di Diego Angelo Bertozzi*
Per la
Cina popolare arriva un altro “prestigioso” riconoscimento sulla via del rispetto e della tutela di fondamentali diritti umani: quello alla
vita e la
libertà dal bisogno.
Un diritto e una libertà che nel 1949, anno della fondazione della Repubblica popolare, erano per larghe fasce della popolazione, soprattutto rurale, semplicemente fantascienza.
Ad esprimersi con chiarezza è stato Piero Conforti, economista della Fao, a margine della cerimonia, avvenuta a inizio giugno nella sede di Roma dell’organizzazione dell’Onu, che ha premiato Pechino per avere dimezzato con puntualità il numero assoluto di persone che soffrono la fame, raggiungendo uno degli obiettivi più stringenti fissati nel 1996 al Vertice mondiale sull’alimentazione: "Avere un grande paese che ha raggiunto l’ambizioso obiettivo è qualcosa che ha un grande impatto. I progressi in Cina sono una buona notizia non solo per il popolo cinese, ma per il resto del mondo." I numeri citati nel rapporto Fao ”The State of Food Insecurity in the World 2015" parlano chiaro: il numero di persone che soffrono la fame in Cina è sceso a 133,8 milioni nel 2015 dai circa 289 milioni nei primi anni 1990, con una riduzione di circa il 54%.
Uno sforzo quello condotto dal governo cinese e dai gruppo dirigente del Partito comunista che ha - come sottolineato prima - una ricaduta mondiale non solo per l’impatto sui numeri globali della riduzione della morte per inedia, ma perché mostra l’esistenza di una via di uscita dal sottosviluppo e un’alternativa di successo alla dottrina liberista.
Certo, Pechino non è l’unico Paese che ha messo in campo una ricetta vincente, ma gli esempi di positivi nella lotta alla fame mostrano la presenza di alcuni fattori comuni. Lo rileva ancora lo studioso Conforti: non basta la crescita economica impetuosa se questa “non offre opportunità per tutta la popolazione, e in particolare per i più vulnerabili, il che significa per le comunità povere e rurali” e nel caso cinese “ avere più opportunità di crescita nelle aree rurali ha certamente avuto un grande impatto, ed è dove sono stati fatti molti progressi”.
In cattedra, dunque c’è ancora la Pechino popolare che è stata in grado di procedere a passo spedito lungo la strada della “crescita inclusiva” grazie all’implementazione di efficaci strutture di protezione sociale.