L'uso geopolitico e militare dell'Intelligenza Artificiale

07 Settembre 2023 12:00 Giuseppe Masala


di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico


Certamente gli strumenti più versatili realizzati dalle Scienze Informatiche sono quelli legati all'Intelligenza Artificiale. In particolare mi riferisco a strumenti come il Machine Learning e il Deep Learning che sono in grado di analizzare masse enormi di dati e da questi trarre modelli dai quali l'utilizzatore può a sua volta trarre previsioni e dunque conclusioni in grado di risolvere i suoi dilemmi.

E' chiaro che una così potente tecnologia non poteva passare inosservata sia in ambito geopolitico (inteso in senso ampio) sia in ambito militare. Tanto meno questo in Occidente dove la disciplina dell'Intelligenza Artificiale ha visto i propri albori nel 1956 con il celeberrimo Dartmouth Summer Research Project on Artificial Intelligence svoltosi negli USA e al quale parteciparono tutti gli scienziati che da qualche anno studiavano la materia, da Herbert Simon ad Allen Newell oltre che ovviamente a John McCarthy, Marvin Minsky e Claude Shannon.

Infatti sia le diplomazie occidentali, che gli apparati militari sia USA che Nato da anni ormai studiano le modalità e gli ambiti di utilizzo degli strumenti di Intelligenza Artificiale. Per quanto riguarda le diplomazie certamente l'impiego più promettente è quello dell'analisi dei Big Data per riuscire a delineare sia scenari futuri sia possibili interazioni delle controparti e dunque negoziare accordi in maniera più efficace. Ma più terra terra ormai si inizia a parlare anche di e-embassy ovvero sia di ambasciate virtuali attraverso le quali gli utenti potranno interagire e magari ottenere documenti sgravando così la delegazione diplomatica e lo staff dell'ambasciata di un paese da molte attività routinarie (1) . Ma è dove si intersecano operazioni di guerra cognitiva e magari di guerra finanziaria e attività diplomatica in chiave di Dottrina di Full Spectrum Dominance che l'Intelligenza Artificiale può dare i suoi migliori risultati.

E' ampiamente risaputo che l'attività diplomatica non è solo quella di assistere cittadini ed aziende per quanto riguarda le loro attività in un paese e di favorire i buoni rapporti con il paese nel quale si è ospitati e accreditati, ma anche quello di influenzare l'opinione pubblica del paese ospitante sugli argomenti ritenuti sensibili per il proprio paese e per il proprio governo; oppure ancora, in caso di controversie, riuscire a fare pressione sul paese ospitante anche con operazioni di guerra cognitiva tali da influenzare l'opinione pubblica. Operazioni queste ultime che possono essere enormemente favorite dagli strumenti di Intelligenza Artificiale quali il Machine Learning; pensiamo per esempio a tutte quelle attività di scraping, ovverosia di “rastrellamento” di informazioni e dati tramite appunto il Machine Learning applicato alla raccolta di dati sui social network quali Twitter/X; attività questa che consente di cogliere il sentiment di una determinata popolazione o di una fascia sociale e/o anagrafica. Informazioni queste preziosissime per imbastire campagne di stampa o operazioni di guerra cognitive tali da influenzare l'opinione pubblica di un paese così da fare in modo che a loro volta facciano pressione sul governo spingendolo a prendere la decisione sperata.

Insomma, esiste tutta una zona grigia dove agisce la diplomazia e che si trova tra i normali rapporti amichevoli tra due paesi e la rottura dei rapporti diplomatici con l'imposizione di sanzioni, ritiro delle rappresentanze diplomatiche fino ad arrivare alla guerra vera e propria. Ecco, in questa zona grigia tra questi due estremi, agisce una diplomazia oscura fatta anche di influenza delle rispettive opinioni pubbliche o magari anche lo studio e la realizzazione di operazioni finanziarie in grado di danneggiare il paese con il quale è in corso un confronto. Tutti ambiti questi dove gli strumenti di Intelligenza Artificiale giocano - e sempre di più giocheranno - un ruolo fondamentale a tal punto che questi strumenti di Intelligenza Artificiale diventeranno attore fondamentale nel decidere i rapporti tra stati.

Certamente in questi anni, questo genere di attività che si svolgono nella zona grigia dove la diplomazia non è più solo diplomazia ma dove ancora la diplomazia non è diventata guerra aperta, dove gli strumenti di Intelligenza Artificiale sono diventati fondamentali. Pensiamo per esempio alla campagna sulle violazioni dei diritti umani fatti dall'Ucraina contro le popolazioni civili del Donbass implementata dalla Russia anche tramite l'utilizzo di BOT sui social network che ripetono il messaggio che si vuole inculcare nelle opinioni pubbliche; si noti peraltro che in genere il messaggio che deve essere veicolato viene lanciato anche da account diplomatici ufficiali spesso in tono apparentemente scherzoso ma anche con toni assai diretti e poco diplomatici. Certamente un uso magistrale quello implementato dai russi che ha posto in luce peraltro il grave ritardo degli occidentali che appaiono ancora troppo legati ai mezzi di comunicazione mainstream percepiti però ormai da ampie fette della popolazione come portatori di narrazioni poco credibili se non direttamente tossiche.

Seppure l'uso in ambito diplomatico e geopolitico (inteso anche come geoeconomico e geofinanziario) degli strumenti di Intelligenza Artificiale sia di straordinaria importanza è forse ancora più importante e risolutivo l'uso militare di questi strumenti così da stabilire i nuovi rapporti di forza tra le potenze del XXI° Secolo.

In quella che viene definita seconda ondata (second wave) di applicazioni militari di Intelligenza Artificiale ha certamente – al momento – un ruolo fondamentale il Machine Learning non supervisionato per il riconoscimento di aggetti da immagini satellitari. Giusto a titolo di esempio basti pensare che le immagini del suolo russo trasmesse dai satelliti americani – certamente scandagliate con strumenti di Machine Learning non supervisionato - sono riusciti proprio in questi giorni a riconoscere l'applicazione di pneumatici sulle ali degli aerei strategici russi (a cosa possano servire non è stato comunicato al pubblico né dai russi né dagli americani).

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