In Europa siamo governati da (utili) idioti?

Immediatamente dopo l’inizio della guerra in Ucraina i rappresentati dell’Unione Europea hanno deliberato una serie di sanzioni economiche che sono state via via rafforzate fino all’embargo sul petrolio russo.

Ora, qualsiasi studente di economia alle prime armi sa che le sanzioni economiche, oltre ad essere un’arma a doppio taglio per via del ben noto effetto boomerang, ci mettono un certo tempo ad avere effetto. Bisogna attendere che l’embargo faccia il suo sporco lavoro rompendo le filiere logistiche e quelle di produzione, osservare l’efficacia delle riserve strategiche del paese colpito a contrastare i vari shock di offerta, riserve che a loro volta dipendono dal fatto se il paese sia produttore di materie prime o no ecc. Invece cosa hanno fatto i solerti apparat?ik europei?

Presi da una virilissimo furor guerriero, di settimana in settimana hanno inasprito le sanzioni senza nemmeno prendersi la briga di verificare se il livello punitivo precedente avesse sortito effetti. Il risultato?

Dopo una serie di oscillazioni da paura il rublo si è stabilizzato su un livello addirittura migliore rispetto a prima del conflitto. Infatti, se a marzo ci volevano 160 rubli per acquistare un euro, oggi il tasso di cambio si è assestato intorno a 65, meglio di gennaio quando era a 85. Spinta dalle sanzioni la Russia ha costruito una serie di relazioni economico commerciali con partner forti come Cina, India e Brasile, creandosi così un back up economico di lungo termine che prima non aveva. Inoltre, a parte i paesi aderenti alla Nato, il resto del mondo si è mostrato riluttante a seguire la crociata antirussa. Infine, ciliegina sulla torta, l’effetto boomerang delle sanzioni sui prezzi dei beni al consumo si sta abbattendo brutalmente sulle economie europee minacciando di mandarle in recessione.

Nonostante questi clamorosi insuccessi però, i paesi europei non solo non hanno cambiato di una virgola la loro strategia, ma hanno annunciato a spron battuto di volerla rafforzare ulteriormente. Sappiamo che uno degli indicatori principali di intelligenza è quello di saper individuare e correggere i propri errori. Dobbiamo quindi dedurre che noi europei siamo governati da degli idioti? In parte sì, verrebbe da dire pensando a certi politici nostrani, in parte però anche no. Un esempio pratico forse servirà a chiarire.

Nel libro “I padroni del Cibo”, un po' datato ma sempre valido, l’economista inglese Raj Patel descrive la trasformazione alchemica del prezzo del caffè ugandese dal produttore contadino allo scaffale del supermercato di Londra. Il produttore locale vende il suo chilo di caffè a un mediatore al prezzo di 14 centesimi di dollaro al chilo (2009). Il mediatore lo rivende al macinatore al prezzo di 19. Il mulino ci aggiunge 5 cent per la lavorazione, lo infila in sacchi e spedisce tutto a Kampala, la capitale, con un costo di trasporto di 2 cent al chilo. Il caffè ora costa 26 cent al chilo. A Kampala l’esportatore principale ugandese è contento quando guadagna dieci dollari alla tonnellata, quindi un cent a chilo. Alla fine, quando il sacco di caffè arriva ai cancelli della Nestlé a Londra, dove la multinazionale ha una fabbrica di lavorazione, il suo prezzo ha raggiunto 1,65 dollari al chilo. Ma il vero colpo di magia avviene dentro la pancia della Nestlé, a Londra o in qualsiasi altro sito produttivo della multinazionale alimentare. Qui il valore della merce levita meravigliosamente a 26,5 dollari il chilo; 200 volte il costo in Uganda. La parola plusvalore vi dice qualcosa? Ora avete un’idea abbastanza chiara del sistema dei prezzi che stritola sia il piccolo consumatore occidentale sia il piccolo produttore locale.

Nell’anno dominus della pandemia Covid-19 il commercio internazionale si è praticamente fermato. Di conseguenza anche i settori produttivi hanno subito un arresto quasi totale, determinando una diminuzione dell’offerta a livello globale. I profitti delle grosse multinazionali food e non food (leggi: energia) hanno subito una battuta d’arresto brutale dalla quale adesso vogliono rifarsi con gli interessi.

Nella tabella seguente sono riportati i costi annuali medi dell’energia elettrica in Italia dal 2019 al primo trimestre del 2022. Come si può vedere l’aumento inizia nel secondo trimestre del 2021, ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina, e in poco tempo assume pendenze da Izoard.

Lo stesso discorso si può fare praticamente per qualsiasi merce. L’aumento vertiginoso dei prezzi è iniziato molto prima del conflitto, quasi in concomitanza con la fine dei lock down ad oltranza tra il secondo e terzo trimestre del 2021, ma è stato ignorato da media e politici che parlavano solo di covid e vaccini. Inutile aggiungere che gli aumenti riguardano principalmente la parte terminale della formazione dei prezzi, quando i prodotti raggiungono le sedi europee di lavorazione o di smistamento (vedi caso della Nestlè), e sono imposti per salvaguardare i profitti di quelle poche multinazionali che dominano i nostri mercati, alla faccia del tanto celebrato “libero mercato” europeo. Le sanzioni contro la Russia rappresentano, da questo punto di vista, un’ottima giustificazione dietro al quale far passare ogni genere di aumento di qualsiasi categoria merceologica, tranne quella del lavoro s’intende, e per questo vengono sbandierate ai quattro venti con frasi di retorica mussoliniana: volete voi la pace, o l’aria condizionata?

E torniamo alla domanda principale: siamo governati da idioti? In parte certamente sì, in parte, e penso che sia quella maggioritaria, siamo nelle mani di apparat?ik di regime che servono interessi economici sovranazionali dai quali ricavano le loro profumate prebende e il loro potere. Nel farlo non si fanno scrupolo di demolire nazioni, paesi, società, culture, famiglie e individui. Il loro orizzonte temporale è quello disegnato dall’arco delle loro carriere, il loro contatto con la realtà è determinato dallo stesso tipo di autismo sociale che aveva Luigi XVI a Versailles o lo Zar Nicola II a Carskoe Selo.

Questa semplice constatazione dovrebbe essere la premessa per qualsiasi riflessione sul mondo contemporaneo. È probabile che, stando così le cose, tra non molto avremo masse di morti di fame senza più nemmeno l’illusione di un futuro migliore, ai quali un eventuale offerta di reddito di cittadinanza universale calata al momento giusto come un poker dai nuovi Luigi XVI, potrebbe non bastare. Potrebbe infatti essere che, invece della docile schiena dell’asino pronto ad accogliere la bastonata pur di mordicchiare la carota mezza marcia sventolata dal padrone, sua maestà incontri la furia di Maxime Robespierre & Joseph-Ignace Guillotin.

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