L'analista geostrategico Alfredo Jalife, intervistato da teleSUR, ha analizzato i fattori alla base del trionfo del magnate statunitense e ha anticipato gli effetti che potrebbe avere sulla politica estera di Washington, in particolare verso l'America Latina.
Ha osservato che il Partito Democratico non è riuscito a mantenere il sostegno della classe operaia statunitense, con conseguente inclinazione di questo gruppo verso il voto repubblicano, e ha sottolineato come l'“effetto Gaza” e l'inflazione siano stati elementi decisivi che hanno spinto il voto a favore di Trump in Stati chiave come la Pennsylvania e il Michigan.
Per Jalife, il Partito Democratico si è progressivamente allontanato dalle sue radici operaie, adottando posizioni che, a suo avviso, sono più allineate con gli interessi delle élite e di un gruppo plutocratico.
Questo ha provocato “un esodo degli elettori tradizionali del partito”, che in queste elezioni hanno scelto di sostenere Trump. Secondo l'esperto messicano, questo fenomeno è stato evidente negli Stati industriali del nord del Paese, dove il malcontento per l'aumento dei prezzi di cibo e benzina era palpabile.
Jalife ha spiegato che, nonostante gli sforzi dell'amministrazione Biden per controllare l'“inflazione di fondo” - una misura statistica che esclude cibo ed energia - la realtà economica per molti cittadini si è fatta sempre più difficile.
Un chiaro esempio di questa frustrazione può essere visto nel sindacato dei ‘Teamsters’, che tradizionalmente ha sostenuto il Partito Democratico ma, questa volta, ha deciso di cambiare il proprio voto e si sospetta addirittura che molti dei suoi membri abbiano promosso attivamente il voto a favore di Trump.
Un altro fattore importante in questa elezione è stato il cosiddetto “effetto Gaza” in Michigan, uno Stato con una significativa popolazione arabo-americana.
Jalife ha sottolineato che la comunità araba del Michigan, composta da circa 300.000 persone, ha giocato un ruolo cruciale nel risultato elettorale a causa della sua insoddisfazione per le politiche di Biden riguardo al conflitto a Gaza.
Secondo l'analista, questo gruppo demografico, tradizionalmente vicino al Partito Democratico, si è sentito tradito dalla posizione del governo statunitense a sostegno di Israele e contro gli interessi palestinesi, che avrebbe fatto pendere la bilancia in Michigan a favore di Trump, segnando una tendenza alla disaffezione verso i Democratici tra i gruppi etnici che un tempo erano loro alleati naturali.
Prospettive per l'America Latina: politica energetica e alleanze geopolitiche
Una delle questioni più importanti che Jalife affronta in relazione all'America Latina è l'impatto della vittoria di Trump sulla politica energetica della regione.
Jalife individua in Lula da Silva, presidente del Brasile, uno dei grandi sconfitti dell'elezione di Trump. Secondo l'analista, Lula ha mantenuto una relazione favorevole con l'amministrazione di Joe Biden, incentrata su un'agenda di energia pulita e politiche ambientali che coincidevano con le priorità del Partito Democratico.
Con il ritorno di Trump, che è un esplicito sostenitore dell'industria petrolifera, questo rapporto è incerto. Jalife afferma: “Lula ha puntato tutto su un modello di transizione energetica e di accordi ambientali, e Trump non è un alleato per questo tipo di politiche”.
“Con Trump, alla Casa Bianca torna un presidente apertamente favorevole al petrolio”, ha affermato Jalife, secondo il quale questo cambiamento potrebbe favorire i Paesi produttori di petrolio come il Venezuela, in quanto la posizione favorevole al petrolio di Trump allenterebbe le pressioni sui Paesi dipendenti dal petrolio. Anche se questo potrebbe accadere solo se il presidente eletto abbandonerà la politica di sanzioni contro la nazione caraibica adottata in passato.
Tuttavia, questo ritorno della politica petrolifera di Trump potrebbe anche generare tensioni con altri Paesi della regione che hanno adottato politiche ambientali incentrate sull'energia pulita. A questo proposito, ha sottolineato che il Messico potrebbe incontrare difficoltà a causa dell'agenda ambientalista del suo governo, dato che Claudia Sheimbaum, presidente del Messico, ha difeso una posizione a favore dell'energia verde e contro l'energia nucleare, anche se questa politica potrebbe cambiare, secondo Jalife.
Lectura del geoestratega @AlfredoJalife sobre elección Trump:
— Rolando Segura (@rolandoteleSUR) November 6, 2024
- El Partido Demócrata en aprietos: se convirtió en plutocrático y no de la clase obrera.
- La clase obrera votó por Trump.
- El gran vencedor: @elonmusk
- El gran perdedor: @LulaOficial pic.twitter.com/VEyQ6cjKHP
Il nuovo scacchiere geopolitico: il riavvicinamento a Russia e Cina
Un'altra dimensione dell'analisi di Jalife si è concentrata sulle relazioni internazionali degli Stati Uniti sotto la presidenza Trump. L'analista prevede un possibile riavvicinamento tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin, un cambiamento che potrebbe anche rimodellare le alleanze geopolitiche in America Latina.
Secondo Jalife, questa strategia potrebbe tradursi in una minore pressione da parte di Washington nei confronti dei Paesi della regione che mantengono legami con la Russia o la Cina. Inoltre, Jalife ha notato che Trump ha messo in discussione la politica di spesa militare in Ucraina, suggerendo che potrebbe diminuire il sostegno degli Stati Uniti al conflitto in Ucraina, il che avrebbe ripercussioni sulle dinamiche di potere globale.
Ha anche menzionato il possibile ruolo di altri attori chiave, come Elon Musk, che, secondo l'analista, è uno dei grandi vincitori di queste elezioni. Per Jalife, Musk potrebbe influenzare le decisioni dell'amministrazione Trump, soprattutto in settori come l'estrazione di metalli rari, la tecnologia e le comunicazioni, che a loro volta potrebbero avere implicazioni per le aziende latinoamericane che dipendono dalla tecnologia e dalle piattaforme digitali statunitensi.
(Traduzione de l’AntiDiplomatico)
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