Il meccanismo della rimozione nella psiche individuale serve ad allontanare ciò che risulta penoso e insopportabile.
A livello di fenomenologia di massa, a sette anni dal massacro di Odessa, uno dei rischi è quello di una rimozione non solo individuale, ma anche collettiva, di quanto commesso dai criminali nazisti del Settore Destro (Pravy Sektor), il 2 maggio 2014 nella città sul Mar Nero.
A oggi infatti, quasi nessuno ricorda questo tragico avvenimento.
Contro questa rimozione, e in memoria delle vittime della strage in cui furono uccisi, stando alle fonti ufficiali, almeno quarantotto antifascisti, durante l’incendio appiccato nella Casa dei Sindacati, pubblico un passaggio significativo estratto da un’intervista rilasciatami, nel 2016, da un sopravvissuto della strage: “Dietro l’edificio (la Casa dei Sindacati, n.d.a.), all’interno, c’è un piccolo cortile, e vedevo la gente gettarsi dalle finestre per salvarsi dal fuoco. Dal punto in cui guardavo io non riuscivo a capire da quale piano le persone si gettassero, se dal terzo o dal quarto. Ma si lanciavano e cadevano sull’asfalto. Lì venivano raggiunte da quelli di Pravy Sektor che con i manganelli gli fracassavano la testa gridando Gloria all’Ucraina. Erano bene organizzati, e lo posso dire perché ho visto io stesso quel che accadeva nel cortile interno.
C’erano al massimo otto, dieci persone che eseguivano con precisione i comandi di un capo che dava indicazioni. Quando le persone hanno iniziato a gettarsi dall’edificio, loro le finivano. Ho visto con i miei occhi come lui desse gli ordini e loro trascinassero via le persone. Solo dopo sono arrivati i pompieri”.
Questo è il nazismo. Il nazismo è un crimine. Non lo dobbiamo dimenticare.
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