Cipro, Makarios e i tentacoli angloamericani

L’isola mediterranea di Cipro è famosa soprattutto per essere un incantevole posto di mare e un vero e proprio paradiso fiscale. Ciò che si conosce di meno è che l’isola mediterranea ospita, sin dall’anno della sua indipendenza, due basi britanniche, una ad Akrotiri e l’altra a Dhekelia. Residuati del colonialismo che hanno reso incompleta l’indipendenza cipriota. L’influenza di queste Sovereign Base Areas si è fatta sentire lungamente nella storia di Cipro e ancora oggi l’isola mediterranea deve fare i conti con la presenza di due squadroni della RAF e il secondo battaglione Yorkshire ad Akrotiri e un reggimento della principessa del Galles a Dhekelia. Un apparato militare che fa comodo sia alla NATO sia agli USA ma che mina alle basi la libertà di Cipro.

Le due SBA furono istituzionalizzate nel 1960 con gli accordi di Zurigo. Cipro era appena nata e già si trovava in una condizione difficile. La componente turca era difficilmente amalgamabile con la maggioranza greco-ortodossa e sull’isola si stendeva l’ombra della voracità di Atene e Istanbul. La Gran Bretagna, ritenendo dannoso l’abbandono totale dell’isola, decise quindi di imporre la nascita di due piazzeforti sotto il proprio diretto controllo. Nemmeno l’invasione turca del 1974 scalfì la posizione del Regno Unito, il cui controllo su Akrotiri e Dhekelia rimase ben saldo. Oggi la Repubblica di Cipro ritiene le basi militari degli avanzi coloniali ma NATO, Washington e Londra non hanno alcuna intenzione di abbandonare una zona così strategica.

Cipro si è sempre trovata in bilico tra potenze. Queste ultime hanno sempre fatto fatica a contenere i propri appetiti nei confronti di Nicosia. La Grecia voleva l’enosis, l’unione, la Turchia faceva leva sulla comunità turco-cipriota mentre la Gran Bretagna agiva da burattinaio per evitare che si aprisse la questione delle SBA. E proprio nuovi documenti provenienti dagli archivi inglesi, scoperti da Matt Kennard di Declassified UK, dimostrano come Londra abbia pesantemente influenzato la posizione di Cipro in campo nazionale e internazionale nell’era del governo Makarios.

Makarios, leader di Cipro e del Movimento dei paesi non allineati

Classe 1913, Makarios studiò teologia ad Atene per poi perfezionare la sua formazione a Boston. Nel 1948 tornò nell’allora colonia britannica di Cipro con il titolo di vescovo di Kitium. Dopo soli due anni divenne arcivescovo ed etnarca, titolo con cui si indicava la doppia natura di capo politico e religioso di Makarios. Nel 1956 i britannici lo esiliarono. Makarios era diventato il volto politico dell’indipendentismo cipriota che aveva nell’EOKA, Ethniki Organosi Kyprion Agoniston, del colonnello George Grivas il braccio armato. Quest’ultimo, però, era favorevole all’unione con Atene. Nonostante i tentativi britannici, la Storia si mise in moto e anche Cipro reclamava la sua libertà. Nel 1959, un anno prima dell’indipendenza ufficiale, Makarios fu eletto presidente con il 66% dei voti. La Costituzione cipriota era, però, estremamente cervellotica. Prevedeva, infatti, che il presidente venisse eletto solo dai greco-ciprioti mentre il vicepresidente sarebbe stato eletto solo dai turco-ciprioti. Una scelta che favoriva la frammentazione e quindi soddisfaceva sia la Grecia sia la Turchia. Le due Nazioni erano entrate nella NATO assieme nonostante le dispute territoriali irrisolte. Queste ultime riguardavano anche Cipro, al centro delle mire di Atene e Istanbul che quindi avevano tutto l’interesse a mantenere Nicosia debole e divisa. Anche la Gran Bretagna aveva poco interesse a stabilizzare la situazione di Cipro. Nella confusione, infatti, la sua influenza accresceva.

Makarios si oppose a tutti questi interessi incrociati. Dopo aver guadagnato la presidenza decise di entrare nel movimento dei paesi non allineati. Grande amico di Nasser, l’arcivescovo capì che rimanere fuori dai due blocchi avrebbe permesso a Cipro maggiore elasticità e più spazio di manovra. Si potevano così sfruttare le rivalità USA-URSS e Grecia-Turchia. Makarios partecipò al primo congresso dei paesi non allineati nel 1961 a Belgrado ma già dagli anni ’50 si interessò al progetto, assistendo ai preparativi della fondazione. Makarios ebbe un ruolo importante all’interno del terzo blocco e gli fu garantito un certo peso nelle decisioni politiche. Dal punto di vista interno rimaneva però il problema dell’identità dei ciprioti, ancora troppo divisi. Makarios puntò su tre pilastri: ellenismo, nazionalismo e internazionalismo. Il primo elemento consisteva nel riaffermare la propria natura ellenica ma non greca con una forte presenza di valori religiosi. I secondi due pilastri sembrano antitetici ma in realtà sono complementari. Makarios fu il volto del nazionalismo cipriota perché ribadì la natura “altra” dell’isola, diversa sia dalla Grecia sia dalla Turchia. Ma l’arcivescovo fu anche il volto di Cipro nel mondo grazie al suo ruolo centrale nel movimento dei paesi non allineati. Legami vennero stabiliti con Cuba, con la Jugoslavia di Tito e soprattutto con l’Egitto del già citato Nasser. E così il processo di state-building cipriota continuava. La neutralità si dimostrava una scelta efficace e sia URSS sia USA faticavano parecchio a scalfirne la corazza. Nonostante Makarios fosse un esponente della chiesa ortodossa cipriota, ed erede diretto del cesaropapismo, egli fu molto tollerante nei confronti dell’AKEL, il partito comunista cipriota. Grazie al supporto dell’AKEL, Makarios rivinse le elezioni del 1968 con il 95% dei voti. Ma la sua posizione era messa in pericolo dal regime dei colonnelli, salito al potere in Grecia nel 1967 grazie al supporto della CIA. Atene, con l’evidente seppur tacito assenso di Washington, cominciò a finanziare una serie di operazioni contro Makarios. Il terrorismo dell’EOKA B e un tentativo di alcuni vescovi ciprioti di far fuori Makarios furono segnali inquietanti. La situazione precipitò con il colpo di Stato del 1974 che vide il presidente cipriota costretto a scappare in esilio. L’obiettivo di Atene era l’enosis, cioè l’annessione di Cipro alla Grecia. La stessa Turchia intervenne pochi giorni dopo il golpe contro Makarios occupando il nord di Cipro. Ancora oggi l’isola è divisa. Ciò nonostante lo sforzo di Makarios che, tornato nel 1975, cercò di ricomporre la frattura, causata dall’imperialismo di due potenze estere. Makarios morì nel 1977 ed ancora oggi Cipro è divisa. Ma sullo sfondo di questa magmatica situazione si stagliava l’ombra lunga del neocolonialismo anglo-americano.

Come si atlantizza un’isola

Grazie al prezioso lavoro di Matt Kennard su Declassified UK sappiamo come la Gran Bretagna ha agito influenzando Cipro tramite le sue due basi militari, mai toccate da invasioni o colpi di Stato. Nell’articolo di Kennard si legge che tre anni prima del golpe contro il legittimi presidente cipriota, quindi nel 1971, il ministero della Difesa di Londra pubblicò un documento riservato intitolato: “L’importanza per la Gran Bretagna delle sovereign base areas”. Le due SBA erano quindi residui coloniali utilizzate anche dalla NATO per controllare il Medio Oriente e il Nordafrica. Nel report diffuso da Declassified UK si legge che era fondamentale mantenere le posizioni a Cipro, cruciali per la NATO. Il report poi si focalizza su Makarios. Si legge che con lui avvicinare Nicosia alla NATO è impossibile a causa della presenza di Makarios, leader del movimento dei paesi non allineati. Nel documento si insiste molto sul mantenimento di un profilo basso. Non bisogna pubblicizzare troppo la presenza delle SBA perché ciò danneggerebbe le attività di USA, Regno Unito e NATO. Un’eccessiva “pubblicità” potrebbe portare fiammate antibritanniche. Il ruolo delle basi di Akrotiri e Dhekelia si esplicitava soprattutto nel campo dell’intelligence. Il mediterraneo orientale era una zona estremamente sensibile, attraversata da tensioni fortissime, anche tra membri della NATO. Nel report ciò lo si ripete spesso. Come spiega Kennard, capace di leggere tra le righe del documento militare, è assai probabile che la NATO avesse altre basi sparse nell’isola. Basi di cui né Makarios né Cipro erano a conoscenza e usate per controllare meglio l’isola. D’altronde gli interessi dell’Alleanza Atlantica, degli USA e del Regno Unito soprattutto erano da tutelare ad ogni costo.

Un certo livello di segretezza c’era anche nelle stesse SBA dove la maggior parte delle attività erano circondate da una cortina fumogena molto spessa. Anche perché nella base di Akrotiri a Cipro erano stanziati due squadroni di Vulcan, segnalati dal report come “Forza nucleare”. Chiara la natura anti-sovietica di questa presenza, ben identificata dai comunisti ciprioti che non smisero mai di protestare contro l’ingombrante e oppressiva presenza atlantica. Ed ovviamente, gli interessi britannici su Cipro non erano solo militari. La presenza di soldati di Sua Maestà ad Akrotiri e Dhekelia serviva anche alla tutela degli interessi economici e commerciali, soprattutto nel campo petrolifero.

Conclusioni

Cipro è il tipico caso di decolonizzazione imperfetta. Sull’indipendenza dell’isola mediterranea si estese la lunga ombra delle basi britanniche. Un’influenza pesante che si esplicitò in una serie di azioni contro l’azione di Makarios. Quest’ultimo aveva capito che la chiave per la sopravvivenza di Cipro fosse liberarsi dai legami atlantici per abbracciare la posizione dei paesi non allineati, sviluppando nel frattempo un’identità cipriota che amalgamasse il più possibile ellenici, comunisti e turco-ciprioti. L’azione di Makarios venne interrotta a causa di un golpe fomentato dalla Grecia, all’epoca governata da una dittatura salita al governo grazie alla CIA, e di un’invasione accolta dall’indifferenza internazionale da parte della Turchia. Londra, e in misura minore Washington, non avevano alcun interesse nel tutelare il governo legittimo di Makarios perché avevano tutto da guadagnare nella divisione di Cipro. L’arcivescovo-presidente aveva una politica estera troppo libera e ciò non poteva essere tollerato. Akrotiri e Dhekelia andavano, e vanno, tutelate.

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