Notizia di poco tempo fa l’uscita di un lungo report in Australia in cui si spiegano le inquietanti azioni che hanno compiuto le Forze Speciali Australiane durante la guerra in Afghanistan. Il dossier visibile al pubblico è in realtà pesantemente censurato per ragioni “di sicurezza, di privacy e legali”. Manca tutta la seconda parte che conteneva gli incidenti e le questioni di interesse. Letteralmente “Incidents and issues of interest”. Insomma un rapporto monco che arriva dopo anni di soffiate alle televisioni. Ciò che emerge rimane tuttavia decisamente inquietante.
Cosa dice il report
Emerge dal rapporto che l’Australia sta attualmente indagando su 39 uccisioni di prigionieri di guerra e di civili. Si sta anche approfondendo sull’uso di armi proibite oltre che su episodi di tortura. Senza dimenticare le svariate accuse di vilipendio di cadavere, particolarmente infamanti e decisamente disgustose. La popolazione afghana tuttavia afferma che le uccisioni sarebbero state molte di più. Tra queste vere e proprie esecuzioni non conteggiate ci sarebbe anche l’omicidio, perché questo è, di due quattordicenni locali a cui sarebbe stata tagliata la gola. Un crimine orribile, commesso a sangue freddo e senza motivazioni neanche lontanamente militari. Il dossier però afferma che questi fenomeni di violenza fossero imputabili unicamente ai livelli più bassi delle Forze Speciali e che i caporali e i sergenti non ne fossero a conoscenza. Ciò risulta quanto meno sospetto. L’indottrinamento a cui erano sottoposti i membri di queste forze speciali non avveniva in Afghanistan, dove volendo sarebbe potuto essere giustificabile come reazione allo stress della battaglia, ma nei campi di addestramento in Australia. Là i soldati erano di fatto imbevuti di retorica imperialista.
Cosa non dice il report
Ma è venuto a galla un altro particolare sinistro, non segnalato nel report. Le reclute dello Special Air Service Regiment, abbreviato in SASR e artefice della totalità dei crimini di guerra commessi in Afghanistan finora, erano costrette a uccidere per una sorta di rito di iniziazione che li permetteva così di entrare a far parte della squadra in maniera completa. Il SASR aveva il compito specifico di terrorizzare la popolazione e annichilire la resistenza in modo da spianare la strada agli Stati Uniti. Non è un caso che molti presidenti statunitensi abbiano ringraziato l’Australia per il suo impegno nel teatro di guerra afghano, tra essi anche Obama sotto la cui presidenza sono avvenuti la maggior parte di abusi da parte delle sue forze armate nei confronti della popolazione civile afghana. Uno degli episodi, risalente al 2009, più crudeli e che mostrano perfettamente il livello di odio dei componenti del SASR nei confronti della popolazione locale è quello che vede un soldato australiano bere alcool dalla protesi di un afgano e ballare con essa.
David McBride
Ma il governo australiano non si è limitato a coprire al massimo livello i crimini dei propri soldati. Tra il 2014 e il 2016 David McBride, ex maggiore dell’esercito ed ex avvocato militare, ha passato informazioni all’ABC, l’Australian Broadcasting Corporation, riguardo ciò che stava accadendo in quel momento ed era accaduto in precedenza in Afghanistan. Il Governo ha deciso di perseguirlo per aver passato tali informazioni, considerate sensibili e top secret. La polizia australiana ha inoltre perquisito gli uffici della ABC e ha minacciato di mettere sotto accusa anche i due giornalisti che hanno raccolto le informazioni da McBride, Dan Oakes e Sam Clarke. L’ABC ha portato avanti un’azione legale contro il vero e proprio raid delle forze di sicurezza nelle sue sedi ma ha perso la causa.
Parole
Il 20 novembre di quest’anno il tenente generale dell’Esercito Australiano ha sciolto due squadre della SASR proprio a causa dei crimini che hanno commesso in Afghanistan. Un atto di facciata. La copertura delle alte sfere politiche nei confronti delle proprie Forze Speciali è stato totale e bipartisan. Membri di tale corpo sono entrati in Parlamento sia con i liberali sia con i laburisti sia con i verdi. Nell’agosto del 2019 il primo ministro australiano ha stanziato tre miliardi di dollari alle Forze Speciali, alla faccia di chi, come il Guardian, ne richiedeva il totale smantellamento oltre ad aumentare il budget per l’esercito in ottemperanza alla richiesta degli Stati Uniti ai propri alleati di maggiore impegno militare.
L’Australia insomma ha un volto oscuro sembrava aver nascosto dietro la facciata di una Nazione verde, tranquilla, inclusiva e aperta. La realtà è ben diversa anche perché l’isola oceanica è sempre stata la prima aiutante dell’auto proclamato gendarme del mondo. Quando Washington chiama, Canberra risponde al volo. Nel rapporto spuntano anche episodi di violenza gratuita commessi ovviamente da USA e Regno Unito ma anche, e questo sorprende, da Danimarca. Nuova Zelanda e Olanda. Ma ciò che colpisce del caso australiano, oltre all’ampiezza dei crimini, è la sensazione che tali violenze trovassero, oltre che giustificazione e copertura, un terreno fertile nelle Forze Speciali, imbevute da quella che è pura retorica colonialista. E che queste pericolose tendenze fossero coperte dai vertici militari e politici, indifferentemente dal colore, appare certo.
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