L'ipocrisia mediatica di due "donne al potere": un presidente del Consiglio che si mascolinizza e una nuova segretaria del PD ricca e fluida.
Entrambe neoliberiste, entrambe europeiste, entrambe atlantiste, entrambe guerrafondaie...
Con maggiore fastidio rispetto agli altri anni, assisto alla celebrazione di donne famose, "che ce l'hanno fatta", che sono riuscite ad emergere individualmente dalla oppressione e dalla discriminazione di genere.
Questa narrazione non solo è ipocrita, ma è pericolosa.
Esalta la competizione personale piuttosto che la solidarietà sociale.
Mette al primo posto il diritto civile piuttosto che i diritti sociali.
Attenzione.
È sempre lo stesso copione.
Una donna ricca con possibilità di tate e domestiche, di mandare i figli in scuole private, di curarsi in cliniche esclusive, di pagare badanti per l'assistenza dei genitori anziani è uguale ad una donna che lavora?
Ha le stesse esigenze delle donne che per essere assunte devono firmare lettere di licenziamento preventivo nel caso restassero incinte?
Ha la stessa paura quotidiana di non poter pagare le bollette, l'affitto, di mettere insieme il pranzo con la cena e assicurare un pasto sano ai propri figli?
Ha ogni anno gli stessi problemi con le scuole comunali e statali per assicurare ai figli il diritto all'istruzione?
Quelle donne che ci presentano come "una rivoluzione nel panorama italiano" hanno mai avuto l'incubo di non poter fare una semplice mammografia se non in lista d'attesa per un anno?
Queste donne che hanno dovuto scegliere un genere fluido per emergere hanno mai subìto le vessazioni e gli abusi per strada, nelle metropolitane, sui luoghi di lavoro?
Oggi c'è uno sciopero generale indetto dai sindacati di base per i diritti sul lavoro, di cui le donne, più di tutti, sono prive.
A Roma lo sciopero USB vede anche una mobilitazione a piazzale Ostiense perché Acea, (la neo presidente Marinali, una donna)
nega al Comune i documenti sulle denunce di abusi sulle lavoratrici.
Oggi, otto marzo, ancora una volta le donne hanno perso.
Perché nessuna battaglia per i diritti delle donne può prescindere dai diritti sociali, dalla lotta alla privatizzazione, dalla consapevolezza che il nemico è il neoliberismo, dalla coscienza di classe.
Le donne "normali" non si sentono rappresentate dal presidente Meloni o dalla fluida ricca Elly Schlein.
Le donne "normali" sostituiscono gli scellerati tagli ai diritti costituzionali, al welfare.
Questo bisogna sottolineare.
Non basta un Obama presidente per eliminare il razzismo, si disse alla sua elezione.
E tanto meno una Lagarde o una von der Leyen per "festeggiare" la donna...