di Fabio Marcelli - Patria Grande
Il 23 marzo 2021 il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato un’importante risoluzione (A/HRC/46/L.4 – E – A/HRC/46/L.4 -Desktop (undocs.org)) colla quale sollecita tutti gli Stati a smetterla di adottare, mantenere e realizzare misure coercitive unilaterali che non sono in conformità col diritto internazionale, il diritto internazionale umanitario, la Carta delle Nazioni Unite e le norme e i principi che disciplinano le relazioni pacifiche tra gli Stati. Si tratta di misure che, specie se di natura coercitiva e con effetti extraterritoriali, creano ostacoli al commercio, impedendo in tal modo la piena realizzazione dei diritti proclamati nella Dichiarazione universale dei diritti umani e in altri strumenti internazionali relativi ai diritti umani, in particolare i diritti degli individui e dei popoli allo sviluppo.
Gli Stati membri e le agenzie delle Nazioni Unite competenti sono chiamati a prendere misure concrete per mitigare l’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali sull’assistenza umanitaria. L’evidente contraddizione esistente tra misure di questo genere e garanzia dei diritti umani viene sottolineata e sviscerata nel corso dei trentuno paragrafi della risoluzione.
Questa dedica particolare attenzione ai bisogni fondamentali delle popolazioni che vengono frustrati e disattesi dalle misure coercitive unilaterali, affermando che in nessun caso beni fondamentali, come il cibo e le medicine, possono essere usati come strumenti per imporre una volontà politica e che in nessuna circostanza la gente potrebbe essere privata dai suoi mezzi di sussistenza e di sviluppo (para. 13).
Molto importante anche la previsione di un meccanismo indipendente ed imparziale, inserito nell’apparato delle Nazioni Unite per I diritti umani che sappia farsi carico delle necessità delle vittime delle misure coercitive unilaterali di essere risarcite dei danni che subiscono e sappia promuovere in modo adeguato l’accertamento delle relative responsabilità e delle riparazioni pertinenti (para. 17).
Si tratta di argomento di grande importanza nel momento in cui sono milioni le persone che soffrono per gli effetti devastanti di tali misure e molti sono i Paesi ed i popoli colpiti. Per quanto riguarda in particolare il Venezuela, ricordiamo il recente rapporto delle Nazioni Unite che ha analizzato l’impatto letale delle sanzioni sui diritti umani. Tale impatto viene inoltre moltiplicato dall’attuale situazione della pandemia che continua ad infuriare in tutto il mondo, ma gli Stati che continuano ad infliggere queste disumane punizioni ad interi popoli, primi fra tutti gli Stati Uniti, continuano ovviamente ad infischiarsene ed a non accogliere gli appelli provenienti dal Segretario generale delle Nazioni Unite, dal Papa e da altre autorità di rilievo mondiale.
La risoluzione contribuirà a gettare le basi per la necessaria ed urgente soluzione del problema a livello sia giuridico che politico. Essa rafforza le azioni come quella intrapresa dal governo del Venezuela bolivariano davanti alla Corte penale internazionale per chiedere che il governo di Washington e gli altri governi responsabili delle sanzioni siano dichiarati colpevoli di crimini contro l’umanità.
Nella mia qualità attuale di direttore f.f. dell’Istituto di studi giuridici internazionali del CNR ricordo anche che il tema è stato oggetto di un interessante webinar (Sanzioni economiche e violazione dei diritti dei popoli – webinar (cnr.it)) che abbiamo svolto l’11 marzo colla partecipazione di alcuni rappresentanti dei Paesi e popoli colpiti.
La risoluzione era stata promossa da Azerbaigian (in rappresentanza del Movimento dei Non Allineati, colla defezione di Colombia e Perù), Cina e Stato di Palestina. Hanno votato a favore 30 Stati e 15 hanno votato contro. Tra i contrari c’è purtroppo anche l’Italia, che pure un tempo si definiva la patria del diritto. Una nuova vergogna per noi cittadini italiani che da troppo tempo subiamo l’onere insopportabile di un governo totalmente e supinamente allineato ai voleri di Washington, al punto da subordinare ai suoi interessi di potere ed egemonia planetaria perfino ad elementari esigenze di rispetto dei diritti umani fondamentali e per di più in una situazione di emergenza sanitaria ed umanitaria come quella oggi determinata dalla diffusione del virus COVID.
Si nota peraltro che gli stessi Stati Uniti stanno riconoscendo il carattere fallimentare di queste politiche di strangolamento economico, specie nei confronti del Venezuela. e si spera quindi che quantomeno considerazioni di razionalità politica li inducano presto a desisterne. Speriamo che in tal caso qualcuno si affretti ad avvertire Draghi e Di Maio che per evitare che costoro, alla stregua di disciplinati soldatini dell’esercito imperiale, continuino a difendere strenuamente perfino le casematte abbandonate dai loro superiori gerarchici. Cosa che sta ora avvenendo, ad esempio, colle truppe in Afghanistan: mentre Biden si mostra alquanto dubbioso sull’utilità di confermarne la presenza, il bibitaro mancato si è affannato a garantire che gli ottocento militari italiani resteranno comunque.
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