di Alessandro Orsini*
Il problema del conflitto israelo-palestinese per la televisione italiana è il problema di trovare una giustificazione morale all'occupazione israeliana dei territori palestinesi. Oggi la giustificazione è l'attacco di Hamas del 7 ottobre; ieri era qualcos'altro. Il finale è che Israele non restitusice mai le terre ai palestinesi che occupa illegalmente.
Con o senza l'attacco di Hamas, Israele non restituirà le terre ai palestinesi perché non vuole restituirle.
Se Gaza fosse governata da un movimento francescano, Israele terrebbe le terre dei palestinesi per sé dicendo che la chiesa cattolica ha perseguitato gli ebrei nei secoli passati e questo pone una minaccia alla sicurezza d'Israele perché la chiesa cattolica potrebbe riprendere le persecuzioni.
Se Gaza fosse governata da un gruppo di ebrei, Israele terrebbe le terre dei palestinesi per sé dicendo che esistono ebrei che odiano gli ebrei, come sostengono i coloni ebrei. Pertanto, Gaza potrebbe sempre sferrare un attacco per distruggere Israele, sebbene sia governata dagli ebrei. D'altra parte, gli ebrei si sono già ammazzati tra di loro ai tempi dello scontro tra gli ebrei dell'Irgun e quelli di Haganah. Non potrebbe accadere di nuovo?
Ecco, la televisione italiana serve a questo, a creare consenso intorno all'occupazione delle terre dei palestinesi. Ogni tanto qualche voce critica si leva per indurre alla ragione, ma viene presto criminalizzata. I media italiani sono corrotti? Certo, sono corrotti fino al collo. I palestinesi riavranno le loro terre? Israele cesserà di sparare in testa ai bambini palestinesi, come ha fatto il 5 giugno 2023 con il bimbo di due anni Mohammed Haitham al-Tamimi? No, non smetterà.
A noi professori delle università italiane viene chiesto di usare la cultura per giustificare i proiettili d'Israele nella testa dei bambini palestinesi. E ci sono enormi ricompense per i professori universitari che trovano una giustificazione morale ai fori d'entrata in quei piccoli crani.
Si può dire che fa profondamente schifo? Si parla tanto di valori. Ecco i miei valori: la cultura come strumento di liberazione da ogni forma di oppressione.
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