Forse il grande scontro epocale verso cui ci avviamo non è tra destra e sinistra, ma uno scontro quasi antropologico tra chi è radicato in una storia, e cerca di attualizzarla, rinnovarla - perché riprendere e lasciare le consegne sono atti della libertà in cui la tradizione si fa storia-, e chi ha perso ogni radicamento, memoria, e ha in odio ogni cultura, ogni differenza, perché non avendo radici non le comprende, non può che esperirle come catene invece che come vincoli senza cui non si è persona. Divenuto privo di unità interna, divenuto una serie slegata di sensazioni, che il vento del potere e delle mode porta dove vuole, cerca regole, norme, per legare ciò che non ha più nessi ne’ senso e direzione.
di Alessandro Orsini* Risposta, molto rispettosa, a Liliana Segre. Il dibattito sul genocidio a Gaza, reale o presunto che sia, non può prescindere dalle scienze sociali. Nel suo...
di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico In più di una circostanza ho scritto che oltre agli USA a vivere una situazione estremamente complessa in materia di conti con l'estero (debito/credito...
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