di Marco Corvo
Chi si ricorda di una associazione che difendeva l’ambiente dai soprusi dell’antropizzazione, dovrà di certo leggere questo report dell’associazione, dal titolo “Scacco alle Rinnovabili”, dove con dati alla mano, si fa per dire, Legambiente elenca 20 storie di boicottaggio delle fonti rinnovabili in Italia, tra lentezza burocratica e immancabili malpancismi popolari.
Prima che esistessero i novax, i media nostrani si dilettavano a raccontare le malefatte di comitati e associazioni che si opponevano a grandi impianti, da nord a sud.
Costoro erano simili ai novax, per estrazione sociale, per istruzione e per cocciutaggine.
Gente da evitare, oscurantisti del XXI secolo che, in nome della tutela dell’ambiente, si ostinavano a bloccare il progresso. E giù con acronimi come NIMBY e NIMTO, sindromi che colpiscono gli abitanti delle zone dove andrebbero costruite discariche e inceneritori, cementifici o mega impianti di produzione di energia.
Legambiente recupera questo armamentario molto anni novanta e lo riadatta a coloro che si oppongono a mega impianti “da fonte rinnovabile”.
Ed ecco nel report comparire 20 “vergogne” italiche, tra cui anche quella di un comune siciliano, Pozzallo, dove un’azienda avicola che già ha uno stabilimento per incenerimento delle carcasse di ovini vari, vorrebbe costruire un mega impianto biogas, a poche centinaia di metri in linea d’aria dalle aree abitate.
Come osano questi ignoranti bloccare gli obiettivi 2020, solo per le molestie odorigene, per qualche falda acquifera a rischio o perché i turisti non verrebbero in un’area industrializzata a passare le proprie vacanze?
Ed ecco che l’associazione che tutela l’ambiente, si trasforma in uno strumento nelle mani delle grandi imprese, che guadagnano anche dagli incentivi statali e che poco hanno a cuore le sorti dell’ambiente e degli abitanti dei luoghi dove realizzano i propri impianti.
Infatti, le 20 storie di legambiente, hanno tutte un minimo comun denominatore: i mega impianti di produzione di energia, il cui impatto, a prescindere dalla fonte primaria utilizzata, è devastante per il territorio e per i suoi abitanti.
Forse i legambientini sono convinti di vivere negli Usa, dove enormi distese di terra brulla sono pronte a ospitare qualsiasi megalomania umana, non Italia, dove storia e cultura sono sparsi ovunque e dove i cittadini, le imprese, i lavoratori vivono e guadagnano dall’equilibrio tra uomo e ambiente.
Troppe volte questo equilibrio è stato stravolto nel nostro paese e dispiace vedere chi si fa portatore dei temi ambientalisti, sostenere soluzioni ormai vetuste, come quelle dei mega impianti di produzione di energia.
Non sarà certo la foglia di fico delle fonti rinnovabili a far dimenticare che dietro gli impianti centralizzati ci sono enormi interessi, anche nel controllo dell’energia e dei suoi prezzi.
Il futuro è certo rinnovabile, ma per un equilibrio ambientale, economico e sociale si deve necessariamente guardare alla generazione distribuita, ovvero a micro impianti distribuiti sul territorio, sui tetti delle case, non su enormi distese di terreno, o peggio in luoghi importanti dal punto di vista sociale, storico e culturale.
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