Il Draghistan e la "proteina spike" della democrazia

di Gandolfo Dominici[1]

Il “Bel Paese” un tempo detto Italia è stato infettato dal virus pandemico del globalismo ed è divenuto Draghistan.

Il virus del globalismo ha infettato tutte le istituzioni, dagli ordini professionali ai sindacati, alle associazioni di categoria ed ha colpito l’organo vitale della democrazia: il Parlamento.

Questa patologia ha completato il processo di trasformazione da Democrazia a quella che il sociologo - ed ex Presidente della Fabian Society (nel 1976) - Colin Crouch aveva definito “Postdemocrazia[2].

La Postdemocrazia è una condizione degenerativa della Democrazia in cui le istituzioni e le consuetudini democratiche perdono la loro reale funzione e rimangono semplici orpelli formali per fare da paravento al vero governo delle oligarchie plutocratiche.

La globalizzazione ha trasferito le decisioni strategiche nell’ambito sovranazionale che è al di fuori del controllo delle istituzioni democraticamente elette degli stati nazionali. Ciò ha reso sostanzialmente nulla la volontà e la partecipazione popolare al dibattito politico-economico.

Nella fu Italia (oggi Draghistan) questo processo si è reso ancora più facile data la diffusa esterofilia dell’italiota medio per il quale frasi come “ce lo chiede l’Europa”, o “lo stanno facendo in altri Paesi”, sono sufficienti a giustificare qualsiasi vessazione.

Peggio ancora, si è assistito - e si assiste - ad una progressiva perdita di identità culturale e politica in nome del globalismo neo-liberista occidentale che vuole i sudditi (non più cittadini) conformi e standardizzati secondo i dettami fluidi del politically correct. Il neo-liberismo globalista gestito dalle élite plutocratiche occidentali vede, infatti, il suddito (ideale) come un consumatore di un prodotto globale su un mercato globale. C’è, dunque, bisogno di un uomo che sia “standardizzato”, che consumi gli stessi beni in tutto il mondo (come gli i-phone, i cheese-burger di McDonald, etc.). Pertanto, considera le idee, i gusti, e persino l’identità sessuale come prodotti da “standardizzare”. Per diffondere il “virus globalista” le classi politiche nazionali hanno adottato modalità sempre più subdole di comunicazione con gli elettori, manipolandoli o, più semplicemente, truffandoli. Una volta arrivati al governo, hanno puntualmente ripagato quanti li abbiano sostenuti con il proprio voto, con il tradimento.

Quelli che una volta erano cittadini sono - dunque - divenuti marionette mosse dalla propaganda che, molto spesso, è stata finanziata (in via diretta o indiretta) da oligarchi sovranazionali.

Quanti detengono veramente il potere hanno compreso che per demolire la democrazia occorre colpirla al cuore. Il Parlamento è il cuore della Democrazia, e l'Italia era - secondo la Costituzione (ormai ridotta a cavillo) una Repubblica Parlamentare. Peraltro è cosa nota come il primo passo per instaurare una dittatura sia delegittimare e depotenziare il Parlamento riducendolo ad un “bivacco””, come ebbe a minacciare Mussolini ai tempi della marcia su Roma.

Il veicolo che in Italia ha portato l’infezione globalista in Parlamento è da identificarsi in vari partiti che hanno “tradito” i propri elettori e principalmente il Movimento 5 Stelle. I 5 Stelle come la famigerata “proteina spike” del Covid-19 hanno demolito l’organo più importante della democrazia, insultandolo, svilendolo ed impoverendolo in nome di un facile populismo gridato sui social che ha ipnotizzato ed abbindolato i suoi elettori.

A molti ex cittadini, e oggi sudditi, abbindolati dalla propaganda populista è sembrata una ottima idea portare in Parlamento gente senza arte né parte (come, a rigor del vero, aveva già iniziato a fare Forza Italia anni prima), riducendo gli emolumenti dei parlamentari, togliere i vitalizi e ridurne il numero: “A morte i politici!”.

Il portato di questa ondata è sotto i nostri occhi, un parlamento ridotto a mero “passacarte” di un “governo dei migliori” (cioè “aristocrazia” dal greco antico ?ριστοκρατ?α, composto da ?ριστος «ottimo - migliore» e -κρατ?α «-crazia: governo/comando»). Il Sommo Sultano del protettorato coloniale atlantista del Draghistan è stato sostanzialmente nominato (mai eletto) dalle elite plutocratiche sovranazionali, succedendo ad altri nominati. Un parlamento composto per gran parte da mediocri (e tanti ancor meno che mediocri) per i quali gli emolumenti, seppur quasi dimezzati rispetto al passato, rappresentano l’unica fonte di sostentamento e che, essendo stati aboliti i vitalizi, giammai lascerebbero la poltrona prima della fine della legislatura, a costo di votare a favore di qualunque assurdità venga proposta dal governo dei sedicenti "migliori“?

Per analogia il Parlamento è stato così privato delle sue “difese” immunitarie”, così da potere essere meglio infettato dal virus del potere globalista.

Presi da tale furore, indotto dalla propaganda, i cittadini non si sono accorti che i politici ed il Parlamento erano gli unici che (almeno in teoria) avevano un qualche bisogno di consenso popolare per raccogliere voti e - dunque - gli unici che (sempre in teoria) avrebbero potuto avere un qualche interesse a rappresentare le loro istanze. Pertanto gli elettori, svilendo il parlamento (per via della delusione e del distacco dalla politica), hanno dunque fortemente indebolito l’unico mezzo a loro disposizione per cercare di contrastare lo strapotere delle elite sovranazionali.

Tale manipolazione del consenso (anche parlamentare) ha, in questi giorni, trovato tutta la sua evidenza - per chi voglia vedere - con la questione che ha visto protagonista (suo malgrado) il senatore Petrocelli (per contrappasso appartenente al Movimento 5 Stelle). Questi, infatti, è stato rimosso dalla Presidenza della Commissione Esteri del Senato perché non allineato con il “governo dei migliori” del Draghistan, per poterlo liquidare si è giunti a far dimettere i singoli componenti di quella Commissione. Appare evidente come in tale assenza di dialettica istituzionale, il “politically correct” globalista acquisisce la totale egemonia e il suprematismo occidentale manifesta la sua natura di totalitarismo.

Privato il popolo del Parlamento, come unico strumento di difesa democratica, le elite possono procedere senza ostacoli verso lo step successivo della famigerata “Agenda” globalista che, grazie al “Reset” dei ceti medi - già da tempo descritto e fortemente auspicato dagli oligarchi del World Economic Forum - potrà gradualmente trasformare i cittadini ormai “sudditi”, in animali da allevamento in batteria da gestire attraverso la manipolazione del consenso ed il controllo sociale.

Tale approccio “zootecnico” al controllo sociale lo abbiamo già visto con il pretesto della Pandemia Covid-19, con le inutili (e deleterie) misure draconiane (rectius: dragoniane) come il lockdown, il coprifuoco, il green pass e il ricatto estorsivo vaccinale. Tutte misure volte a fare accettare la riduzione dei diritti, un tempo inalienabili e inviolabili, ad accettare “certificati di obbedienza” sotto la forma di QR code e identità digitale; tutti prodromi alla instaurazione diffusa di un sistema di credito sociale di stampo cinese.

Sudditi marchiati, standardizzati e privati della loro identità e sovranità - anche fisica, attraverso l’estorsione terapeutica - come polli in una stia. Tutti uguali, tutti carne da macello per gli interessi economici e politici di una risicata elite globalista per cui le istituzioni politiche, economiche e sociali nazionali sono meri pezzi di un ingranaggio. “Non avrò nulla e sarò felice” recita un noto slogan del World Economic Forum, felici come si può essere in una stia per polli!

Per uscire dalla stia per polli occorre uscire dal pensiero unico “politically correct” e della degenerazione neo-liberista del pensiero liberale che fluidifica le istituzioni della società e, conseguentemente, l’identità degli individui.

Occorre opporsi al neo-liberalismo globalista delle oligarchie che, avendo acquisito la piena egemonia, si è trasformato in totalitarismo e che avendo strumentalmente depotenziato le istituzioni democratiche si appresta a trasformare la post-democrazia in post-umanizzazione.

A questo punto, la cura al virus globalista consiste nel riappropriarsi della sovranità, tornare ad essere cittadini e non più sudditi. Per fare ciò bisogna riabilitare, guarire e riacquistare la fiducia negli organi preposti al controllo democratico, primo tra tutti il Parlamento.

La cura al virus globalista si chiama “sovranismo”.

Il termine sovranismo viene da tempo diffamato dalla propaganda manipolatrice delle elite globaliste, tuttavia è compreso da pochi nella sua reale accezione politica, sociale ed economica.Il sovranismo è lungi dall’essere una ideologia di (estrema) destra o nazionalista, come subdolamente viene apostrofato dalla propaganda mainstream. Tale sviante sovrapposizione è solo dovuta alla altrettanto fasulla dicotomia politica odierna tra destra e sinistra, due categorie ormai inconsistenti e inesistenti. La falsità di tale dicotomia è oggi palese, trovandoci davanti a una “sinistra” (un tempo a favore di lavoratori e proletariato) che, dalla caduta del muro di Berlino, è divenuta, invece, paladina di banchieri e multinazionali. Dall'altra parte, una pseudo destra che ha smesso da tempo di tutelare la media borghesia.

La reale contrapposizione politica odierna è - quindi - tra sovranismo e globalismo, cioè tra identità e cittadinanza da un lato, e standardizzazione e sudditanza ai dettami delle elite sovrannazionali, dall’altro.

“In nome del popolo sovrano” non è solo il titolo di un vecchio film, ma anche il dettato dell’art. 1 della Costituzione ove si afferma che: “La sovranità appartiene al popolo”.

In parole semplici il sovranismo avvalora la rivincita della sovranità popolare in antitesi alle politiche globaliste e di egemonia delle élite plutocratiche sovranazionali, mettendo al centro della dialettica politica i veri bisogni dell’individuo quale membro di una identità culturale.

Temi come il diritto all’appartenenza, alla socialità, al lavoro come alla sussistenza economica, devono tornare in auge contrapponendosi alla narrazione propagandistica della società consumistica, mediatica e “fluida” del “villaggio globale”, voluta e creata dalle multinazionali e dai mass media a loro, direttamente o indirettamente, collegati.

A livello geopolitico, il sovranismo si oppone al “suprematismo” delle “crociate” dell’Occidente esportatore di “post”-democrazia che ha come “missione” quella di imporre il “politically correct” - come unico e massimo “bene” - come i missionari imponevano il cristianesimo alle tribù indigene.

Il sovranismo, al contrario di quanto spacciato dai media mainstream, è tollerante delle differenze che considera un arricchimento rispetto alla standardizzazione globalista che, invece, atomizza e priva l’individuo delle sue radici e della sua cultura, rendendolo un pollo standardizzato nella stia globale.

Il sovranismo, si contrappone alla standardizzazione dell’uomo globalizzato ma non rifiuta la dimensione internazionale come facevano invece le ideologie nazionalistiche dello scorso secolo. Per combattere il virus del globalismo unipolare serve il sovranismo “multipolare”. Al globalismo etnocentrista occidentale che vuole “civilizzare” e rendere “post”democratici tutti i paesi del mondo a suon di “bombe di pace” si deve contrapporre il sovranismo multipolare, che non ha alcuna pretesa di imporre un unico modello culturale, politico, economico e sociale al mondo intero.

In conclusione - e fuor di metafora - occorre ripristinare le condizioni minime per poter riprendere a nutrire la storica fiducia nelle istituzioni democratiche ripristinandone la naturale (ma al momento congelata) funzione di anticorpi nei confronti delle oligarchie sovrannazionali che stanno calpestando la nostra umanità mirando a trasformare la cittadinanza in un distopico “metaverso” .

Per debellare il virus globalista che ha ridotto l’Italia in Draghistan, dunque, il sovranismo è la cura. Per riuscire in questa cura bisogna, citando il filosofo Julius Evola, “Cavalcare la Tigre”, cioè avere il coraggio di salire sopra la tigre del globalismo elitario - senza mai identificarsi con essa - e aspettare che si stanchi per poterla abbattere.

[1] - Professore Associato di Business Systems e Marketing – Università di Palermo – esperto di Cibernetica Sociale – Editor in Chief della rivista scientifica Kybernetes – CV: https://gandolfodominici.it/.

[2] Si vedano C. Crouch 2002 - “Coping with Post-Democracy” https://www.fabians.org.uk/wp-content/uploads/2012/07/Post-Democracy.pdf e C. Crouch, “Postdemocrazia” 2003, Laterza.

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