La vita di Joyce Lussu. Energia, attività, scrittura


Joyce Lussu – giovanissima – rapita dagli eventi diventa eroe della bellissima storia raccontata da Silvia Ballestra.

Joyce è energia, attività, scrittura. Temi. Pensiero (e parola) che corrono insieme all’azione, sempre. Non se ne trovano altre, così, in giro. C’è solo Joyce. Joyce ponte, Joyce scaletta, Joyce centro propagatore, Joyce reloaded, unplugged, live, Joyce never ending tour, Joyce che rimasterizza e anche Joyce con le varie band, dagli anarchici del circolo Napoleone Papini di Fano a quelli della comune agricola Aurora di Offida; Joyce con le streghe a fuoco; Joyce con i suoi editori di Ancona che la accompagnano a Pedaso, a ottant’anni, all’alba, a prendere un passaggio da un tir carico di cozze che la porta a Barcellona per una visita oculistica da una famoso specialista; Joyce con i compagni sardi a cui affida gli scritti di Emilio per poi andarseli a riprendere – racconta la leggenda – ‘armi in pugno’ perché sono finiti per sbaglio all’università e non vuole che si costruiscano carriere accademiche sulle sue carte; Joyce che rinuncia a un invito alla televisione francese perché ha già un impegno con una scuola media di Cagliari; Joyce che si definisce una scrittrice «di complemento» perché scrive per parlare a più persone possibile, non altro (dice); Joyce che sceglie di pubblicare con editori indipendenti piccoli e piccolissimi per aiutarli a crescere - eccetera.

Ogni volta, dice Ballestra, sogghigno ammirata, congratulandomi in segreto con questi eroi. Mette allegria, funziona potentemente anche a distanza di oltre novant’anni. È un’immagine di vittoria. È la storia come deve andare.

È difficile operare il taglio. Il tempo non si presenta alla mente da solo, non è un oggetto immobile che aspetta di essere rivelato. Si percepisce nella successione di oggetti mutevoli.

Ma non è nessuno di questi oggetti. 5 note suonate nel flauto, dice Hume, ci danno l’impressione del tempo, ma il tempo non è una sesta impressione che si presenti all’udito o ad altro senso. Né vi è una sesta impressione che la mente trovi in sé stessa. Che cos’è dunque il tempo se non la risonanza del presente con questa cosa chiamata passato? E qual è il presente di Silvia Ballestra? È forse il presente punk e anarchico degli anni Settanta? Leggiamo la storia di Joyce a partire dalla cesura punk? Può darsi.

Si può essere eroi, dice Ballestra, nel raccontare così, senza la retorica roboante del linguaggio di quell’epoca disgraziata.

Si può essere eroi anche facendo gesti goffi.

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