La manifestazione in corso a Circo Massimo per il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, necessita una riflessione.
Qualsiasi lotta per i diritti civili non può prescindere da un'analisi a tutto tondo della situazione geopolitica internazionale, del contesto storico, socioeconomico, culturale, da cui estemporanei banchetti mediatici a base di estrapolazione di hic et nunc non possono essere impunemente imbanditi.
Abbiamo assistito, in questi giorni, ad un ennesimo conflitto orizzontale, fomentato dalla mediatica pornografia del dolore, in seguito all'uccisione di Giulia Cecchettin. Conflitto orizzontale che vede, di volta in volta, sivax contro nogreenpass, filo ucraini e filo NATO contro "putiniani", filo israeliani contro chi denuncia il massacro, lo sterminio del popolo palestinese.
Conflitto orizzontale per sopprimere ogni anelito ad aprire gli occhi ed unirsi, prendere coscienza di classe, tornare ad individuare il vero nemico da combattere.
Maschi contro femmine, accuse reciproche, nel fantasma di un patriarcato declinato in modo antistorico, come vuoto slogan buono solo per dividere, ancora una volta, senza un briciolo di analisi fenomenologica.
La manifestazione di oggi a Circo Massimo a Roma diventa così la rappresentazione plastica del fatto che non è sociologicamente plausibile isolare un fenomeno, una variabile, pretendendo che la singola rivendicazione unisca, faccia da collante: la giornata internazionale contro la violenza sulle donne non unisce le donne, le divide.
Forse perché tutte le donne non sono uguali, perché tutti gli uomini non sono uguali, perché è assolutamente fuorviante anteporre i diritti civili genericamente enunciati ai diritti universali di esistere, di autodeterminarsi come popolo, di non vivere più di 70 anni col terrore di essere ucciso, indipendentemente dal sesso?
Non si può accettare che si muoia appena nati nelle incubatrici, per punire Hamas...
Non è accettabile che madri e padri debbano seppellire in fosse comuni i loro bambini (maschi e femmine), cullandoli fino all'ultimo drammatico saluto.
La piattaforma della manifestazione oggi a Roma recita: "Lo stato Italiano deve smetterla di essere complice di genocidi in tutto il mondo e schierandosi in aperto supporto dello stato coloniale di Israele, appoggia di fatto il genocidio in corso del popolo palestinese". E ancora chiede "un chiaro posizionamento in favore del popolo palestinese e della sua liberazione e una visione antimilitarista che ci permetta di evidenziare come i conflitti armati siano l'espressione più terribile della violenza patriarcale".
Queste parole sono bastate per scatenare la polemica. Le donne israeliane hanno dichiarato di essere state escluse, nonostante NonUnaDiMeno abbia dovuto specificare che la manifestazione è apolitica e apartitica e aperta a tutti.
Ci saranno le donne palestinesi, non le donne israeliane,
Le donne israeliane ricorderanno al Ghetto le vittime al femminile "stuprate, torturate e uccise" il 7 ottobre da Hamas.
"C'è tutto un mondo che a parole si schiera e si mobilita a favore dei diritti civili, ma tace e volge lo sguardo dall'altra parte rispetto a stupri e torture, sulle donne ebree aggredite, massacrate ed esposte pubblicamente dai terroristi di Hamas", ha dichiarato all'ANSA il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Victor Fadlun.
E si sfilano anche i leader politici, balbettando giustificazioni e, naturalmente, approfittando per "condannare hamas", ma non il genocidio in corso.
Schlein sottolinea la sua vicinanza alla piattaforma del corteo, ma non conferma la sua presenza, per via di precedenti impegni (come se il 25 novembre arrivasse all'improvviso): "Il Pd ha sempre partecipato a quel corteo e lo farà anche domani. Il Pd ha portato non più di due settimane fa 50mila persone in piazza una posizione chiara" sulla situazione in Medio Oriente "che non ha ambiguità e non accettiamo di farci tirare nelle polemiche di altri. Il Pd parteciperà alla manifestazione se riuscirò parteciperò anche io come ho sempre fatto. Non la utilizzerei in maniera strumentale in un momento come questo", dichiara intervenendo a "L'Europa di Domani".
In altri termini: "non possiamo non esserci, dopo tutto il casino che abbiamo fatto abbracciando i diritti civili come leitmotiv della nostra opposizione parlamentare (l'unico tra l'altro che ci differenzia dal governo Meloni), ma siamo "equidistanti" tra Gaza e Israele..."
Più Europa invece aderisce alla partecipazione, ma contemporaneamente sottoscrive l'appello di Libération, "iniziativa dell'associazione francese Paroles de Femmes, per riconoscere che l'attacco del 7 ottobre è stato anche un attacco contro le donne israeliane, uccise, rapite, stuprate e torturate dai miliziani di Hamas".
L'adesione ufficiale del Movimento dei Giovani Palestinesi, di cui è rappresentante una giovane donna, oggi a Circo Massimo, farà la differenza?