di Marinella Correggia
Le immagini più stupefacenti di questo anno all’insegna del coronavirus sono arrivate dall’India. Intanto, alla fine di marzo 2020 con il lockdown totale e repentino decretato dal governo nazionalista indù, l’odissea di milioni di lavoratori migranti inurbati che tornano ai loro villaggi con ogni mezzo per evitare la fame da disoccupazione. La riscossa delle campagne affolla le strade a partire dal mese di novembre 2020, centinaia di migliaia di agricoltori e braccianti si accampano per mesi nei pressi della capitale New Delhi in un’epica protesta contro alcune leggi che renderebbero il loro lavoro ancora più difficile avvantaggiando le grandi imprese distributrici a spese dei piccoli produttori.
Provenienti da Punjab, Haryana e Uttar Pradesh, persone di diverse età – i giovani sono la maggioranza ma non mancano gli ottantenni – ben organizzate e motivatissime vivono nelle tende che hanno approntato, marciano, cucinano o digiunano… senza distanziamento sociale, senza mascherine. Un altro mondo. Gli esperti inizialmente prevedono un dilagare dei casi di coronavirus e dei morti, mentre già l’India sembra sperimentare un picco. Ma il gruppo di dottori e volontari che opera negli attendamenti, pur ritenuti «campo fertile per il virus»,non si imbatte in alcun sintomo tipico di Covid, malgrado vengano via via visitate migliaia di persone. E tre mesi dopo (nel frattempo si sono tenuti grandi raduni elettorali in Bihar e folle di pellegrini si sono assembrati nel festival Kumbh Mela), «non è successo nessuno degli orrori previsti»,ha sottolineato in un’intervista Rajib Dasgupta, presidente del Centre of Social Medicine & Community Health della Jawaharlal Nehru University. https://www.tio.ch/dal-mondo/
Anzi, in questo paese di 1,4 miliardi di persone, gli stessi casi di positività al Sars-CoV-2 hanno continuato a scendere (malgrado un numero sempre maggiore di tamponi), ben prima dell’inizio del programma di vaccinazione (gennaio 2021). Per Dasgupta, questi raduni di massa potrebbero aver accelerato il processo immunitario presso una popolazione meno sensibile a Covid-19 per via dell’età. Del resto, in un paese nel quale il lavoro informale e senza sicurezze riguarda la stragrande maggioranza della popolazione (per nn parlare di quasi due milioni di senzatetto), uscire e mescolarsi è inevitabile se si vuole mangiare.
I leader anziani della protesta contadina avanzano un’altra spiegazione: «Il livello d'immunità degli agricoltori è forte perché hanno lavorato duramente sui loro campi. I contadini non sono intimoriti dal coronavirus». Naturalmente il loro sindacato lascia libertà di scelta ai singoli manifestanti che rientrano nelle categorie che possono accedere al siero: gli anziani e chi ha patologie pregresse.
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