferiscono la schiavitù e chi invece ha il coraggio di prendere il cammino della libertà.
Buona Pasqua a tutti.
Con la speranza che questa sia l’ultima in catene e la prossima la prima da popolo di nuovo libero.
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