Vincenzo Costa - I 7 segnali della disgregazione della UE



di Vincenzo Costa


Giustamente occupati a guardare l'apocalisse possibile che incombe su di noi non stiamo prestando forse attenzione a un elemento decisivo: il processo di disgregazione della UE.

Al di là della retorica, sta emergendo una realtà e un dinamismo sempre più chiaro, che chi dirige questo paese farebbe bene a tenere presente per non trovarsi con il cerino in mano.

La UE è in fase di disgregazione e di decomposizione. Non che sia un processo inesorabile, perché nella storia niente lo è, ma per modificare le cose bisognerebbe invertire molte direzioni, e che questo accada è possibile ma non probabile. Ma perché siamo in fase di disgregazione della UE?

1) Impercettibilmente, l’asse della direzione della UE si è spostata ad Est, le principali cariche istituzionali (compresa la politica estera in un momento decisivo) sono assegnate a paesi dell’est, i cui interessi, la cui cultura e la cui immagine della storia e della politica è molto diversa da quella dell’Europa occidentale.
Sono popoli che mirano da sempre alla distruzione della Russia, della sua cultura, della sua lingua.

Per loro è l’occasione per trascinare tutta l’Europa in una guerra contro la Russia, e stanno esplicitamente cercando di farlo.

2) I paesi dell’Europa occidentale subiscono questo spostamento, con tutta probabilità imposto dagli USA, di cui i paesi dell’Europa dell’Est sono i vassalli fedelissimi.

Ma i mugugni sono sempre più frequenti, tanto più che la Commissione della baronessa von der Leyen continua a inviare fiume di denaro in Ucraina e nei paesi dell’est mentre in Europa occidentale (non solo in Italia, ma anche in Francia, Germania) ci viene detto che “sono necessari sacrifici”. Fiumi di denaro non solo verso l’Ucraina, ma verso tutti i paesi dell’europa dell’est.

La Polonia ha da ora il terzo esercito più potente della NATO, una proporzione del PIL enorme investito in spesa militare. Molti di questi soldi vengono dalla UE, usati per acquistare armamenti USA, e quindi dall’Europa e dalle nostre tasche finiscono direttamente nelle industrie belliche statunitensi.

Non c’è da meravigliarsi che anche i più fanatici in Europa occidentale iniziino a farsi qualche domanda su Ursula: abbiamo un capo di commissione europe che rappresenta interessi di potenze non europee, che testimonia la non sovranità della UE attuale.

3) Polonia e Ucraina sono ai ferri corti tra loro, ma proprio allo scontro, ai dispetti, dopo che i polacchi hanno chiesto che venga riconosciuto l’eccidio ucraino di cittadini e soldati polacchi in Volinia (e anche in Galizia): gli ucraini, sempre più identificati con il nazismo e con la storia dell’ucraina nazista, non ne vogliono sentire parlare, mentre i polacchi, anche quando sono tradizionalisti, il nazismo non lo tollerano proprio per ragione storiche comprensibili.

Di fatto, allo stato attuale le cose stanno bloccate, per non parlare del fatto che è in atto uno scontro sull’agricoltura, dato che i prodotti ucraini danneggiano quelli polacchi.

4) Lo scontro tedesco-polacco è oramai stellare: i tedeschi (proprio il popolo tedesco, e lo si è visto nelle recenti elezioni) dopo avere saputo dalla loro stesse autorità che a far saltare Nord stream sono stati gli ucraini con l’assistenza operativa della Polonia sono stufi. La risposta di Tusk, il grande europeista, è stata piccata: si dovrebbero vergognare i tedeschi di avere un gasdotto con la Russia, non chi lo ha fatto saltare.

L’inimmaginabile è accaduto. Ai tedeschi inizia a divenire chiaro che si sta mirando alla loro distruzione. L’AfD, come anche il partito di destra in Austria, non c’entrano niente con il nazismo (se qualcuno pensa queste scemenze si informi, legga, ascolti i tg tedeschi e austriaci e le dichiarazioni): esprimono, oggi, ostilità a una guerra che percepiscono come diretta non solo contro la Russia ma contro la loro economia.

Di fatto, Scholz ha capito il vento, e cerca di bypassare la Commissione europea e gli altri paesi UE e di cercare una propria via di comunicazione con la Russia, come anche la repubblica slovacca e l’Ungheria. Quindi, un’Europa che si spacca, tenuta insieme solo dalle dichiarazioni di facciata.

5) La Norvegia ha deciso di modificare il contratto con la Germania per la fornitura di idrogeno blu, mostrando che oramai ognuno va per la sua strada. Idrogeno blu significa possibilità di decarbonizzare. Ora gas dalla russia no, idrogeno blu no, sembra che l’economia tedesca sia destinata a crollare.

6) il crollo della Germania inciderà sull’industria del nord italia, e questo lo vedremo nei prossimi anni. Alla retorica europeista si è sostituita quella di quei poveretti di FdI che sono solo capaci di fare spot: pensare e capire non è per loro.

7) L’Italia della Meloni è uno dei punti di attacco alla sovranità europea da parte dei grandi gruppi finanziari americani.

Oltre ad avere svenduto quel resto di sovranità industriale reale e finanziari ai grandi gruppi di blackrock, l’italia si presta, attraverso le sue banche, a operazioni aggressive attraverso cui il capitale finanziario americano mira a dominare e sterminare quello europeo, per esempio con le operazioni verso Commerzbank che Scholz vede come fumo negli occhi.

Sotto le dichiarazioni di facciata l'unità l’Europa si sta disgregando. Il crollo avverrà in maniera rapida, una questione di tempo. Il famoso passaggio dalla quantità alla qualità.

Se ci si arriva, se non saltiamo in aria prima, quando si tratterà di ricostruire l’Ucraina, con quali soldi lo si farà?

Li mandiamo noi mentre le nostre scuole, ponti crollano? Costruiamo ospedali in Ucraina mentre chiudiamo i nostri?

E la Francia è messa peggio.

Per il resto, il grafico sotto mostra un trend chiarissimo: l’Europa sta uscendo dalla storia e non è più una potenza competitiva, questa guerra sta distruggendo del tutto il suo sistema economico. In poco tempo saremo marginali, poveri, costretti a mettere in discussione quel poco di stato sociale rimasto. Poi per noi, tra poco dovremo iniziare a pagare i famosi prestiti del PNRR.

Si diano pace i vecchi che hanno costruito male, senza criterio, in maniera ideologica, senza capacità progettuale. Quello che hanno costruito non solo crollerà, ma sta già crollando, non per l’attacco dei sovranari o di potenze ostile: ma perché hanno costruito senza criterio.

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