“L’Ucraina vincerà”.
Questo vanno ripetendo da giorni i leader europei invocando sempre maggiori sanzioni e l’embargo totale dei prodotti energetici russi.
A questi strateghi d’accatto, cui andrebbe ricordato che l’imminente e tanto sbandierato fallimento della Russia è in realtà diventato il rublo ai massimi storici da due anni a questa parte, bisognerebbe spiegare una cosa. L’Unione europea non produce da anni più niente. Se paragonata a Cina e Sud Est asiatico a livello industriale fa semplicemente ridere.
Tanto per capirci, Germania, Francia, Italia e Regno Unito rappresentano tutte insieme poco più del 10% della produzione industriale globale. La Cina - che da sola è al 28,4% - con Giappone, India e Corea del Sud arriva al 42%.
Ora, secondo voi tutto il gas e petrolio russo inizialmente destinato a noi dove andrà a finire? Resterà stoccato? Ovviamente no. Verrà semplicemente venduto ai vicini orientali. Non a caso poche settimane fa Pechino e Mosca hanno firmato accordi su petrolio e gas per un valore di 117,5 miliardi di dollari e l’export di gas russo verso la Cina è cresciuto del 60% in due mesi. Cosa significa questo? Che loro, gli asiatici, cresceranno ancora di più. E noi (Italia e Germania in primis), a cui le importazioni di gas e petrolio russo a basso costo servivano principalmente per mantenere i prezzi delle merci concorrenziali, muovere i nostri mezzi e riscaldare le nostre case, resteremo col cerino in mano. Con costi di produzione più alti e, inevitabilmente, anche costi sociali più alti. Molto più alti. Come credete si tradurrà tutto questo nello scacchiere internazionale?
Nel cuore dell’Asia nascerà un blocco (certamente parecchio eterogeneo) economicamente, demograficamente, militarmente e tecnologicamente molto più forte di quello occidentale.
La vecchia Europa, invece, si avvierà verso un complessivo, definitivo e inesorabile declino. Al suo posto uno spazio graniticamente atlantico, militarmente e culturalmente, storicamente reciso dalla sua eredità plurimillenaria, isolato dal resto dell’Eurasia e relegato ai margini del mondo che conta. Una periferia della periferia, completamente dipendente da un centro imperiale, gli USA, che, per sopravvivere e rallentare il suo inevitabile declino, non esiterà ad applicare violente politiche di sfruttamento sul suolo europeo con un vigore ancora maggiore di quanto fatto fino ad oggi. Da epicentro a terzo mondo in meno di un secolo. E soltanto per compiacere un padrone il cui principale obiettivo rimane da secoli sempre lo stesso: recidere qualunque legame (anche potenziale) dell’Europa col suo storico spazio, quello mediterraneo e asiatico, per impedire una saldatura mortale per gli interessi del globalismo anglo-americano.
Se non sarà la guerra mondiale, quindi, sarà il pesantissimo lascito del conflitto commerciale a cancellarci dalla storia. Proiettandoci in un futuro di miseria umana, economica, culturale e di irrilevanza complessiva che ci declasserà definitivamente allo status di spazio coloniale.
Non so se l’Ucraina vincerà, ma anche se dovesse accadere sarà in ogni caso una vittoria di Pirro.
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