“Guido, i' vorrei che tu e Lapo e io…” Sono i primi versi del famoso sonetto di Dante indirizzato all’amico poeta Guido Cavalcanti. Certi politici europei devono aver un animo poetico se la Merkel, durante un Cocktail rigorosamente analcolico tenutosi qualche anno fa nella terrazza della cancellaria berlinese, pare abbia sussurrato a un eccitatissimo Mario Monti “Mario, io vorrei che tu (e la Troika)…facessi (-ste) un partito per guidare l’Italia”
Siamo nel 2014 e Mario Monti, accompagnato dal plauso della sinistra, ha appena finito di devastare l’Italia con manovre economiche che l’hanno drenata come un salasso medioevale, lasciandola con più debito, più devastazione sociale e meno ricchezza. Il lavoro è piaciuto a Bruxelles e a Berlino tanto che Mario M. può raccogliere i frutti per i servigi resi. Da Berlino luce verde per un partito tutto suo che dovrà sciogliere nell’acido neoliberista ciò che ancora rimane dello stivale. In una intervista di qualche giorno fa che celebrava l’addio di Angela Merkel alla politica, Mario M. ha ricordato quel momento con tanta nostalgia e un po' d’invidia per l’altro Mario, Mario D. al quale spetterà l’onore di completare il lavoro che lui riuscì solo ad impostare prima di essere ripudiato dagli elettori.
Ora Frau Merkel non c’è più ma l’austerità tornerà.
Appena l’establishment lo riterrà opportuno, i virologhi di corte proclameranno la fine dell’emergenza pandemica e i rubinetti del credito verranno sigillati.
A quel punto il debito italiano potrebbe attestarsi intorno al 150-160% sul Pil, il che, in mancanza di crescite economiche stratosferiche, lascerebbe una solo opzione in campo: il commissariamento del paese. La sua gestione controllata dalla Troika, il cerbero a tre teste di Fmi, Bce e Commissione Europea. Praticamente un curatore fallimentare.
Perché la Troika fa questo: un intervento invasivo nei paesi il cui debito pubblico è così in crisi da minacciare l’insolvenza, concedendo prestiti ed esigendo in cambio l'istituzione di politiche di austerità. Il che significa tagli orizzontali alla spesa pubblica, privatizzazioni e concentrazione della ricchezza in pochissime mani a colpi di leggi finanziarie punitive. A tale scopo l’establishment ha a disposizione un nuovo tool fresco di pandemia che è il ricorso allo stato di emergenza sanitaria.
Esso può essere attivato a piacere, anzi, per rendere le cose ancora più politicamente corrette, saranno gli stessi cittadini ormai condizionati alla maniera del cane di Pavlov, a richiederne l’applicazione al primo tintinnio di campanella dei virologhi di corte. Perché chi ha il green pass è un bravo cittadino e non ha nulla da temere quando il virologo chiama. Al primo accenno di resistenza alle riforme da parte dei cittadini, sarà sufficiente che gli scienziati embedded annuncino una nuova pericolosissima variante covid e il gioco sarà fatto. Ma potrebbe non esserci bisogno di arrivare a tanto.
Perché una cosa è certa, questa società è malata almeno quanto il sistema che la governa. Dietro al paravento tecnocratico di Mario D, invidiato da Mario M per questo ruolo da star che avrebbe desiderato ricoprire lui, il sistema di potere neoliberista si sta posizionando lungo le linee di partenza da cui spiccare il grande balzo in avanti.
Si tratta di eliminare le ultime tracce di democrazia, le ultime linee di resistenza scritte nelle costituzioni degli stati sovrani e portare a termine la trasformazione del popolo in plebe, del cittadino in suddito e poi magari in schiavo. Il tutto con il suo consenso scritto esattamente come nel caso dei vaccini. Un esempio di come andranno le cose lo dà di nuovo Mario D che ha dichiarato, a proposito della calata in Italia di bimba Greta da Thunberg: “quando ci sono certe trasformazioni epocali è necessario convincere le persone perché i leader dei governi (si noti dei governi non la classe politica in generale ma quella esecutiva) oggi sono tutti convinti.”
In questa contrapposizione tra popolo bue che non può capire le questioni d’importanza epocale e i sovrani illuminati che devono convincerlo anche con i bastoni se necessario, c’è tutta la filosofia di Mario D & Co -una filosofia profondamente antidemocratica, classista e anti-libertaria - e tutto il dramma del nostro tempo.
Ma poi come vuole persuaderlo Mario D il popolo bue, con un altro ricatto osceno in stile green pass?
Assolutamente sì. Questo è il futuro politico nel quale siamo sprofondati dopo la pandemia. Davanti alle trasformazioni epocali che porteranno disoccupazione di massa, disastri sociali e povertà, i governi “convinceranno” i cittadini a desiderare la perdita di tutto ciò che fu conquistato nell’ultimo secolo, usando un sistema a premi e castighi attraverso il quale garantirsi l’ubbidienza del popolo ridotto a plebe.
Immaginate le trasformazioni operate dalla digitalizzazione, dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei sistemi operativi e di gestione, dalla rivoluzione ambientale in un contesto dove le riforme radicali calano in blocco dall’alto, come nelle monarchie assolute, e vengono invocate acriticamente dal basso come segno di buona volontà e sottomissione totale al potere. E chi non si adegua viene privato dei diritti fondamentali.
E chi rimane critico viene bullizzato dagli scienziati di corte ed escluso dalla vita sociale.
Se c’è una cosa che il potere sa fare bene, è quello di approfittare di ogni opportunità per crescere oltre i propri limiti. La pandemia ha insegnato ai governi che si può osare, si può finalmente schiacciare il piede sull’acceleratore per imporre cambiamenti che una società aperta e democratica non accetterebbe mai, non senza lottare almeno.
Esagerazioni? Sempre Mario, questa volta M. disse che per creare l’Europa come la intendeva lui, cioè una gabbia neoliberista che non lascia nessuno spiraglio a una visione alternativa, erano necessarie una serie di crisi, di shock pesanti, che convincessero le popolazioni a cedere sovranità. A invocare spontaneamente la distruzione delle loro costituzioni per accettare una nuova forma di governance europea. Ecco, direi che ci siamo.
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