di Paolo Desogus*
Il conflitto in seno all'Europa ha raggiunto un'intensità tale che esclude un ritorno ai vecchi equilibri. La Francia non può permettersi il ritorno dei vincoli del patto di stabilità. Così come non se li può permettere l'Italia. Dal canto suo la Germania non vuole rinunciare alla sua piena sovranità, né vuole abbandonare la sua posizione di supremazia che le consente di sfruttare economicamente i paesi più deboli.
Non credo che esistano margini di compromesso, anche perché gli interessi in ballo si escludono reciprocamente: o noi del blocco Francia, Italia e Spagna o loro del blocco Germania, Olanda e Austria; o le politiche espansive richieste ieri dalla Lagarde o ancora l'austerity di marca ordoliberista. Tertium non datur.
E la sinistra? In Italia la sinistra non c'è se non nella forma marcescente delle Sardine o complice con il neoliberalismo europeo del PD. Ci sarebbe poi l'ex sinistra radicale, l'ultra frammentata area dei mille marxismi, quasi tutti orientati, talvolta in maniera persino comica, verso l'europeismo neoliberale. Di fronte al dilemma se scegliere la via di opposizione al neoliberalismo attraverso il contrasto all'UE o se invece perseguire ili compromesso, la sinistra si è posizionata su questa seconda via. E lo ha fatto autodistruggendosi per miopia, debolezza culturale, ma anche per evitare di tenere posizioni che l'establishment voleva far apparire simili a quello delle destre nazionaliste, dette "sovraniste".
Ma la storia non perdona e se le cose continuano così avremo presto la destra di Salvini e Meloni sponsorizzata dallo stesso establishment neoliberale, che dovrà ridefinire un nuovo ordine dopo gli attuali scontri. La sinistra ha scelto il compromesso neoliberale, avrà l'estrema destra neoliberale. Complimenti.
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