di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Suscitano quasi compassione le lacrime (figurate) del sindaco di Firenze Dario Nardella, addolorato perché il governo fascioleghista avrebbe tolto «i militari a Firenze per mandarli a Pisa». E genera compatimento il suo appello al centro-destra fiorentino perché si unisca alla sua “battaglia per la sicurezza”, per avere duecento militari in più a sorvegliare le strade della città. E invece i giannizzeri locali del governo nero che, dice Nardella, toglie agli uni per dare agli altri e ne inventa di tutti i colori per mettere i bastoni fra le ruote alle città governate dal centro sinistra e premia quelle in mano alla destra, come se le diversità tra le une e le altre si fondasse su valori sociali e di classe e non invece su “primati” turistici e di vetrina per rimpinguare le tasche di immobiliaristi, baroni della rendita e bottegai. Così i giannizzeri, si diceva, gli ridono in faccia.
«Il governo di destra utilizza le istituzioni per mettere in grande difficoltà le città governate dal centrosinistra» singhiozza Nardella, ricordando che «avevamo i militari alla stazione, questo governo ce li ha tolti; avevamo i militari in piazza del Duomo, il governo ce li ha tolti, e sono stati mandati in un’altra città guarda caso governata dalla destra. Ci tolgono gli agenti, ci tolgono i militari, e ci tolgono le risorse». Firenze e il suo sindaco si sentono insicuri, senza le armi spianate.
Eppure, sono passati appena tre anni da quando quella sorta di spot pubblicitario comunale che si chiama TG3 della Toscana esultava per l'istallazione, in una piazza centrale del capoluogo regionale, definita la «zona più calda per l'ordine pubblico in città», della telecamera di sorveglianza numero 1.000, che attribuiva a Firenze il “primato” di città italiana con più telecamere per abitante: una ogni 380 persone. E in quelle stesse settimane, il prode (ex?) renziano precisava che erano ancora disponibili 400.000 euro del bilancio comunale da spendere per la “sicurezza” e puntava così a 1.200 impianti: uno ogni 316 fiorentini.
E sono passati appena sette mesi da quando il sito web del Comune di Firenze ospitava il petto gonfio d'orgoglio di qualche assessore comunale nell'annunciare che, con l'istallazione di altre 100 telecamere, si sarebbe arrivati a quota 1.500 apparecchi, piazzati in «luoghi sensibili della città» e indispensabili non solo per «monitorare i flussi di traffico sulla rete cittadina», ma soprattutto per «supportare il lavoro delle forze dell’ordine per la sicurezza», essendo collegate «alle sale operative di Polizia municipale, Questura, Carabinieri e Guardia di Finanza». Mancava solo l'arcivescovato.
Allora, ne andava ben fiero il sindaco, ricordando come, al momento del suo insediamento, a maggio 2014, non ci fossero in città che appena 150 miseri impianti di sorveglianza: al termine del suo secondo mandato, tra 8 mesi, è probabile che ne vadano ben fieri e soddisfatti anche quei produttori israeliani del software legato al funzionamento delle telecamere.
Ma, evidentemente, le telecamere non bastano: non incutono abbastanza timori nei “malintenzionati”. Vuoi mettere una bella pattuglia in mimetica, con tanto di fucile d'assalto e sguardo guerresco, che sfila in stazione tra le centinaia di passeggeri in attesa dei treni? Vuoi mettere le divise nere che ti chiedono i documenti, se tanto tanto non hai l'accortezza di abbassare lo sguardo passandogli accanto?
E dunque, “cari amici” del centro destra, supplica Nardella, «firmate con me la lettera al ministro Piantedosi per avere 200 agenti in più tra polizia e carabinieri». Aiutatemi e, insieme a me, scongiurate Roma di ripensarci e ridarci i nostri cari uomini in armi: «Perché questo governo ha risolto il problema dello stadio di Venezia e non dello stadio di Firenze? I fiorentini non hanno l’anello al naso. Non ci vuole molto per capire che è un’ingiustizia», che le persone devono poter sapere che avranno, oltre a tante telecamere, anche un nuovo stadio che, mentre farà felici tanti costruttori, avrà bisogno anche di più impianti di sorveglianza e di più militari di pattuglia.
Ma i giannizzeri fiorentini gli hanno riso sul muso e hanno replicato che loro, da tempo, avevano chiesto «di utilizzare l’esercito per riportare la legge» a Firenze. Non avevano mica aspettato le lacrime di Nardella?
E che diamine. Se si parla di sicurezza, non si può far distinzione tra Firenze, Pisa o Venezia: la sicurezza la danno gli impianti di video-sorveglianza e tantissimi uomini armati che incutano terrore al solo passaggio. La sicurezza si attua trasformando le amministrazioni pubbliche, anche delle più piccole cittadine di provincia, in autentiche succursali delle questure e i vecchi Vigili urbani, impegnati un tempo a regolare il traffico, in “polizia municipale”, che affianca polizia e carabinieri nell'ordine pubblico.
È così che tutti si sentiranno più sicuri: militari in ogni strada, piazze recintate, aeroporti e stazioni con ingressi elettronici, sorteggi tra quartieri e rioni per chi possa vantare più mimetiche da sfoggiare, telecamere a iosa e competizione tra condomini per avere un impianto privato a ogni numero civico.
È proprio così che liberali, ipocriti e impostori, affaristi e reazionari di ogni sfumatura, dai demo-briganti del PD fino ai neo “sciarpa littorio” di governo intendono la “sicurezza”: sempre più telecamere di sorveglianza e più militari di pattuglia; e se qualcuno si azzarda a obiettare che ambisce invece a un posto di lavoro sicuro e alla sicurezza sul lavoro, a una casa e non a esser sfrattato dai pattuglioni di poliziotti in assetto anti-sommossa, aspira a una maggiore sanità pubblica efficiente e non, di contro, a crescenti spese militari, aspira a un'istruzione pubblica in grado di garantire accesso al lavoro, sogna più posti pubblici negli asili nido, più servizi sociali; se qualcuno chiede l'accesso a tali elementari diritti, che non hanno nulla di socialista, di rivoluzionario, ma esprimono la più elementare vita democratica, ecco che allora in risposta, si moltiplicano sagre paesane, giostre, fiere e processioni e, per i più riottosi, telecamere e mimetiche in armi.
Per quanto ci riguarda, non possiamo non ricordare come, in epoca sovietica, nelle città e nei villaggi di ogni repubblica dell'URSS, le persone si sentissero fiduciose, consapevoli della “sicurezza nel domani”, con lavoro, casa, istruzione, assistenza gratuiti per tutti, perfino senza telecamere che li spiassero a ogni angolo di strada: la sicurezza che ha alla base un sistema sociale che ha eliminato lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Ma, tant'è, quando si va a braccetto e di conserto con reazionari e neofascisti, le “priorità” sono altre; quando si tollerano le sedi fasciste - quelle sì che ispirano “sicurezza di ordine”; quando si tace sull'apertura del nuovo quartier generale della NATO - che meglio di tutto esprime i “valori liberaldemocratici occidentali”; allora, è naturale beccarsi gli sberleffi degli ascari locali del governo neroverde, coi quali, d'altronde, si banchetta con le medesime parole d'ordine: “diritto alla sicurezza” e grandi opere - ampliamento dell'aeroporto, alta velocità nel sottosuolo della città, stadio - due filoni su cui l'amministrazione PD è perfettamente in linea con i bravi del capitale, locali e nazionali.
D'altra parte, cos'altro attendere dai doppiopetto amministrativi di un (con rispetto parlando) “partito” composto di logge di funzionari di banche nostrali e d'importazione, di affiliati a consorterie transnazionali quali UE, NATO, Trilateral, Bilderberg e tronconi vari di “sottoproletariato miliardario”; una consorteria formata da un azionariato ristretto di bombardieri anti-jugoslavi e anti-libici, di apostoli delle democrazie golpiste latino-americane, ucraine, bielorusse e di là da venire; una propositura di fieri smascheratori di “foibe titine” e “crimini stalinisti”; una congrega rimpinzata di galantuomini che, all'estero, arringano neo-nazisti dalle piazze ucraine e, in patria, concedono sale istituzionali e patrocini a neofascisti e neonazisti e sono in prima fila alle “onoranze” sulle foibe, a fianco di quei giannizzeri che il 25 aprile di ogni anno ricordano i franchi tiratori fascisti nei cimiteri fiorentini.
Il Comune sapeva, hanno denunciato in molti a proposito della sede NATO, ma si è guardato bene dal dire o fare qualcosa, finché la notizia non è divenuta di pubblico dominio e, anche dopo, continua evidentemente a ritenere il fatto ben in linea col concetto reazionario di “sicurezza”.
La sicurezza di avere duecento militari in più a sorvegliare le strade della città.
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