La seguente sintesi si basa su un’inchiesta pubblicata da The Grayzone, che rivela dettagli sconvolgenti sul coinvolgimento degli Stati Uniti nel recente colpo di Stato in Bangladesh. Attraverso documenti riservati e testimonianze, l’articolo descrive come l’International Republican Institute (IRI), finanziato da Washington, abbia orchestrato segretamente una campagna di destabilizzazione per rovesciare il governo della prima ministra Sheikh Hasina, con l’obiettivo di installare un esecutivo più favorevole agli interessi statunitensi.
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Secondo documenti riservati recentemente trapelati, l’International Republican Institute (IRI), finanziato dagli Stati Uniti, avrebbe avuto un ruolo centrale nel colpo di Stato militare che ha rovesciato il governo della prima ministra del Bangladesh, Sheikh Hasina, il 5 agosto scorso. Attraverso l’impiego di attivisti locali, rapper, artisti e rappresentanti della comunità LGBTQ+, l’IRI ha sostenuto segretamente la mobilitazione di massa che ha portato alla destituzione di Hasina e alla sua sostituzione con Muhammad Yunus, noto a livello internazionale come pioniere del microcredito e legato alla Clinton Foundation.
Bangladesh Chief Adviser Professor Muhammad Yunus shares the stage with former U.S. President Bill Clinton at the 2024 Clinton Global Initiative meeting in New York on Tuesday, September 24, 2024. pic.twitter.com/qFwnwC1azP
— Chief Adviser of the Government of Bangladesh (@ChiefAdviserGoB) September 24, 2024
I documenti trapelati evidenziano come l’IRI, organizzazione storicamente vicina al Partito Repubblicano e affiliata al National Endowment for Democracy (NED), abbia preparato per anni una rete di attivisti e risorse con l’obiettivo di destabilizzare il governo di Hasina. “Dal 2019, l’IRI ha messo a punto iniziative per formare e sostenere movimenti di protesta anti-governativi in Bangladesh”, si legge nel rapporto, “coinvolgendo una coalizione variegata di giovani, attivisti LGBTQ+, gruppi femministi e artisti”. Tra le attività promosse dall’IRI vi erano esibizioni di danza di membri della comunità transgender, proiezioni di documentari con contenuti critici nei confronti del governo e video musicali prodotti per veicolare messaggi di opposizione.
Secondo le accuse del governo destituito, gli Stati Uniti avrebbero preso di mira l’esecutivo di Hasina per il suo rifiuto di ospitare una base militare USA sul suolo del Bangladesh. “Gli Stati Uniti hanno interferito nella politica interna del nostro paese perché non abbiamo ceduto ai loro piani di espansione militare,” ha dichiarato Hasina, riferendosi a pressioni subite negli ultimi anni. Il Dipartimento di Stato americano, tuttavia, ha smentito qualsiasi coinvolgimento nel golpe, etichettando le affermazioni come “prive di fondamento” e ribadendo il proprio impegno a favore della democrazia e della stabilità regionale.
Malgrado le smentite ufficiali, i dettagli contenuti nei documenti suggeriscono una pianificazione accurata e una forte volontà di influenzare la politica bangladese. “L’IRI ha formato oltre 170 attivisti locali, fornendo loro competenze comunicative e capacità di coordinamento per gestire in modo autonomo manifestazioni e campagne mediatiche”, si legge ancora nel dossier. Questo approccio ha permesso di costruire un movimento di protesta apparentemente spontaneo, ma ben orchestrato, in grado di attrarre l’attenzione dei media e ottenere consenso popolare contro Hasina.
Il golpe ha portato al potere Yunus, una figura controversa a livello locale per il suo ruolo nella promozione del micro-credito, ma apprezzata negli ambienti politici statunitensi. Con il nuovo governo, il Bangladesh ha rapidamente intrapreso un riavvicinamento con Washington, garantendo ampie aperture agli investitori nordamericani e rilanciando la cooperazione economica e militare. “Il Bangladesh si colloca oggi al centro della strategia indo-pacifica degli Stati Uniti per contrastare l’influenza cinese,” ha affermato un rappresentante del nuovo governo in un incontro con funzionari USA a Dhaka, confermando la volontà del paese di inserirsi nella politica di diversificazione delle catene di approvvigionamento promossa dagli USA.
Inoltre, l’insediamento di Yunus ha coinciso con l’attuazione di misure repressive: la polizia e l’esercito hanno ottenuto nuovi poteri per garantire l’ordine pubblico, mentre Khaleda Zia, leader dell’opposizione incarcerata per corruzione, è stata liberata come segnale di riconciliazione politica. Tuttavia, questa stabilità apparente nasconde tensioni latenti e il rischio di nuove ondate di repressione verso coloro che si oppongono al nuovo regime filo-statunitense.
Con il ritorno del Bangladesh nell’orbita di Washington, la regione si trova ora in un delicato equilibrio geopolitico, con gli Stati Uniti che cercano di consolidare la loro presenza nell’Asia meridionale e di contrastare l’influenza della Cina e della Russia.
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