Mentre tutto il mondo allenta la presa della politica sanitaria, lasciando gli orrendi obblighi vaccinali ai regimi e agli stati canaglia, l’Italia dei migliori lo impone a tutta la popolazione over 50 e spinge a spron battuto per la profilassi ai bambini.
Con la trinità di regime Mattarella Draghi Amato, la Repubblica Italiana raggiunge il punto più basso della sua breve storia. La terna scellerata rappresenta l’essenza della cricca di corrotti che si è impossessata dello Stato italiano e lo tiene sotto ostaggio. Perché questo è il vero problema; un paese tenuto ostaggio da una banda di non più di tre, quattromila ceffi che, come metastasi, si sono infilati nei gangli vitali della Repubblica avvelenandola. Governo, Parlamento, Consilio Superiore della magistratura, Consiglio di stato, Corte costituzionale, imprese partecipate.
Da lì le metastasi si sono estese alla magistratura, al parastato e ai media. Si tratta di un grumo denso e maleodorante i cui elementi sono legati tra loro da relazioni di interesse dove ognuno è creditore e allo stesso tempo debitore di qualcosa a un altro; una carriera, un buon affare, un bonifico bancario, una posizione, un feudo elettorale, un mutuo, un ricatto ecc. Quattro, massimo cinquemila persone. Una minoranza che ha agito indisturbata negli anni mentendo e manipolando anche grazie al servizio di un sottobosco sterminato di utili idioti.
Nulla di nuovo, si penserà, l’Italia è questa dai tempi dello Statuo Albertino; un paese di bande che occupano le istituzioni come delle cosche avvalendosi della collaborazione di una popolazione passiva. Eppure non è proprio così. Stavolta c’è una differenza rispetto al passato. I grumi di potere precedenti, quello fascista ad esempio, o quello democristiano e per certi aspetti anche quello berlusconiano, erano sostenuti da un blocco sociale. Avevano un legame con una parte non piccola della popolazione, della quale sfruttavano le aspirazioni bacate manipolandole a loro piacimento. Si trattava di un legame malato, certo, però pur sempre un legame che collegava governanti a governati. Oggi invece, chi è al potere non è sostenuto da nessun blocco sociale, ha perso ogni legame con la società e non rappresenta gli interessi di nessuna parte, classe o pezzo di paese. Certo, forse qualche grossa impresa famigliare, qualche società qua e là, qualche banca, qualche cosca mafiosa fa sentire la propria vicinanza al potere ma il potere, questo potere, non ha bisogno di loro per sostenersi. E non ha neanche più bisogno di fingere di incarnare la volontà popolare dal momento che la sua legittimazione si fonda su altro.
La legittimazione di questo potere, che ha tagliato tutti i ponti con i cittadini e come un Moloch li trita fino a trasformarli in plebe informe senza consapevolezza storica, arriva da fuori. Come nel medioevo, è l’imperatore -e non il popolo- ad assegnare al vassallo il feudo su cui regnare. L’imperatore oggi è rappresentato dai gangli del potere internazionale: la Ue, il Patto atlantico, la Banca centrale europea, il Fondo monetario internazionale, le organizzazioni internazionali, le grosse imprese multinazionali, tutti organi i cui elementi sono legati tra loro da relazioni di interesse simili a quelle che formano il grumo del potere italiano. Questo coagulo di ordine superiore dà legittimità internazionale e appoggio a quello italiano, lo sostiene e lo protegge mentre allo stesso tempo lo dirige con i vincoli di mandato, le pressioni economiche, le relazioni personali e i rapporti di forza.
Però senza un blocco sociale a sostenerlo il grumo al potere è fragile. Infatti, è proprio il blocco sociale che, come il bulbo della deriva in una imbarcazione, impedisce a un regime di capottarsi quando si alzano le onde della protesta. Senza quel basamento il potere rischia di essere disarcionato alla prima resistenza organizzata e dotata di sufficiente volontà di rovesciarlo. In fondo si tratta di cacciare tre, quattromila vecchi proci che hanno occupato Itaca, un compito non impossibile se si guarda alla storia. Insomma, il re è nudo ma nessuno sembra rendersene conto. Tranne il re stesso.
Consapevole di questa fragilità, infatti, il potere italiano si appiattisce sempre di più sui desiderata dell’imperatore cercando di anticiparli in modo da garantirsi la sopravvivenza. Così si spiega l’adesione folle all’ideologia neoliberista che porta alla svendita degli interessi nazionali a forze esterne, sia paesi che gruppi di interesse stranieri, mentre le politiche sanitarie distruggono i diritti fondamentali per schiantare ogni volontà di resistenza. Non si tratta di cattiva politica ma di altro tradimento. In questo modo il grumo al potere pur di salvarsi mette a repentaglio la nostra sopravvivenza sia come società sia come nazione sovrana e democratica sia come popolo sia come individui sia come comunità sia come cultura millenaria. Ecco, credo che dovremmo innanzitutto comprendere questo: non si tratta più di protestare contro un sistema economico o politico ingiusto a cui contrapporne un migliore per realizzare il sol dell’avvenir; qui ne va né più né meno che della nostra sopravvivenza, del nostro destino, delle nostre vite.
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