Chiariamo una cosa: da quando l’Unione Europea ha incominciato a parlare di esercito europeo, collegato ma autonomo dalla Nato, e da quando la Von der Leyen ha annunciato una strategia diplomatica, produttiva, industriale e militare europea, le cose sono precipitate.
Ora è il Donbass, per il quale la Cina è stata chiara, tutti devono attenersi al diritto internazionale. Ma non è questo il punto: la situazione si è aggravata da aprile scorso con l’impennata dei costi energetici, a tal punto che ormai molte fabbriche, pur piene di ordini, sono ferme perché i costi non sostengono i prezzi di vendita. Ne parlava su questo blog il 31 dicembre scorso un industriale, una voce autorevole, sul campo, che dichiarò che già l’ultimo trimestre del 2021 era stato difficilissimo.
L’Ue ci ha messo del suo, con l’idiozia della transizione energetica: l’automative tedesco, e i subfornitori italiani, sono per questo al tappeto. La Germania è in grossa crisi, sta tentando, mediante forti sussidi, una riconversione industriale, ma ci vorrà tempo.
L’Ue ha trovato uno sfogo commerciale nel 2021 in Asia, principalmente in Cina (da qui i record di export italiani nello scorso anno). Il primo gennaio è entrato in vigore il RCEP, accordo di libero scambio asiatico, con Cina in testa. L’Ue vuole agganciarsi, dopo aver pensato all’esercito europeo. Troppo per gli Usa, alle prese con una posizione finanziaria netta estera estera negativa per 11 mila miliardi di dollari. Ecco allora arrivare il caos europeo, fomentato dall’amministrazione americana democratica, che fa seguito al caos del Mediterraneo sud per mano di Obama. Creare il caos, azzerare, mediante il boom dei prezzi energetici, il surplus delle partite correnti europee, dirottare l’immenso risparmio europeo, in primis tedesco e italiano (ne dò notizia da mesi sulla posizione finanziaria netta estera positiva per 105 miliardi, denaro che va all’estero, principalmente Wall Street), verso i sicuri lidi americani e da qui sostenere il dollaro, ferito dall’accordo sul gas russo cinese scambiato in rubli e yuan. Ci si metta pure lo yuan digitale della Banca Centrale cinese e la minaccia al dollaro è esiziale. L’Europa diviene campo di battaglia, tra Cina e Usa, con in mezzo la Russia (non foss’ altro per il suo ruolo militare e per l’energia).
Si ammazza l’Europa per togliere mercato di sbocco ai cinesi e per impedire il l’unione commerciale di fatto tra Ue e Rcep. Ieri su Il quotidiano del Popolo (Cina) vi erano diverse notizie riguardo a future politiche fiscali espansive cinesi (anche la politica monetaria diviene “flessibile”).
Questo per parare il colpo della probabile diminuzione di mercato di sbocco cinese, in primis in Ue.
Ci si affida ancora una volta al mercato interno.
Gli Usa divorano il risparmio europeo nella carta, la Cina amplia il suo mercato interno. Strategie opposte di accumulazione, l’una di asset inflation, buona giusta per una decina di milioni di benestanti americani (100 milioni di non forza lavoro in Usa, Marx li avrebbe definiti i “lazzari”), la Cina espande la sua classe media portandola a 500 milioni di persone. Il conto verrà nei prossimi anni e ci dirà chi aveva ragione.
P. s. Pasquale Cicalese ha aperto un suo blog Pianocontromercato.it dove raccoglierà tutti gli scritti della sua lunga produzione scientifica.
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