di Laura Ru*
Negli ultimi secoli gli Stati hanno rappresentato gli attori principali delle questioni internazionali. Ma se analizziamo da vicino gli Stati Uniti non possiamo valutare la loro politica estera solo sulla base del loro presunto interesse nazionale: gli Usa hanno interessi imperiali e questi spesso coincidono con quelli di attori non statali, con le società finanziarie e tecnologiche in primis. Non si tratta solo di grandi multinazionali, ma di entità che hanno assunto il controllo di aspetti della società, dell'economia e della sicurezza nazionale che un tempo erano appannaggio esclusivo dello Stato.
È una forma di ultraimperialismo che richiede una nuova strategia di contrasto e resistenza. Queste aziende esercitano una forma di sovranità su un ambito in espansione: la finanza e lo spazio digitale.
Anche se non è la prima volta che società private e colossi bancari giocano un ruolo importante nella geopolitica - si pensi alla Compagnia delle Indie Orientali, a Big Oil, ai Rothschild ecc. - non si era mai raggiunto una presenza globale e pervasiva come quella delle aziende tecnologiche di oggi, che non operano o esercitano il potere esclusivamente nello spazio fisico, ma hanno creato una nuova dimensione della geopolitica: lo spazio digitale, sul quale esercitano un'influenza primaria, poiché le persone vivono sempre più spesso in questo vasto territorio, dove il digitale e il fisico sono intrecciati.
Gli scienziati politici si basano ancora su un sistema di classificazione ormai obsoleto: “democrazie”, ‘autocrazie’ e ‘regimi ibridi’, che combinano elementi di entrambi. Il tecno-feudalesimo è stato proposto come nuova categoria, anche se non rende pienamente conto della natura totalitaria e opaca di questa nuova forma di governo.
Anche se i soggetti feudali erano separati da distinzioni di classe, corporazione e proprietà, le relazioni sociali verticali e i doveri rimanevano olistici. Gli obblighi economici derivavano da legami gerarchici di autorità politica. Sebbene tali legami non fossero liberi, essi fornivano un riconoscimento trasparente del fatto che la propria posizione sociale era inserita nella rete di relazioni che collegavano l'individuo alla comunità.
Gli attori non statali statunitensi penetrano virtualmente in tutti gli aspetti della vita civile, economica e privata.
Una generazione fa, Internet ha accelerato la globalizzazione. Ora, nel contesto della rivalità tra grandi potenze e della formazione di un nuovo mondo multipolare, la frammentazione del paesaggio digitale rende sempre più difficile per queste aziende statunitensi operare su scala veramente globale.
E la colpa è solo loro: l'arma dell'informazione, della cultura, dei social media, della finanza, ecc. per condurre una guerra ibrida e promuovere gli interessi imperiali degli Stati Uniti si è ritorta contro di loro.
*Post pubblicato sul canale telegram @lauraruhk
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