La guerra per procura tra Occidente e Russia in corso sul territorio ucraino ha avuto come effetto inaspettato l'aumento della cooperazione in tutti i campi tra Russia e Iran. Va chiarito che sin dai tempi dell'Unione Sovietica i rapporti tra Teheran e Mosca sono stati freddi, questo perché dapprima, durante il regno dello Scià Reza Pahlevi, l'Iran era uno strettissimo alleato degli USA, in seguito perché, con l'avvento a Teheran degli Ayatollah e della loro teocrazia, l' Unione Sovietica - patria dell'ateismo di stato - era vista comunque come un paese ontologicamente incompatibile nonostante l'ostilità tra Mosca e il “Grande Satana” americano.
Con il crollo dell'Unione Sovietica e l'instaurazione a Mosca di un regime capitalista e liberale i rapporti tra la Russia e l'Iran sono rimasti freddi; a Mosca per anni e anni hanno fatto ingenuamente anticamera nella speranza di entrare negli esclusivi club occidentali e, conseguentemente, pur di non irritare i “partner occidentali” si guardavano bene dallo stringere rapporti con l'Iran ormai da lustri delegato a Paria a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti.
Le cose sono clamorosamente cambiate prima con la guerra in Siria dove sia russi che iraniani si sono schierati con i lealisti di Assad e poi con la guerra in Ucraina e la conseguente imposizione di sanzioni occidentali alla Russia. Putin dopo l'imposizione delle sanzioni occidentali ha trovato immediatamente a Teheran interlocutori attenti e disponibili, infatti ben presto si è avuto il primo accordo tra i due Paesi. Ci riferiamo all'accordo relativo alla produzione di droni iraniani Shaed in Russia, probabilmente in una base segreta in Tatarstan. Secondo i documenti trapelati si tratterebbe di un accordo da circa due miliardi di dollari dal punto di vista economico ma che è, soprattutto, di grande importanza militare perché è riuscito a coprire un settore nel quale la Russia era in difficoltà di fronte all'Ucraina armata dagli occidentali. Ancora più importante è quest'accordo sotto l'aspetto politico: la Russia nella sua guerra contro l'Occidente non era sola, aveva trovato un alleato in grado di fornire sostegno non solo politico ma anche militare.
Nel 2023, grazie anche all'idillio con Mosca, l'Iran ha ottenuto una delle più grandi vittorie politico-diplomatiche dai tempi dell'ascesa al potere degli Ayatollah. Ci stiamo naturalmente riferendo all'entrata del paese nelle due più importanti organizzazioni non egemonizzate dall'Occidente: l’Organizzazione della cooperazione di Shanghai (SCO) e al blocco dei BRICS+.
Dopo l'entrata nel BRICS e nello SCO per Teheran e Mosca è stato un susseguirsi di annunci relativi a progetti di cooperazione sia in ambito militare che commerciale: si pensi alla vendita all'Iran degli aerei russi Sukhoi Su-35 e Yakolev Yak-130 oltre che del sistema antiaereo S-400, vero e proprio fiore all'occhiello del settore della difesa di Mosca.
Di estrema rilevanza è poi l'annunciato (e sostanzialmente già realizzato) corridoio commerciale Nord-Sud INSTC che collega San Pietroburgo a Mumbai bypassando lo stretto di Suez e i mari “vigilati” dagli occidentali. Si tratta di un progetto che coinvolge India, Iran e Russia, ai quali si sono uniti Azerbaigian, Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turchia, Ucraina, Oman e persino Siria. Come si può capire l'Iran gioca un ruolo di primaria importanza mettendo a disposizione il porto sul Caspio di Bandar Anzali (che si collegherà con il porto russo sul Caspio di Astrakhan) e poi, strade e ferrovie fino ad arrivare al porto di Bandar Abbas nel Golfo Persico che a sua volta farà partire le merci per l'India. Il corridoio INSTC è comunque molto di più soprattutto per la Russia perché consentirà ai paesi ex sovietici dell'Asia centrale di uscire dall'isolamento commerciale senza dover utilizzare rotte e corridoi controllati dall'occidente e quindi finendo inevitabilmente sotto la forte influenza dell'Impero. C'è da dire anche che sotto l'aspetto geopolitico l'Iran, grazie a questo progetto, fungerà da barriera frangiflutti, proteggendo i paesi ex sovietici dell'Asia centrale da infiltrazioni destabilizzanti dell'islamismo radicale ovvero – secondo le visioni predominanti a Mosca – il massimo pericolo per tutta l'area.
Ma è con lo scoppio del conflitto tra Israele e Iran che i rapporti tra Teheran e Mosca si sono ulteriormente rafforzati. Possiamo dire questo alla luce di quelle che possiamo definire “febbrili consultazioni diplomatiche”. Infatti in piena estate tra luglio e agosto abbiamo avuto due visite a Teheran del Segretario del consiglio di sicurezza russo Sergey Shoigu, poi il 30 Settembre una visita del Premier russo Mishustin e ora l'annuncio di un incontro del tutto inatteso tra Putin e il Presidente iraniano Pezeshkian ad Ashgabat, in Turkmenistan. L'incontro si terrà l'11 Ottobre a margine del convegno per i 300 anni della nascita del poeta e pensatore turkmeno Makhtumkuli Fragi. Davvero incredibile che in questo tornante della storia il presidente russo Putin e quello iraniano Pezeshkian vadano ad una manifestazione culturale. E' evidente che i due devono colloquiare su qualcosa di estrema importanza de visu e dunque al di fuori di possibili “orecchi elettronici” all'ascolto.
Tutto questo in preparazione del vertice dei BRICS+ che si terrà a Kazan in Russia e che dovrebbe vedere la firma del Trattato di partenariato globale tra Russia e Iran. Un trattato le cui ultime limature evidentemente prevedono incontri ai massimi livelli e che secondo molti commentatori prevederà anche una importante alleanza militare tra i due paesi.
Da non sottovalutare comunque che sarà firmato anche un “trattato del secolo” sul gas che secondo molti commentatori ed economisti potrebbe di fatto generare un cartello in grado da solo di dettare il prezzo dell'oro blu a livello mondiale rendendo impossibile qualsiasi manovra sul prezzo fatta da paesi terzi. Questo perché l'Iran e la Russia da soli posseggono complessivamente il 70% delle riserve mondiali conosciute. Secondo il politologo russo esperto di Medio Oriente Mais Kurbanov, non sarebbe neanche da escludere che Teheran e Mosca decidano di imporre un blocco sul gas ai paesi occidentali. Una scelta che – argomenta Kurbanov – sarebbe del tutto legittima essendo i due paesi entrambi sottoposti a fortissime sanzioni da parte dell'Occidente.
Qualora si verificasse questa ipotesi saremmo di fronte ad un fatto di rilevanza storica che cambierebbe gli equilibri mondiali (soprattutto a danno dell'Europa, affamata di gas e totalmente priva di sopperire alla domanda con risorse interne).
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