di Pasquale Cicalese
Secondo quanto risulta dai principali quotidiani finanziari di oggi, ieri la Cina ha fatto una mossa a sorpresa in vista dei negoziati con gli americani di ottobre. La State Adiministration of Foreign Exchange ha tolto il sistema di quote per operare nel mercato finanziario agli operatori esteri: il tetto non avrà più il limite complessivo di 300 miliardi di dollari ma sarà illimitato. Precedentemente la Safe, la State Adfministration of Foreign Exchange, aveva dato l'autorizzazione a società estere di avere la maggioranza assoluta della quote azionarie nelle joint venture finanziarie, già concessa a Ubs, l'americana Jp Morgan Chase e la giapponese Nomura. Inoltre ha dato il permesso alla società di rating Usa Standar&Poor's di operare nel mercato cinese. Ciò provocherà un notevole afflusso di capitali esteri e la conseguente copertura del futuro deficit delle partite correnti. A differenza della Germania che ha un surplus delle partite correnti dell'8.2%, nel 2018 il surplus cinese è appena lo 0,7%.
La politica di sviluppo del mercato interno porterà nei prossimi anni ad un notevole aumento delle importazioni, che manderà in deficit le partite correnti. Così la Cina diventa la spugna mondiale. Trump questo lo sa, e oltre a chiedere l'apertura del risparmio cinese al sistema di Wall Street, vuole partecipare al futuro boom cinese delle importazioni. Da qui i negoziati estenuanti da 2 anni. Se Trump ci riesce gli Usa ritornano ad essere un motore industriale mondiale. D'altra parte ieri Trump ha risposto alla mossa cinese con la cacciata del guerrafondaio Bolton, facendo meno pressione nel Mar cinese meridionale. Ma soprattutto ha dato via libera a Cina e Russia in Iran.
L’Osservatore Romano ieri scriveva in prima pagina che Trump vorrebbe organizzare un summit con il leader supremo iraniano Rohani.
Oggi la Cina mette in conto una nuova mossa, esentando 16 prodotti Usa da ulteriori dazi e dichiarando che è pronta ad aumentare la platea di prodotti americani esentati.
Il balletto continua, Trump è un osso duro ma sembra che forse arriverà al risultato sperato dall'apparato industriale e agricolo Usa. Per la prima volta abbiamo un Presidente Usa non guerrafondaio, vuole commerci e affari, da buon mercante.
E i cinesi prontamente rispondono, da mercanti millenari. In questa partita è completamente assente l'Europa, ma se si giungesse ad un accordo Usa-Cina, Di Maio avrebbe la strada spianata verso l'opzione asiatica. Attendiamo gli eventi.
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