di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico
Che la Nato sia stata per decenni la longa manus del potere imperiale di Washington in Europa è vero sin dai tempi della Guerra Fredda che ha visto contrapporsi (non solo ideologicamente ma anche militarmente) gli USA all'URSS, con i paesi europei in ruolo ancillare: ossia, in caso di bisogno dovevano essere pronti a immolarsi e dunque ad accettare che il territorio europeo diventasse teatro di un nuovo sanguinoso conflitto.
Con la fine della Guerra Fredda e la vittoria sull'URSS lo scopo di questa alleanza era di fatto raggiunto ma nessuno propose di chiudere l'esperienza e di far ritirare gli yankees dal suolo europeo. Con il tempo questa organizzazione, orfana dell'URSS e dei comunisti, si ritagliò un ruolo da gendarme del mondo. Pensiamo a tale proposito alle guerre nella ex Yugoslavia che culminarono con i bombardamenti di Belgrado al fine di istituire uno stato fantoccio nella regione ribelle del Kosovo. Il medesimo discorso si può fare per quanto riguarda il bombardamento della Libia nel 2011 al fine di abbattere il governo di Gheddafi e che comportarono la distruzione di un paese che godeva di uno standard di vita altissimo per l'Africa e la sua trasformazione in uno stato fallito preda di banditi e di signori della guerra.
Ma la Nato, nel suo ruolo di gendarme, si è spinta anche verso lidi lontanissimi rispetto all'Europa. Mi riferisco alla missione “Resolute Support” che portò la Nato fin nei monti dell'Afganistan post regime talebano.
Si trattò di missioni spesso costosissime e che non portarono mai a significative vittorie politiche tali da giustificare le spese sostenute. Tutto questo appariva poco importante nei trionfanti anni novanta del secolo scorso quando gli USA erano di fatto i padroni del mondo, ma con l'affacciarsi di altri protagonisti nell'agone mondiale - quali la Cina - divenne sempre più insostenibile dal punto di vista economico. Infatti già dai tempi di Obama l'élite USA iniziò a riflettere sul moral hazard europeo che sfruttava l'ombrello militare della Nato - quasi completamente a spese di Washington – approfittando per impiegare le risorse finanziarie risparmiate in ambito militare per ottenere un vantaggio competitivo contro il sistema produttivo americano, facendo così una concorrenza feroce nei mercati mondiali. Non parliamo poi del grande cruccio di Washington che non ha mai tollerato l'acquisto da parte degli europei di gas e petrolio dai russi a prezzi stracciati, questo perché così non veniva acquistata il GNL di scisto Made in USA, sia perché con quei prezzi dell'energia veniva dato ai paesi europei un ulteriore vantaggio competitivo che ormai si traduceva per gli americani in saldi di bilancia commerciale in profondo rosso e soprattutto in un continuo dissanguamento di posti di lavoro.
Se durante la presidenza Obama gli USA tentarono di risolvere la questione bonariamente con l'Europa con la maggior apertura dei mercati europei ai prodotti americani e con l'aumento delle spese militari da parte degli europei, con Trump la contesa fu asprissima e non mancarono né gli insulti né la minaccia americana rivolta alla Germania di ritirare le truppe USA dal paese, il che avrebbe significato per Berlino la necessità di dare vita ad un rapido e costosissimo riarmo.
In questo frangente, anche il Presidente francese Macron parlò di Nato “clinicamente morta”, anche se va detto che probabilmente l'Eliseo era (ed è) interessato alla fine dell'Alleanza Atlantica nell'ottica di strappare l'egemonia dell'Europa alla Germania, dato che la Francia è l'unico paese della EU ad avere un deterrente militare credibile (e comprensivo di testate nucleari) e un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
L'avvento dell'amministrazione Biden non ha coinciso con un cambio di direzione nelle richieste americane, sono solo cambiati i metodi: è scoppiata la guerra in Ucraina con un repentino aumento delle spese militari europee; mani misteriose hanno (provvidenzialmente per Washington) fatto saltare il gasdotto North Stream privando di fatto la Germania e l'EU del gas russo e dunque obbligando i paesi europei ad acquistare costosissimo GNL americano.
Nonostante tutto questo, la Bilancia commerciale e il saldo delle partite correnti americani non migliorano alla velocità necessaria nei confronti dell'Europa e conseguentemente le élites si stanno domandando se quanto finora fatto sia sufficiente. L'ex presidente e grande favorito per la vittoria delle presidenziali di novembre Donald Trump non ha mai nascosto che gli USA debbano abbandonare l'Europa al proprio destino e uscire dalla Nato (1). Questa è la grande paura non solo delle élites europee ma anche dei Democratici americani che hanno in fretta e furia fatto approvare una legge che vieta al Presidente USA di uscire dalla Nato senza l'autorizzazione preventiva del Congresso addirittura con maggioranza dei 2/3 (2).
Anche sulla sponda europea dell'Atlantico comunque si inizia a temere un ritorno di Trump con un conseguente ritiro degli USA dalla Nato, che di fatto significa ritiro americano dall'Europa. La prima a parlare è stata la Presidente della BCE Cristine Lagarde la quale ha dichiarato pubblicamente che la vittoria di Donald Trump alle presidenziali USA di novembre sarebbe da considerare come una minaccia per l'Europa (3). E' chiaro che nelle élites europee il grande timore è sempre lo stesso: la rottura della Nato e la conseguente fine della “protezione” a stelle e strisce per i paesi europei. Ma anche il Primo Ministro belga De Croo ha dichiarato che l'Europa “deve diventare più forte, più indipendente e più sovrana se Trump verrà rieletto presidente degli Stati Uniti", che è un modo come un altro per indorare la pillola ai popoli che dovranno sobbarcarsi le spese di riarmo (con conseguenti rinunce sul fronte del welfare) qualora venisse a mancare l'ombrello militare americano.
Immagine 1: Come l'ISPI illustrò la proposta russa agli USA
Premesso che fino a quando Trump non ritornerà alla Casa Bianca (se mai gli permetteranno di rientrare) siamo nel regno delle ipotesi, sebbene suffragate da dichiarazioni autorevolissime al di qua e al di là dell'Atlantico, va detta una cosa: è una pia illusione credere che gli USA (trumpiani) cederebbero l'Europa in cambio di nulla. C'è qualcosa sotto.
A mio modo, se si verificasse questa ipotesi, più che ad un ritiro unilaterale saremo di fronte ad uno scambio; l'eterno cinico do ut des tipico delle diplomazie. Gli USA vanno via dall'Europa, e in cambio otterrebbero dalla Russia quello che veramente Trump brama: la neutralità di Putin nel conflitto (speriamo freddo) con la Cina . A prima vista ciò che ho illustrato potrebbe apparire una ipotesi come tante, ma anche qui abbiamo una formidabile pezza d'appoggio. E' stata proprio la Russia poco prima che iniziasse l'invasione dell'Ucraina ad aver inviato agli USA una proposta di accordo globale nella quale vi è scritto chiaro e tondo che Washington deve ritirare le sue armi nucleari dall'Europa e tutte le truppe Nato devono andare via dall'Europa dell'Est (4). E non è forse questa una uscita degli USA dalla Nato? E non è forse l'uscita degli USA dalla Nato l'adesione a quel documento del 2021 che il Cremlino inviò a Washington? Ipotesi - suggestioni forse - ma certamente suffragate da autorevoli dichiarazioni e da un background in politica estera di Trump - che abbiamo già visto durante la sua permanenza alla Casa Bianca - fondato sull'adesione alla dottrina Kissinger che si caratterizza per la ricerca di un'alleanza con la Russia al fine di circondare la Cina è metterla così sotto assedio come vorrebbe fare Washington. Ossia la strategia opposta rispetto a quella nota come dottrina Brezinski (sostenuta dai Democratici di Biden) che prevede prima lo scontro con la Russia e successivamente - solo dopo la sconfitta di Mosca - la resa dei conti con Pechino.
Non bisogna stupirsi, se dietro l'idea di Trump di abbandonare l'Europa e la Nato c'è un simile stratagemma, sarebbe semmai stupefacente se Trump cedesse l'Europa senza un piano preciso e senza chiedere nulla in cambio.
Una cosa è certa, le élites europee, legate a filo doppio con gli USA (e compromesse anche in tante cose note e non note) sono notevolmente nervose per il possibile ritorno del tycoon newyorkese alla Casa Bianca e questo lo si capisce dalla dichiarazioni che molti esponenti del patriziato europeo stanno rilasciando ai mass media. Teniamoci forte perché di qui a novembre ci sarà da ballare, e se vincerà Trump l'Europa subirà uno tzunami politico di proporzioni epocali
Fonti
(1) la Repubblica, Trump, spuntano le frasi ascoltate nel 2020: “Non aiuteremo l’Europa se verrà attaccata e lasceremo la Nato”
(2) Panorama, Una Nato senza USA sarebbe finita: approvata la legge anti-Trump
(3) Ansa, Lagarde, rielezione Trump una minaccia per l'Europa
(4) il Messaggero, Ucraina, Russia agli Usa: «Via armi nucleari e forze dall'est Europa»
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