di Agata Iacono
Che la Rai italiana non sia un servizio pubblico ce ne siamo accorti da tempo. L'istituto Luce2.0 ha veicolato in questi anni le più ridicole fake news, schierandosi senza vergogna al servizio della propaganda di regime, sia dei "clientes" nostrani, (così l'impero romano chiamava le province colonizzate), sia soprattutto della narrazione atlantista filo USA e Israele.
Ma ultimamente ha dato il suo "meglio".
Dolosamente censoria sui giornalisti uccisi (circa 150) da Israele PERCHÉ GIORNALISTI, in modo mirato, vergognosamente omertosa sul caso Assange e sulla libertà di stampa, la Rai non ha mai condannato la rimozione forzata delle poche voci professionalmente accreditate che hanno cercato di narrare la realtà.
Che fina ha fatto, ad esempio, Marc Innaro, inviato a Mosca e capo ufficio di redazione? "Trasferito" in Egitto. Durante la puntata del 26 febbraio 2022, su Rai 2, aveva osato dire: «basta guardare la cartina geografica per capire che, negli ultimi 30 anni, chi si è allargato non è stata la Russia, ma la NATO». E il giorno dopo, sancendo definitivamente la fine della sua carriera, si era addirittura permesso di riportare fonti russe sulla responsabilità dell'attacco alla centrale di Zaporizhzhia, nonostante abbia ripetuto più volte che trattavasi di fonti russe. Immaginate se qualcuno avesse osato ipotizzare in Rai che l'attentato al Nord Stream, già preannunciato da Biden e Nuland, fosse opera di ucraini (che non agiscono comunque senza supporto della CIA) e non di Putin....
Beh, adesso sappiamo che sono stati gli ucraini, ma per carità, "Zelensky non era d'accordo": secondo la versione del Wall Street Journal, riportata prontamente da Repubblica, "il piano, finanziato da imprenditori ucraini, fu organizzato dal generale Zaluzhny, ora ambasciatore di Kiev a Londra". E "dopo una notte di sbronze".
Ma torniamo allo scandalo dei due giornalisti Rai entrati in territorio russo, su cui sono state avviate indagini per aver violato il confine clandestinamente.
Indignazione e solidarietà bipartisan a reti unificate, sia sui media che sui social, condannano la "persecuzione" dei due giornalisti Rai, con lo slogan (copiato pari pari dalla campagna pro Assange) "il giornalismo non è un crimine".
Stefania Battistini e Simone Traini si sono introdotti praticamente in territorio russo al seguito di truppe di occupazione, senza aver mai chiesto il visto che ogni addetto stampa deve assolutamente ottenere anche per godere della protezione prevista per i giornalisti: infatti non indossavano neppure la scritta "Press".
Ma la Battistini è un'eroina per Zelensky, fu la prima a "raccontare" degli "orrori della guerra" a Bucha, in un servizio Rai, (https://www.rainews.it/video/2022/04/bucha-viaggio-negli-orrori-della-guerra-c926f16b-071d-423a-9d98-5b17e868aa0f.html), ottimo esempio per le generazioni future di come si possano mettere insieme solo falsità spacciandole per giornalismo.
Tutto quello che ha "descritto" la Battistini nei servizi su Bucha è stato poi, infatti, smentito da inconfutabili prove e testimonianze: non per niente, Zelensky l'ha insignita dell'onorificenza "Ordine della Principessa Olga, III grado, per i servizi resi al Paese".
Addirittura, in quest'ultimo servizio, i nostri eroi del TG 1, si spingono ad affermare che nessun edificio è stato distrutto, nessun civile è stato ucciso: la popolazione, anzi, pare che fosse felice di essere "nuovamente ucraina" (si tratta di cittadini russi, non sono mai stati ucraini), di poter parlare "finalmente" ucraino, accogliendo l'incursione degli ucronazisti a Kursk (città storica per aver sconfitto definitivamente il nazismo hitleriano), al grido di "Slava Ukraïni!"...
Battistini si è spinta a pronunciare persino le seguenti parole: "Non c'è nessuna casa distrutta a Sudzha, questa è la differenza fra noi e i russi". Assolutamente falso, visto che i palazzi sono distrutti e sono stati uccisi diversi civili, tra cui Nina, ragazza Russa di 24 anni incinta crivellata di colpi davanti al marito e al figlio piccolo.
A margine, è opportuno riportare che le analisi dei più accreditati esperti mondiali di geopolitica, individuano nella già fallita incursione in territorio russo l'espediente tattico per distrarre dalle vittorie russe in Donbass e per chiedere di poter usare i missili a lungo raggio, europei e USA, anche in territorio russo.
In altri termini ci stanno chiedendo di entrare ufficialmente in guerra contro la Russia: ma tutto questo Rai e media di regime lo ignorano impunemente, alla faccia del giornalismo.....
Quelli che oggi si stracciano le vesti, davanti alle conseguenze legali di un atto decisamente avventato, sono gli stessi hanno ignorato non solo la carneficina di Giornalisti che avviene quotidianamente a Gaza per mano del criminale di guerra Netanyahu, con la complicità di tutti i "buoni e democratici unipolari", ma tacciono anche sui giornalisti cui Kiev ha negato il visto, collocandoli addirittura nella sua famigerata black list dei nemici dell'Ucraina da mettere alla gogna, colpire, arrestare.
I reporter che ci informano puntualmente dal Donbass rischiano ogni giorno la vita.
E fu così che i nostri eroi Rai tornarono a Roma. Il Corriere della Sera riporta che "Battistini avrebbe preferito restare lì. A Sumy da dove, assieme all’operatore Simone Traini, ha documentato per prima e ancora unica, per il Tg1, lo sconfinamento ucraino in Russia nella cittadina di Sudzha - nella regione di Kursk- che ha umiliato Vladimir Putin. Ma la Rai ha deciso di farla tornare." Senza peraltro fare alcuna nota di solidarietà agli inviati.
Così,Battistini, è ripartita, ha firmato un reportage sulla parte ucraina del confine, con la popolazione in fuga dai bombardamenti russi. E già dalle prossime ore, malgrado le sue rimostranze, potrebbe tornare in Italia. In azienda sarebbe stato ritenuto troppo rischioso ignorare l’iniziativa di Mosca anticipata ieri dal canale Telegram Baza. Vale a dire l’apertura di un procedimento nei confronti degli inviati per «attraversamento illegale del confine di Stato» ai sensi dell’articolo 322 del codice penale. Il ministero degli esteri russo ha convocato l’ambasciatrice italiana Cecilia Piccioni. Lei, precisa la Farnesina, «ha spiegato che Rai e redazioni programmano in maniera totalmente indipendente la loro attività».
Indipendentemente da chi? Non è servizio pubblico pagato da ogni cittadino italiano con la bolletta della Luce?
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