di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli
Con l'epocale ed eroica vittoria sul nazifascismo genocida nei confronti di ebrei, rom e comunisti, si assistette a un successo imperituro di cui hanno sicuramente il merito essenziale, (ivi compresa la liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945) il popolo sovietico, l'Armata Rossa e il partito bolscevico allora diretto da Stalin, consolidando tra l'altro il loro ruolo, già acquisito in precedenza a partire dalla vittoriosa e ben armata pratica di massa dell'Ottobre Rosso del 1917, principale centro di gravità del movimento comunista e del socialismo su scala planetaria.
Un passato glorioso, sicuramente, ma come esso si connette con la nostra epoca attuale?
Più nello specifico, la Cina contemporanea svolge una funzione analoga nel Ventunesimo secolo e all'inizio del terzo millennio, nello scontro titanico e ormai plurisecolare che dal 1917 vede opposti socialismo e imperialismo?
A tal proposito esamineremo lo scenario contemporaneo internazionale e, in seguito, il rapporto organico di Pechino con il marxismo; poi passeremo al peso dominante della sezione collettivistica nell'economia cinese, allo stimolo positivo che a livello globale stanno già ora suscitando i successi produttivi, sociali e tecnologici della Cina prevalentemente socialista (triplicazione dei salari operai cinesi dal 2004 al 2016, computer quantistici, 5G e 6G per cellulari, stazione orbitante cinese, ecc.) e, infine, al ruolo decisivo svolto da Pechino contro l'unipolarismo egemonico di Washington su scala planetaria.
Quadrante internazionale
"La verità è sempre concreta", sosteneva giustamente Lenin: e dall'esperienza delle relazioni interstatali del 1985-2025 si può facilmente ricavare la categoria teorica della Cina come migliore alleato degli altri paesi socialisti/progressisti, oltre che forza principale del movimento antiimperialista che lotta contro la spietata tendenza al dominio planetario dell'imperialismo USA e dei suoi alleati, con in testa il sionismo israeliano.
Esempi concreti? Una marea...
Partiamo da Cuba. Dal 1960 sottoposta senza sosta al feroce e multiforme embargo dell'imperialismo statunitense, dove l'eroica isola socialista dei Caraibi trova invece sia solidarietà politica che aiuto economico- tecnologico da parte cinese fin dal 1992, senza ovviamente subire alcuna forma di pressione da parte di Pechino.
Venezuela: dal 2001 sottoposta carsicamente ai golpe e alle "rivoluzioni colorate" promosse dalla CIA, i governi bolivariani di Chavez e Maduro hanno sempre avuto un solido sostegno dalla Cina, fino al recente avvicinamento di Caracas all'alleanza dei BRICS.[3]
Nicaragua, 2011-2025: vale un discorso analogo anche per la direzione sandinista con a capo Daniel Ortega, tanto osteggiata da Washington quanto invece appoggiata dal partito comunista cinese.
Repubblica Popolare Democratica di Corea: ancora nel 2023-2024 il 90% del commercio internazionale della Corea del Nord si svolgeva con la Cina, in assenza di qualsiasi ingerenza di quest'ultima rispetto alle politiche di Pyongyang, viceversa sottoposta all'ostilità americana fin dal lontano 1945.[4]
Sulla Palestina, a sua volta, il partito comunista cinese nel febbraio 2024 dichiarò esplicitamente, in aiuto alla lotta del popolo palestinese, che "l'uso della forza del popolo palestinese per resistere all'oppressione straniera e completare la creazione di uno stato dipendente è un diritto inalienabile ".
Altrettanto "inalienabile" è stato invece il continuo e costoso appoggio statunitense a Israele dal 1948 fino ai nostri giorni, come ha denunciato più volte nell'ultimo decennio il lucido ma borghese analista americano John Mearsheimer.[6]
Rispetto alla Siria, inoltre, se il governo cinese sostiene a tutti i livelli la dinamica di riproduzione politico- sociale del governo di Assad e l'integrità territoriale del paese arabo, al contrario Washington almeno dal 2011 punta al rovesciamento dell'attuale nucleo dirigente siriano: a tal scopo ha costruito illegalmente decine di sue basi militari e sostiene le forze separatiste curde della zona, collocate a fianco dell'egemonismo USA e di Israele con la benedizione di buona parte della "sinistra" occidentale.[7]
Per quanto riguarda poi le forze separatiste e anticomuniste di Taiwan, Hong Kong e del Tibet, l'esperienza concreta del 1985-2025 illustra con innumerevoli esempi l'incoraggiamento politico e materiale esercitato dall'imperialismo statunitense a favore di questo particolare terzetto, tanto che ufficialmente truppe USA risiedono attualmente sul suolo cinese (da un millennio) di Taiwan, sempre con la benedizione di parte della sinistra del mondo occidentale.[8]
Russia? Mentre l'imperialismo con i suoi valletti della NATO e dell'Unione Europea ha scatenato fin dal 2014 colpi di stato, stragi a Odessa e nel Donbass e inviato senza sosta a Kiev armamenti su scala gigantesca, sostenendo simultaneamente i nazisti ucraini e la famigerata divisione Azov con il plauso di gran parte della "sinistra" europea, ancora a metà luglio del 2024 Russia e Cina hanno iniziato un'esercitazione militare congiunta mentre, sempre nello stesso anno, l'interscambio commerciale è risultato pari a circa 250 miliardi di dollari, quattro volte più di quattro anni or sono.
Dando inoltre per assodato la cooperazione strategica che si riproduce, senza sosta e per decenni tra Cina e nazioni "paria" per il mondo occidentale quali Iran, Bielorussia, Eritrea, Bolivia antimperialista (escludendo ovviamente il periodo del golpe del 2019 e giugno 2024, entrambi sponsorizzati dalla CIA), Sud Africa dopo 1994 e la vittoria di Mandela, il Brasile durante le presidenze di Lula e Dilma Rousseff e la Serbia.[10]
A questo punto formiamo un’incompleta rete planetaria a doppia faccia, che risale dal 2000, con gli Stati appoggiati dalla Cina:
- Russia
- Bielorussia
- Cuba
- Venezuela
- Nicaragua (dal 2012)
- Corea del Nord
- Iran
- Brasile di Lula/Rousseff
- Bolivia
- Eritrea
- Siria
- Palestina
- Serbia
Stati invece osteggiati dagli USA
- Russia
- Bielorussia
- Cuba
- Venezuela
- Nicaragua (dal 2012)
- Corea del Nord
- Iran
- Brasile di Lula/Rousseff
- Bolivia
- Eritrea
- Siria
- Palestina
- Serbia.
Si tratta di un elenco incompleto ma significativo. A parte, ovviamente, per la cosiddetta "sinistra" e "sinistra antagonista”, secondo le quali Cuba e Venezuela sono dittature obbrobriose, la Palestina un popolo purtroppo egemonizzato dai "barbari" di Hamas, l'Eritrea un abominio da spazzare via con marines benedetti eventualmente dall'ONU, i serbi solo degli oppressori degli albanesi kossovari e pertanto giustamente bombardati nel (1999), la Corea del Nord un paese che deve adottare il "magnifico" capitalismo di stato della Corea del Sud , occupata da 80 anni da decine di migliaia di soldati statunitensi, e così via fino ad esaltarsi per le bandiere Usa e britanniche sventolare dai separatisti di Hong Kong, nel 2019...
Cina contemporanea e marxista
Il partito comunista cinese, forza egemone del gigante asiatico, indiscutibilmente ha adottato dal 1921 il marxismo ma anche il materialismo dialettico, quest'ultima teoria considerata solo un relitto del Giurassico da gran parte della sinistra occidentale: viceversa Xi Jinping e il partito da lui diretto ritengono tale concezione filosofica non solo valida ma altresì fonte costante del loro processo strategico, come ammesso anche dall'anticomunista Center for a new American Security ancora nell’ottobre del 2020.
Ma non solo: dal 2022, dopo anni di preparazione, il Ventunesimo congresso del partito comunista cinese ha altresì sostenuto che il pensiero di Xi Jinping sul socialismo cinese del Ventunesimo secolo costituisce l'asse centrale di una nuova e magnifica fase di sviluppo del marxismo creativo e non dogmatico.
Infatti dopo la celebrazione da parte di Xi Jinping del bicentenario della nascita di Marx un importante dirigente del partito comunista cinese, il compagno Wang Huning, aveva affermato nel maggio del 2018 che il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era ha “arricchito e sviluppato il marxismo con una serie di importanti visioni e pensieri originali e strategici”, ed è il “marxismo nella Cina contemporanea e del Ventunesimo secolo”.[12]
Nel giugno del 2020 l’importante rivista teorica Tempi di studio pubblicò un articolo del vicepresidente della prestigiosa Scuola centrale del partito comunista cinese, He Yiting, nel quale si affermò nuovamente che il pensiero di Xi Jinping equivaleva al “marxismo per il Ventunesimo secolo”.
Circa un mese dopo, a sua volta, il ministro degli esteri cinese Wang Yi dichiarò apertamente che “grandi epoche producono grandi idee”, e che proprio “il pensiero di Xi Jinping sulla diplomazia” ha “applicato i principi di base del marxismo alla pratica della diplomazia con caratteristiche cinesi di una grande nazione, sviluppando una serie di pensieri e opinioni creative”. Queste ultime “hanno arricchito e spinto avanti le teorie marxiste sulle relazioni internazionali, così realizzando un salto di qualità storico nell’adattare il marxismo al contesto cinese nell’arena diplomatica”; in seguito, l’11 novembre del 2021, un comunicato ufficiale della sesta sessione plenaria del 19° Comitato centrale del partito comunista cinese ribadì, davanti al mondo intero, che il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era costituisce “il marxismo della Cina contemporanea e del 21° secolo”.[13]
Un anno dopo, al termine del suo ventesimo congresso, l'organizzazione a capo del gigantesco paese asiatico ha prodotto un rilevante emendamento all'importante Costituzione del partito comunista cinese, modifica approvata alla fine di ottobre del 2022 e che ha previsto che "il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era" è "il marxismo della Cina contemporanea e del Ventunesimo secolo", oltre a "incarnare la migliore cultura ed etica cinese di questa epoca".
Il partito comunista cinese si è rivelato un’organizzazione che ha ormai accumulato un’esperienza secolare rappresentando il più potente partito politico del mondo con più di 95 milioni di iscritti, di cui quasi il 30% sono donne, oltre che una collettività umana collocata a capo della nazione dotata del maggior prodotto interno lordo mondiale a parità di potere d’acquisto, secondo i dati forniti dalla stessa Cia di Langley a partire almeno dal 2017: all’inizio di novembre del 2021 questo partito ha parlato con forza e lucidità sia alla Cina che all’intero pianeta, tra l’altro presentando una rilevante novità di matrice politica e teoretica riguardo al nuovo livello del “marxismo del Ventunesimo secolo”.[14]
Tale precisa definizione, di grande rilevanza sia in campo politico che teorico, risulta valida e corretta perché il xiginpingsmo, ossia il pensiero di Xi Jinping, rappresenta la realtà del marxismo nell’epoca dello spostamento del centro di gravità politico-economico dal mondo occidentale all’Asia, nell’era dell’egemonia del capitale fittizio (derivati, futures, opzioni, ecc.) all’interno del capitalismo di stato contemporaneo e, soprattutto, della nuova e gigantesca rivoluzione tecnoscientifica con il derivato processo di creazione, durante i prossimi decenni, della base produttiva necessaria per la costruzione del comunismo sviluppato, con la sua splendida regola aurea del “a ciascuno secondo i suoi bisogni”.[15]
In sintesi si tratta del marxismo 2.0 dell’automazione generalizzata, ivi compresi servizi e trasporti, dell’economia digitale, del metaverso, della realtà aumentata e dell’editing genetico delle piante contro le malattie, delle telecomunicazioni satellitari e dell’esplorazione spaziale; di un marxismo che risulta quindi di nuovo all’avanguardia del progresso sociopolitico durante tempi storici in vorticosa accelerazione, costituendo il vettore principale sul piano ideologico-culturale e il livello superiore, di matrice prometeico-umanista, per pensare e utilizzare la tecnoscienza durante i prossimi decenni.[16]
Il pensiero di Xi Jinping rappresenta infatti il marxismo nella stagione di una gigantesca rivoluzione tecnoscientifica che sta portando all’umanità, con la decisiva presenza cinese, l’intelligenza artificiale, l’inesauribile fusione nucleare e i computer quantistici, le vetture elettriche e le nanotecnologie, la biologia sintetica e l’ingegneria genetica, le tecnologie del 5G e del 6G, assieme alla crescita esponenziale delle energie rinnovabili.[17]
La continuità con Marx, a partire dal tema ineludibile dell'egemonia del partito comunista (vedi Marx in una lettera a Weydemeyer, marzo 1852), si alimenta dialetticamente con l'altro polo della discontinuità creativa e costruttiva dentro al "cantiere aperto" del marxismo.
I rapporti sociali di produzione nella Cina contemporanea
Nell'estate del 2024 l'arcicapitalista rivista Fortune, apertamente ostile sia alla Cina attuale che al comunismo, ha pubblicato la sua classifica annuale riguardo alle 500 maggiori imprese a livello mondiale.
Ora, la Cina continentale ( esclusi quindi Hong Kong e Taiwan)ha espresso ben 103 aziende in questo particolare gruppo: e su tali 103 colossi quasi l'80% risultano di proprietà prevalentemente pubblica, di tipo statale o municipalizzato.[18]
Non si tratta certo di un caso isolato oppure di un anno eccezionale.
Sempre la rivista Fortune tre anni prima aveva infatti pubblicato che, durante il 2020 e in base ai dati esposti sempre nella lista Fortune Global 500, ben 82 delle 500 maggiori aziende del mondo per fatturato risultano di proprietà pubblica, statale o municipalizzata, oltre a essere cinesi: quindi una su sei, secondo un semplice calcolo matematico, tra le principali unità produttive del globo.
Sempre secondo l’anticomunista rivista Fortune, nel corso del 2020 il secondo ente produttivo su scala mondiale era rappresentato dalla sopracitata State Grid: poco conosciuta in occidente, certo, ma di proprietà statale e con un fatturato di 383 miliardi di dollari, pari a circa un sesto del prodotto interno lordo dell’Italia.
In quarta posizione si trova invece l’azienda pubblica China National Petroleum, con un giro di affari equivalente a 379 miliardi di dollari, mentre al quinto posto della classifica si trova la cinese e statale Sinopec Group con un fatturato pari a 407 miliardi di dollari.
A differenza di larga parte della sinistra occidentale, il bisettimanale Fortune si è accorto del serio problema politico e ideologico costituito dall’ingombrante presenza delle ottantadue aziende pubbliche cinesi: un vero e proprio elefante alieno, entrato all’interno del negozio di cristalli del reale capitalismo di stato dominato dalla regola generale della privatizzazione dei profitti e della socializzazione delle perdite.
Pertanto, all’inizio di settembre del 2021, sempre la rivista in oggetto ha pubblicato un polemico articolo intitolato “Bigger isn’t always better for China’s state-owned giants”, sostenendo che le principali imprese pubbliche cinesi non esprimono un livello medio di profitti paragonabile a quello delle multinazionali e delle banche occidentali.
Vero. Ma il ruolo del settore statale in Cina risulta e si rivela per l’appunto assai diverso dall’azione reale del gioco del reale capitalismo di stato contemporaneo, dato che sono i bisogni e le esigenze collettive, e non invece i profitti di una famelica minoranza di azionisti e di manager, a dettare e orientare il corso degli eventi nel gigantesco paese asiatico in esame.[19]
Esaminando il rapporto di forza attualmente esistente in Cina tra le aziende private (IP) e quelle invece controllate almeno in parte dal settore pubblico (le INCOM), Alberto Gabriele ha sostenuto all’inizio del 2022 che nel 2020 più del 70%, e quindi circa tre lavoratori cinesi su quattro, non veniva impiegato in alcun modo dai capitalisti, autoctoni o stranieri.
“Le Incom industriali, tuttavia, hanno consolidato la loro posizione di dominio in termini di capitalizzazione. La loro quota di produzione industriale è diminuita, ma a un ritmo progressivamente decrescente, che sembra puntare a una sostanziale stabilizzazione intorno al 48% del totale. Anche la loro quota di profitti e occupazione industriale si è stabilizzata a circa il 40%. Semplici elaborazioni di altri dati ASC, inoltre, mostrano che il grado di capitalizzazione delle INCOM industriali è superiore a quello delle imprese straniere e più che doppio rispetto a quello delle IP. Dalla metà degli anni 2000 le INCOM superano anche le imprese capitaliste sia nazionali che straniere in termini di produttività del lavoro. Anche il loro livello di redditività media è buono, sebbene non tanto quanto quello delle imprese capitaliste.
Questa performance complessiva delle INCOM è il risultato di tendenze abbastanza diverse manifestatesi nelle due sottocomponenti. Il rapporto capitale/lavoro delle imprese a controllo statale diretto è più che raddoppiato rispetto alla media dell’industria e ha continuato ad aumentare, poiché queste imprese hanno l’onere strategico di spingere l’accumulazione di capitale della Cina oltre la soglia che sarebbe normale in un paese capitalistico. Poiché devono portare questa croce per il bene di tutto il paese, le imprese controllate direttamente dallo Stato pagano un prezzo in termini di indicatori di produttività e redditività.
Anche i dati sull’occupazione confermano che la rilevanza quantitativa della componente capitalista dell’economia cinese viene spesso sopravvalutata. La percentuale di lavoratori occupati da IP è in aumento, e nel 2018 ha raggiunto oltre ¼ del totale nazionale. Tuttavia, oltre il 70% degli occupati lavora nelle INCOM, nelle organizzazioni pubbliche non commerciali i.e., (i.e., sanità, scuole, università, pubblica amministrazione, esercito, etc.) o autonomamente. La grande maggioranza dei lavoratori cinesi non è direttamente impiegata dai capitalisti (vedi Gabriele 2020).”[20]
I successi economici, sociali e tecnologici della Cina del XXI secolo
In questo campo di analisi si possono subito evidenziare alcune vittorie raggiunte da Pechino nello sviluppo delle forze produttive e del tenore di vita dei cinesi, attraverso l'esame.
Pechino contro la tendenza al dominio mondiale degli USA.
Dal Paraguay alla Groenlandia, da Taiwan alla Siria sussistono basi militari americane nelle quali operano consiglieri militari statunitensi in quasi tre quarti degli stati esistenti nel mondo; a tale elemento centrale si aggiungono il sistema di spionaggio su scala planetaria denominato Echelon e il chiaro progetto di Washington, almeno dal 1947, di destabilizzare qualunque governo non ancora allineato ai suoi ai suoi voleri strategici.
Sicuramente Cina e Russia costituiscono le principali forze di resistenza globali contro il costituendo Quarto Reich in stile stelle e strisce, affrontando con abilità un' offensiva statunitense multilaterale , senza scrupoli e su scala planetaria, denunciata molto bene in un lucido e appassionato discorso pronunciato nell' agosto 2024 dal portavoce del ministero degli esteri cinese: Washington era giustamente accusata di essere " la principale fonte di minaccia nucleare e dei rischi strategici nel mondo".
Infatti il governo cinese ha dichiarato senza mezzi termini che "la Cina è molto preoccupata dal rapporto. Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno costantemente definito la Cina "una minaccia nucleare", ma è solo una scusa per gli Stati Uniti per sottrarsi alla propria responsabilità militare nucleare, espandere il proprio arsenale e cercare un predominio assoluto.
L'arsenale nucleare cinese è a un livello completamente diverso da quello degli Stati Uniti. La Cina non ricorre innanzitutto alla politica del "primo uso", ma mantiene il suo arsenale nucleare al livello più basso necessario per la sicurezza nazionale e non vuole competere con nessun paese in fatto di armi.
Al contrario, gli Stati Uniti, che hanno l’arsenale nucleare più grande e avanzato, insiste ostinatamente su una politica di minaccia nucleare basata sul "primo uso" come deterrenza continua a investire ingenti fondi per potenziare il suo arsenale nucleare, e adatta apertamente la sua strategia di minaccia nucleare agli altri paesi.
Gli Stati Uniti sono il maggiore produttore mondiale di minacce nucleari e rischi strategici nel mondo”.[25]
Alleanza strategico russo-cinese, patto di Shanghai, Vie della Seta su scala globale, rapporto win-win con tutti i paesi e specialmente con il Sud del pianeta, BRICS plus ormai allargato a decine di nazioni, costituiscono i tasselli della decisiva strategia globale della Cina Popolare contro i sogni di egemonia mondiale di Washington e i suoi alleati.
[1] V. Ciujkov, " Stalingrado: la battaglia del secolo", ed Progress
[2] " A Cuba la prima donazione di 68 tonnellate di riso dalla Cina ", 6 aprile 2024 in ansa.it.
[3] " Cuba e Venezuela paesi sempre più amici della Cina ", 15 giugno 2024, in www.farodiroma.it
[4] L. Napoleoni, "Kim Jong-un il nemico necessario: Corea del Nord 2018", ed Rizzoli; T. Marini," Torna a crescere l'interscambio commerciale tra Cina e Corea del Nord", 2 febbraio 2022, in cesy-italia-org
[5] " La lotta armata contro il colonialismo è un diritto ", 2 marzo 2024, in sinistra.ch
[6] J. Mearsheimer, " La lobby israeliana e la politica estera degli USA", ed Asterios.
[7] M. Galletti, " Storia della Siria contemporanea ", ed Bompiani; F. Grimaldi, " Luci e ombre del nostro scontento ", 18 agosto 2024, in fulviogrimalidi.blogspot.com
[8] V. Chiapparino, " Soldati USA a pochi chilometri dalla Cina", 21 marzo 2024, in ilgiornale.it.
[9] F. Gozzi, " Cina e Russia iniziano un'esercitazione congiunta nell'Oceano Pacifico ", 16 luglio 2024, in euronews.com
[10] F. Casari," Bolivia, gli USA tentano il golpe ", 7 novembre 2019, in altrenotizie.org, S. Giantin, " Economia e geopolitica, l'alleanza fra Serbia e Cina ", 8 maggio 2024 in ilpiccolo.it
[11] C. Goldberg, "Assessing the impact of dialectical materialism on Xi Jinping 's strategic thinking", 23 ottobre 2020, in cnas.org
[12] “Wang Huning stresses importance of studying Xi’s speech commemorating Marx”, 7 maggio 2018, in english.scio.gov.cn
[13] “Full Text: Communique of 6th plenary session of 19th CPC Central Committee”, 11 novembre 2021, in xinhuanet.com; “Xi Jinping thought a new chapter of 21st century Marxism”, 20 ottobre 2017, in china.org.com; Wang Yi, “Study and implementing Xi Jinping Thought on Diplomacy conscientiously and break new ground in Mayor-Country diplomacy with Chinese characteristics”, 20 luglio 2020, in fmprc.gov.cn
[14] “CPC plenum passes Landmark resolution to sum up achievements, experiences; guide future journey”, 12 novembre 2021, in globaltimes.cn; Liu Xiolan, “I punti salienti del comunicato della sesta sessione plenaria del 19° Comitato Centrale del PCC”, 15 novembre 2021, in www.marxists.org
[15] K. Marx, “Spostamento del centro di gravità mondiale”, 2 febbraio 1850; L. Gallino, “Finanzacapitalismo”, ed. Einaudi; K. Marx, “Critica al programma di Gotha”, par. terzo, in www.marxists.org; Cheng Enfu e Lu Baolin, “Five characteristics of neoimperialism”, 1 maggio 2021, in monthlyreview.org
[16] “Qiushi: pubblicato articolo di Xi Jinping sull’economia digitale”, 17 gennaio 2022, in italian.people.com
[17] V. Bernocco, “Intelligenza artificiale: la Cina ha già vinto la battaglia?”, 12 ottobre 2021, ictbusiness.it; A. Crea, “Il reattore cinese a fusione quasi 3 volte più caldo del Sole per 17 minuti”, 10 gennaio 2022, in tomshw.it; D. Aliperto, “6G e Big Data, la Cina punta alla tech-leadership mondiale”, 18 gennaio 2022.
[18] " 2024 Fortune China 500", 25 luglio 2024, in fortunechina.com
[19] D. Burgio, M. Leoni e R. Sidoli, “Tra le 500 aziende più grandi del globo 82 sono cinesi e di proprietà pubblica”, 13 ottobre 2021, in www.lantidiplomatico.it
[20] A. Gabriele, “Ma, insomma, il socialismo esiste o non esiste?”, 30 marzo 2022, in www.sinistrainrete.info
[21] “In 10 anni i salari cinesi sono triplicati. Ora la Cina è paragonabile al Portogallo”, 28 febbraio 2017, in sinistra.ch
[22] “Media stranieri: gli USA inseriscono 8 imprese cinesi nella Black List degli investimenti”, 17 dicembre 2021, in italian.cri.cn
[23] “Cina accelera consegne di dosi di vaccino all’Africa”, 13 dicembre 2021, in italian.cri.cn; “Omicron avvicina Africa e Cina. L’Occidente (miope) chiude, Xi manda vaccini”, 30 novembre 2021, in affaritaliani.it
[24] N. Lewis, “China’s winning the race to control the 21st century’s most valuable commodity”, 8 dicembre 2021, in www.rt.com
[25] " Pechino: gli USA sono la principale fonte di minaccia nucleare e di rischi strategici nel mondo ", 21 agosto 2024, in lantidiplomatico.it
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