Perché il "sovranismo vaccinale" di Draghi è un'idiozia

05 Marzo 2021 16:00 Paolo Desogus

Non voglio passare per bastian contrario rispetto a tutto quello che Mario Draghi fa o dice (vabbè, dire non dice ma niente...), tuttavia la sua chiusura all'esportazione del vaccino in Australia non mi convince. E non mi convince perché si tratta di una scelta che in fondo nasce dalla stessa contraddizione capitalistica che ha generato le diseguaglianze tra stati nella ripartizione delle dosi anti covid.
Lasciamo perdere la critica di "sovranismo vaccinale". Si tratta di un'idiozia senza capo né coda rivolta a Draghi in nome di un umanitarismo sciocco, senza il senso della storia e che si limita a fare a appello alla "buona volontà dei potenti". Draghi non è un "sovranista" (sempre che questa parola voglia dire qualcosa), ma come tutti i politici senza pensiero autonomo agisce dentro lo spartito suonato dal grande capitale il quale si alimenta della competizione tra stati. La sua risposta è insomma data dalle condizioni di possibilità che gli offre il contesto delineato dall'economia di mercato.
È una risposta coerente ma insufficiente. Occorre infatti uscire dalla guerra per gli approvvigionamenti del vaccino e promuovere una produzione su scala globale al di fuori delle logiche di mercato. Non ci si salva se non si vaccina tutto il globo, data anche la rapida capacità del virus di mutare. Occorre allora soppiantare l'industria privata del farmaco e restituire il controllo della produzione del vaccino alle istituzioni democratiche. All'umanitarismo della buona volontà bisogna insomma sostituire un umanitarismo che supera gli interessi particolari del capitale ponendo limiti concreti alla sua influenza.
La battaglia contro il covid è infatti anche una battaglia contro il capitale. Se non si chiarisce questo aspetto, si soccombe.

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