Fabio Mini: "La guerra in Ucraina è una questione europea"

di Fabio Mini - da il fatto quotidiano 14 maggio 2023

Il presidente Usa Joe Biden in discesa nei sondaggi e l’ex presidente Donald Trump in salita verso nuove condanne hanno già cominciato la campagna elettorale. Ognuno a modo suo, ma entrambi senza un argomento decisivo in materia di politica estera e di sicurezza, o di politica economica o di politica sociale. Entrambi sanno però che la prima, la politica di difesa, sarà ininfluente sul voto.

Biden ha cercato di accreditarsi come il presidente che ha ricompattato la Nato, ripristinato l’egemonia sull’europa e quindi ottenuto il supporto per la guerra in Ucraina. Sono dichiarazioni che hanno convinto quasi tutti gli alleati europei e quasi nessuno in casa propria. Non perché non siano vere ma perché “lontane” dalla geografia e dai pensieri degli americani. Paradossalmente, Biden può contare sul sostegno alla guerra in Europa grazie al fatto che non ha mai spiegato chiaramente ai cittadini americani cosa significhi la guerra in Ucraina e quali siano gli interessi e il coinvolgimento degli Stati Uniti. Si è sempre limitato alla retorica antirussa e alla presunta difesa della libertà e dell’ideologia occidentale. Di fatto, il “popolo” americano non sa quasi nulla della guerra in Europa e se ne sapesse un po’ di più non l’accetterebbe. Non sa che la coesione degli alleati europei è fragile, che i tre quarti del mondo è contrario alla guerra, che l’egemonia militare non è sufficiente a compensare la perdita di quella politica ed economica. E l’amministrazione Biden è espressione del partito democratico grazie al sostegno della metà degli elettori piccoli o “grandi” di quel popolo volutamente tenuto all’oscuro.

Ma anche l’altra metà ha le idee confuse. Il senatore repubblicano Marco Rubio già candidato alla Casa Bianca nel 2016, sostenitore delle sanzioni contro il Venezuela e la Cina, e definito il “padrino” di Miami grazie al bacino elettorale degli esiliati o immigrati da Cuba, si è scagliato contro Macron per le sue dichiarazioni sui rapporti con la Cina. In particolare non ha gradito l’idea di autonomia strategica europea propugnata da Macron, la promessa di equidistanza nella questione di Taiwan tra Usa e Cina e la frase tanto ovvia quanto indisponente che “essere alleati non significa essere vassalli”. Con piglio sprezzante Rubio ha commentato: “Se gli europei hanno intenzione di fare da soli e staccarsi dagli Stati Uniti seguendo Macron, ci faranno risparmiare un sacco di soldi… Ora siamo molto coinvolti in Ucraina. Stiamo spendendo molti soldi dei nostri contribuenti per la guerra europea. E io l’ho sostenuta perché penso che sia nell’interesse nazionale degli Stati Uniti essere alleati dei nostri alleati (sic!). Ma se questa è la posizione dei nostri alleati, se di fatto Macron parla a nome di tutta l’europa, e la loro posizione ora è che non hanno intenzione di scegliere da che parte stare tra Stati Uniti e Cina… forse dovremmo dire loro che ci concentreremo su Taiwan e sulle minacce che arrivano dalla Cina, mentre voi, ragazzi, occupatevi dell’ucraina e dell’europa”.

Già, perché la guerra in Ucraina è una questione europea e una responsabilità degli europei. L’america ci sta facendo un favore; l’interesse nazionale statunitense è soltanto quello di tenere insieme gli alleati europei e spetta a loro combattere in Europa contro la Russia. Biden non ha spiegato agli americani che senza il loro intervento e gli accordi bilaterali antirussi con l’ucraina, siglati dal 2008 al 2021, l’invasione non sarebbe avvenuta e la guerra non sarebbe mai scoppiata. Senza il sostegno statunitense all’ucraina “finché sarà necessario” e “con qualsiasi mezzo” (il “whatever it takes” ripreso dai britannici e dai boiardi della Nato e dell’unione europea) la guerra sarebbe già finita da un pezzo e potrebbe finire anche oggi. Biden sta ancora negando che la manovra americana sia una guerra diretta contro la Russia e infatti finora è stata più contro l’europa. Sta dicendo (con cognizione di causa o solo per scaramanzia elettorale) che il continente americano non è minacciato dalla guerra europea e che anche una escalation nucleare non coinvolgerebbe gli Stati Uniti. E infatti, come gli dicono da tempo gli analisti del Pentagono, in prima battuta sarebbe colpita l’europa.

Si possono capire le mire, le narrazioni, le avventure e le negazioni degli americani che si considerano al sicuro dalla guerra in Europa perché separati e protetti da migliaia di chilometri e due oceani. Ma non si capiscono le stesse narrazioni, mire e avventure di noi europei coinvolti direttamente nella guerra in Ucraina e separati dai combattimenti da un centinaio di chilometri e un paio di fiumi e mari interni. O forse si capiscono e comunque è meglio non dirle ai nostri popoli.

Le più recenti da OP-ED

On Fire

"Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato". Il più famoso articolo di Pasolini compie oggi 50 anni

Come ricorda il Prof. Paolo Desogus oggi il famoso articolo di Pier Paolo Pasolini "Cos'è questo golpe? Io so" compie 50 anni. "Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica...

Donna nuda iraniana al campus: la strumentalizzazione politica di un dramma personale?

Sulla vicenda della donna iraniana nuda nel campus, le cui immagini sono diventate virali, monta la strumentalizzazione politica.Al di là dei proclami “social”, cosa si sa realmente?...

Ex comandante della NATO prevede come finirà il conflitto in Ucraina

L'ex comandante della NATO James Stavridis ha previsto che il conflitto in Ucraina si concluderà con la conquista da parte della Russia di circa un quinto del territorio del Paese. Stavridis, ammiraglio...

Merci macchiate del sangue palestinese. Lettera aperta a Eurospin

Pubblichiamo questa lettera aperta che la giornalista e saggista Patrizia Cecconi ha inviato ai dirigenti di Eurospin nella quale spiega perché è semplicemente immorale vendere merci...

Copyright L'Antidiplomatico 2015 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa