Terra dei fuochi, la guerra che non si combatte

di Massimiliano Costantino Esposito

La Terra dei Fuochi campana è una guerra vera e propria, con tante piccole bare bianche incolpevoli cadute sul campo. Mentre si finanziano spese folli in armamenti, in parlamento, per conflitti pericolosi, destabilizzanti ed antisociali, i nuvoloni neri di morte provenienti dai roghi tossici di rifiuti speciali h24 in Campania, forse non sono abbastanza neri da poter essere visibili da Roma.

Posso dire da cronista ed attivista, di tentare di fare sempre tutto l'impossibile per divulgare, comunicare, illuminare, istruire, denunciare. Ma il più delle volte siamo stati lasciati soli, ignorati, estromessi, esiliati in favore di chi faceva parte di apparati o di cerchi magici anche se del fenomeno non ne capivano assolutamente poco o nulla. I risultati sono che dopo 40 anni, queste Chernobyl alle pendici del Vesuvio, restano inalterate nella loro tragica, feroce quanto dispotica furia omicida. Rispetto ed onore, per chi si ammala e muore, dove il veleno del mondo divora costantemente cittadini inermi e non protetti adeguatamente da chi la Terra dei Fuochi dovrebbe metterla al primo posto dell'agenda politica a qualsiasi livello.

Le Periferie e province tra Napoli e Caserta, tranne rari casi, restano dei deserti atomizzati a livello sociale ed antropologico, umiliate dalla politica, con i patriziati locali con la funzione di satrapi di apparati superiori. Centri commerciali, quartieri dormitorio, zone fuori controllo totalmente in mano alla criminalità organizzata senza che nel tempo ci siano stati i metodi preventivi e repressivi adeguati ed immediati per stroncare sul nascere le attività dei clan.

Ma è campagna elettorale, tutti vogliono cambiare tutto, ciò che è sembra meno buio, anche se accendi i riflettori, da queste parti, la Notte sembra sempre più buia di altrove. Restano i silenzi, e non le chiacchiere delle campagne elettorali ed i lamenti di chi non si piega, al nulla dei deserti morali, che ci circondano.

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