di Francesco Maringiò
I dati dell’export italiano degli ultimi mesi stanno registrando livelli record. È una buona notizia per il paese, soprattutto alla luce della congiuntura economica internazionale segnata da forte instabilità. L’analisi dei dati, mese per mese, ci fornisce il dettaglio di questo successo. Se infatti a febbraio l’aumento tendenziale dell’export è stato dovuto in primo luogo all’aumento di articoli farmaceutici e chimici (+51,3%) a marzo la crescita viene spinta, tra gli altri, da beni strumentali (+10,6%) e beni di consumo non durevoli (+8,2%). Il surplus commerciale con i paesi extra Ue, sostenuto dal forte avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici, è molto ampio (il più elevato da oltre trenta anni).
Da segnalare che questo importante trend vede la Cina come il paese che, da solo, assorbe una fetta consistente dell’export italiano: l’aumento di importazione di beni italiani da parte dell’ex celeste impero raggiunge questo mese la cifra significativa di +26,3%. Un valore ancora più interessante se si tiene conto di una tendenza negativa registrata dall’interscambio commerciale. L’Istat, infatti, stima a marzo 2023 una diminuzione congiunturale per i flussi con i paesi extra Ue, un calo più marcato delle quote di importazioni (-12,9%) rispetto alle esportazioni (-4,6%).
Quindi, se l’export extra Ue cresce nel primo trimestre dell’anno dell’1,3% rispetto al trimestre precedente, ma c’è una contrazione del mese si marzo, la Cina fa da volano delle esportazioni italiani.
Il dettaglio delle merci uscirà prossimamente, ma possiamo intanto analizzare quelli del mese scorso, permettendoci così di individuare alcuni trend. Secondo i dati forniti dall’Observatory of Economic Complexity, i settori che hanno trainato maggiormente l’export italiano verso la Cina a febbraio sono stati valigie e prodotti in pelle (286 ml di dollari), gioielli (156 ml), medicinali confezionati (152 ml), calzature in pelle (87,6 ml) e automobili (59,6 ml). Ad eccezione del settore medicale (il cui impatto sull’export nel mese di marzo, come abbiamo visto, si è molto ridotto), si tratta prevalentemente di prodotti del settore del lusso, la cui l’enorme e dinamica classe media cinese (oltre 400 milioni di persone di cui in gran parte molti giovani) rappresenta un’importante fetta del consumo globale. La Cina, da fabbrica del mondo, è diventata il più grande mercato per i consumi: un partner indispensabile per il settore produttivo italiano legato al made in Italy.
Ma il dato più importante che evidenza il contributo cinese alla crescita dell’export italiano è quello su base annua, dove la Cina segna un incredibile +131,3% di import di prodotti italiani. Se a questo, aggiungiamo anche una tendenziale riduzione dell’import italiano di beni cinesi (nel mese di marzo l’export cinese verso il Belpaese ha registrato un -34,4%) possiamo fare alcune brevi considerazioni. Così come più volte richiesto da parte italiana, il saldo nella bilancia commerciale tra i due paesi si sta progressivamente riducendo e, in una fase segnata da un rallentamento importante del mercato interno, la crescita dell’export segna un importante risultato economico. Si regista una tendenza continua di aumento della quota di export verso la Cina e riduzione del saldo commerciale sin dal 2019, anno dell’ultima visita di stato cinese in Italia.
Non può essere un semplice caso, conseguenza delle leggi caotiche del mercato, ma il frutto di un investimento politico relativo allo sviluppo delle relazioni tra i due paesi e la decisione cinese di investire in una relazione stabile e duratura con i paesi europei.
Sono di ritorno da un importante viaggio in Cina, il primo dopo la pandemia. E nei giorni scorsi ho potuto cogliere con forza come l’impegno cinese al rafforzamento dei legami economici, commerciali e diplomatici con l’Europa sia una priorità per Pechino.
L’augurio è che lo sia in maniera sempre più decisa anche per l’Europa e l’Italia.
Fonti:
https://twitter.com/RobinBrooksIIF/status/1654100508271951872
https://oec.world/en/profile/bilateral-country/chn/partner/ita
https://www.istat.it/it/files//2023/05/COE-extra-UE-marzo2023.pdf
https://www.istat.it/it/archivio/283620
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