Anche io provo parecchio fastidio quando leggo le notizie sulle pretese di chi, in questo contesto, manifesta il proprio irresistibile desiderio di andare a sciare e pensare agli affari propri infischiandosene dei pericoli della pandemia. E tuttavia non riesco nemmeno a fare mio l'atteggiamento mortificante di quelli che se la prendono con chi si azzarda a esprimere qualche dubbio sulle direttive che impongono un natale in totale solitudine. Le feste, la convivialità, il tempo passato con i propri cari non sono cose da poco e chi manifesta la propria sofferenza per doverne fare a meno non merita di essere dileggiato o trattato come un "negazionista".
Questo virus è qualcosa di serio, non c'è dubbio. Ma non è una colpa, non è un male da espiare con l'automortificazione. Dobbiamo certamente prendere le nostre precauzioni, senza essere ossessionati, con maturità. Mi pare infatti che si dia troppo peso al pensiero ("pensiero" si fa per dire) di quelli che, nonostante ogni evidenza, negano l'esistenza del virus e della pandemia e diffondono notizie false e manipolate. Questa gente, che con un termine alquanto inappropriato chiamiamo spesso "negazionisti", non conta nulla, zero. Sono quattro gatti rumorosi che godono di tanta visibilità anche per il riflesso di chi, dalla parte opposta, cerca nel virus la via per autopunirsi per non si sa di quale colpa o peccato collettivo.
Ad essere sincero credo poi poco all'esistenza di eserciti di sciatori desiderosi di riempire gli hotel e le piste delle Alpi. I media, che hanno spesso strumentalizzato il senso di colpa per costruire l'immagine dell'italiano menefreghista e irresponsabile, credo che esagerino parecchio sull'esistenza di questo fenomeno.
Cerchiamo allora di prendere con la giusta misura le deformazioni che arrivano dai giornali e dai social network. Un po' di equilibrio e un po' di buon senso possono invece aiutarci per affrontare questo periodo difficile.
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